10 punti su cui riflettere prima di investire su uno Startup Studio

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Come scegliere uno Startup Studio su cui investire? Oggi ci sono in giro moltissime realtà imprenditoriali con progetti estremamente seri che vogliono creare un qualcosa che non c’è. E altre, un po’ meno futuribili. Ma per chi è alla ricerca di un investimento, su quali basi deve fondarsi la scelta?

Mamazen ha realizzato uno studio dal titolo “Redesigning Entrepreneurship”, insieme a Savvy TinkersStudiosVenture Studio Associates, con il supporto di GSSN e Studiohub, il cui obiettivo è diventare una una guida per chi decide di investire in uno Startup Studio, illustrando i vantaggi di un’operazione di questo tipo ma anche i suoi rischi.

Lo studio ha individuato 10 punti sui quali prestare attenzione per compiere una scelta di investimento sicura.

10 punti da attenzionare per scegliere uno Startup Studio su cui investire

Bisogna fare sempre attenzione a come si investono i propri soldi. In molti sono attratti dall’idea di uno Startup Studio, ma prima occorre prestare attenzione a questi 10 punti segnalati da Mamazen (ve li riportiamo fedelmente).

  1. Team. Uno dei primi aspetti su cui concentrarsi è sicuramente l’analisi delle capacità imprenditoriali e delle esperienze pregresse dei membri del team dello Startup Studio su cui si vuole investire.

  2. Processo di validazione. Gli Studios adottano un approccio strutturato alla validazione, seguendo diversi passaggi predefiniti che valutano l’opportunità rispetto a specifiche aspettative di performance prima di passare alla fase successiva.
  1. Capacità di attrarre fondatori. Sono diversi gli strumenti che gli Studios utilizzano per attrarre nuovi fondatori delle startup (referral, annunci di lavoro, eventi) che diventano indicatori fondamentali della capacità dello Studio di attrarre nuovi talenti. Il team dello Studio ha esperienza e un buon track record nella selezione dei fondatori? Quanto è efficace la loro selezione? Quanto è efficace il loro processo in termini di costo e di tempo?
  2. Controllo. Il controllo delle decisioni e delle spese delle startup create è un elemento fondamentale per il successo di uno Studio. Se il controllo non è sufficiente, lo Studio non sarà infatti in grado di aiutare le startup a evitare gli errori; dall’altra parte, invece, se il processo di controllo è eccessivo, i migliori fondatori saranno restii a sentirsi parte del deal. Gli investitori dovrebbero capire se lo Studio ha un controllo sufficiente per evitare i passi falsi più comuni, come le spese eccessive e un’erronea valutazione delle opportunità, e capire in che modo il controllo torna al founder una volta che la startup è avviata.
  1. Specializzazione e focus. Elemento utile per l’efficacia di uno Startup Studio è rappresentato dalla specializzazione in uno o più settori specifici e dalla scelta di concentrarsi solo su un tipo di processo di creazione (corporate venture building, venture building classico, eccetera). La focalizzazione aiuta infatti a tenere snello l’organico, consente di ottimizzare i processi, incoraggia lo sviluppo di competenze verticali e stimola la creazione di un network di valore. Gli investitori dovrebbero verificare come lo Studio è sufficientemente specializzato al fine di ridurre il rischio. 
  1. Allineamento tra Studio e investitore. Per garantire che i suoi interessi siano in linea con quelli dei suoi investitori, lo Studio dovrebbe iniziare a percepire un ritorno economico solo dopo che l’investimento originale è stato ripagato. Queste realtà infatti, spesso addebitano alle società create i servizi forniti per compensare i maggiori costi del modello. Uno Studio che si sforza di generare un flusso di cassa positivo attraverso le attività operative non ha gli incentivi giusti per creare valore alle società partecipate. 
  1. Il ruolo del founder. A seconda del tipo di Studio che un investitore sta valutando, la due diligence deve concentrarsi su ulteriori aspetti specifici del modello di business: se lo Studio stesso ricopre il ruolo di fondatore delle startup create, è necessario indagare sul processo di ideazione, validazione e reclutamento del team e del co- founder. Se lo Studio agisce invece come co-fondatore, gli investitori dovrebbero considerare come ogni idea viene reperita e valutata in base alla possibilità di raggiungere una exit. Se infine agisce come rifondatore, si deve prestare maggiore attenzione al processo di valutazione degli asset e delle tecnologie comprate, a quello di reperimento di nuovi fondatori, investitori.
  1. Divisione equa delle quote. Non esistono regole fisse per la suddivisione delle quote che uno Studio dà ai co-fondatori. Tuttavia, la quota di capitale che ogni Studio ha deve essere ben bilanciata per mantenere i co-fondatori ingaggiati e garantire un buon ritorno agli investitori dello Studio. Anche il track record dello Studio, il settore su cui si concentra e l’ecosistema locale avranno un ruolo nel determinare la ripartizione delle quote che sia ragionevole. Gli investitori devono prestare molta attenzione in fase di due diligence alla ripartizione delle quote fra le parti.

  2. Capitalizzazione. Creare startup è costoso. Secondo un rapporto pubblicato da GSSN, il budget medio annuale (dati USA) è di 2,3 milioni di dollari per uno Studio esperto e di 800.000 dollari per uno emergente (Startup Studio Industry Report 2021, Studiohub). In genere, uno Studio non vedrà un ritorno per almeno cinque anni e ciò significa che deve essere ben capitalizzato o avere una strategia efficace di raccolta fondi. Gli investitori devono comprendere le esigenze di capitalizzazione dello Studio a seconda della sua geografia, la strategia di finanziamento futura e, soprattutto per quelli emergenti, il modo in cui intendono affrontare il reperimento dei fondi necessari.

  3. Proprietà degli investitori. Un investitore deve essere sicuro che lo Studio sia in grado di garantire rendimenti soddisfacenti. In generale, possiamo dire che un buon obiettivo per un investitore è avere il 20% di quote di una startup a prescindere dalla struttura dello Studio. Se prendiamo per esempio il modello Dual Entity che prevede una gestione separata ma complementare dello Startup Studio e della Holding di partecipazioni, ci troviamo davanti a un modello che effettua investimenti diretti al di fuori del bilancio della Holding e che investe nelle startup che lo Studio produce. Il Dual Entity Model mantiene allineati investitori e gestori, fornendo capitale sufficiente a basso costo per gli investitori.

“Gli Startup Studio in genere sono guidati da imprenditori esperti che spesso hanno già realizzato un’exit, hanno solide fonti di finanziamento, un network di talenti e strategie già collaudate, e sono pronti a mettere a fattor comune il proprio know-how per la creazione di nuove startup”, dicono Farhad Alessandro Mohammad, CEO di Mamazen, Manuela Maiocco, Financial Controller di Mamazen e Matthew Burris e autori del white paper.  “Inoltre, assumendo il ruolo di founder, lo Studio riduce significativamente il costo del capitale, consentendo agli investitori di ottenere più quote e un maggiore ritorno in caso di exit”.