Angelo Deiana e le Partite IVA: “Il 25% in meno dell’INPS non ci basta”
Partita IVA. Quante ce ne sono tra voi. E quanti di voi hanno letteralmente maledetto il povero commercialista al momento della dichiarazione dei redditi? Finalmente arriva anche per questo tipo di professionisti una bella notizia: il 2017 vedrà la diminuzione dell’aliquota della Gestione Separata INPS dal 27 al 25%, così come approvato in via definitiva dalla Legge di Stabilità 2016. Sarebbe dovuta aumentare al 29% e addirittura al 33% nel 2018 sulla base di quanto previsto dalla Legge Fornero (92/2012). Uno dei grandi protagonisti di questa battaglia fortunatamente vinta è stato Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni.
“La discesa al 25% dell’aliquota della Gestione Separata INPS non ci basta. Metteremo la nostra crescita senza fine (261 associazioni, 460mila professionisti iscritti di cui 122mila imprese) a disposizione dell’equità tra categorie e dei nostri progetti per il futuro”, ha dichiarato Angelo Deiana, presidente della più grande Confederazione di associazioni professionali dei servizi all’impresa e delle professioni innovative, e che Uomo&Manager può annoverare con orgoglio fra i suoi collaboratori più preziosi.
“Durava da almeno 3 anni – ha continuato Angelo Deiana – la rivolta delle partite IVA sulla Gestione Separata INPS. Una battaglia finalmente vinta che nel 2017 vedrà la diminuzione dell’aliquota della Gestione Separata INPS dal 27 al 25%, così come approvato in via definitiva dalla Legge di Stabilità 2016. Sarebbe dovuta aumentare al 29% e addirittura al 33% nel 2018 sulla base di quanto previsto dalla Legge Fornero (92/2012). È una vittoria epocale per tutti i professionisti a partita IVA perché finalmente Parlamento e Governo hanno deciso di modificare l’attuale, iniquo trattamento delle partite IVA rispetto agli altri lavoratori. Ma non è finita perché esiste ancora una profonda disparità di trattamento con le altre categorie: c’è chi paga mediamente tra il 12% e il 14% (alcune casse professionali), chi come artigiani e commercianti il 23%, mentre i lavoratori dipendenti contribuiscono con il 9% e i datori di lavoro pagano tra il 18% al 24%. Non è finita perché stiamo ancora leggendo una vera e propria enciclopedia della diseguaglianza che non rispetta minimamente l’articolo 3 della Costituzione”.
Deiana è battagliero e non molla su niente dunque. “È per questo che, pur avendo vinto la battaglia per la diminuzione dell’aliquota facendo rete con le altre organizzazioni del settore, non potremo accontentarci del risultato raggiunto finché non ci sarà equità a tutti i livelli. Ed è per questo che CONFASSOCIAZIONI continuerà a chiedere con forza un tavolo di analisi delle distorsioni e di ripensamento strategico della struttura della Gestione Separata per raggiungere orizzonti di piena equità sul piano previdenziale con le altre categorie”.
Questo tavolo di equità che non potrà non coinvolgere un altro importante provvedimento legislativo: il Job Act Lavoro Autonomo. Un provvedimento che, se approvato, darebbe luogo sia ad alcune misure importanti a favore delle nostre professioni, ma anche ad altre norme da “gioco delle 3 carte”. Quali? Quelle del testo approdato alla Camera che prevedono all’art. 5 la delega al Governo per la devoluzione di alcune funzioni della PA alle professioni ordinistiche e l’obbligo del fascicolo del fabbricato per gli immobili del nostro Paese.
“Siamo alle solite – ha ribadito il Presidente di CONFASSOCIAZIONI – perché dietro un fine ipoteticamente positivo (il fascicolo del fabbricato), si maschera una tassa occulta per tutti i condomini del Paese che dovranno pagare una specie di ulteriore IMU a tutte le professioni tecniche (ingegneri, architetti, geometri, eccetera) per la tenuta di un documento senza fine e senza scopo se non quello di una ulteriore e spesso inutile ristrutturazione che provocherà altre spese per il povero proprietario/condomino che ha un solo personale cruccio: la proprietà di una casa”.
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