ANote Music, una startup che nasce dalla passione per la musica
La musica è passione, ci accompagna nelle nostre giornate, ci aiuta a rilassarci e ci procura emozioni. La musica però può essere anche, giustamente, un business per chi la realizza, ma anche per chi pur non avendo doti canore o abilità musicali ha un qualche ruolo nella produzione, nella distribuzione e via dicendo. Noi siamo andati alla scoperta di una startup che ha creato un marketplace di investimento in royalty musicali che mette in contatto i detentori di diritti musicali con appassionati di musica e investitori. L’idea dei fondatori, Marzio F. Schena e Matteo Cernuschi, nasce proprio dalla passione per la musica: si chiama ANote Music e noi abbiamo intervistato il CEO per scoprirne le caratteristiche.
Intervista a Marzio F. Schena, CEO e co-fondatore ANote Music
ANote Music: che cos’è e che cosa fa?
ANote Music è il principale marketplace di royalty musicali, uno strumento che, mettendo in comunicazione detentori di diritti musicali e professionisti del settore con gli investitori e gli appassionati, permette a chiunque lo desideri di investire in musica in modo trasparente e semplice. La nostra startup offre infatti a editori, etichette discografiche e artisti la possibilità di mettere a disposizione degli utenti una parte delle proprie royalty future. Da un lato, chi investe può prendere parte al percorso di chi crea musica, diventando partner passivo e ricevendo un flusso di royalty continuo. Nel contempo, i detentori dei diritti mettono all’asta una parte dei propri cataloghi musicali, mantenendo in toto il controllo sulla gestione e sulle proprie decisioni artistiche ma avendo accesso diretto a fondi che altrimenti riceverebbero nell’arco di diversi anni e che possono essere reinvestiti anche per finanziare nuovi progetti creativi.
Come funziona ANote Music?
In sostanza, i detentori di diritti musicali, tramite ANote Music, possono mettere all’asta una parte dei loro futuri flussi di royalty. Come ho anticipato prima, i proprietari dei diritti mantengono al 100% il controllo gestionale e artistico dei propri cataloghi, mentre gli investitori diventano partner passivi. A seconda di come viene impostata l’operazione (ad esempio, dalla percentuale del catalogo presa in considerazione o da come il catalogo in questione ha performato nel corso degli anni), i venditori possono ottenere un multiplo che, secondo gli standard di mercato, è generalmente compreso tra 6 e 16 volte la media dei flussi di royalty degli anni passati. Gli appassionati di musica e gli investitori, dopo aver creato un account gratuito sulla piattaforma, possono esplorare tutti i cataloghi presenti. Gli investimenti possono essere contenuti: ogni catalogo musicale viene suddiviso in frazioni di quote, ognuna delle quali rappresenta una porzione della percentuale del catalogo all’asta sulla nostra piattaforma. A seconda del catalogo, è possibile acquistare una quota a partire da soli 6 euro, anche se naturalmente ci sono anche molti investitori che acquistano molte quote in una sola volta per migliaia di euro. Poi, ogni volta che la musica viene ascoltata – attraverso radio, lo streaming online, durante i concerti dal vivo o quando viene utilizzata in TV o nei film – genera royalties che vengono raccolte e distribuite pro-quota agli investitori sulla nostra piattaforma mensilmente, oppure ogni tre o sei mesi. Il modello di business di ANote Music si basa su una commissione “listing fee” sul valore del catalogo al termine della fase di asta, e su commissioni di distribuzione quando le royalty vengono periodicamente distribuite agli investitori in piattaforma, cosa che avviene ogni mese oppure ogni 3 o 6 mesi, a seconda del catalogo. Questo sistema consente di mantenere un profilo di commissioni estremamente flessibile e allineato sia per i proprietari dei diritti che per gli investitori, in quanto ANote riceve commissioni solo in funzione del risultato – per il resto, la piattaforma è commission free. Inoltre, si basa sulla blockchain, che registra ogni transazione, assicurando la tracciabilità e sicurezza di ogni operazione.
Com’è nata l’idea?
L’idea l’abbiamo avuta nel 2017 io e il mio amico Matteo Cernuschi, classe 1992 come me e attuale COO di ANote Music, nel 2017. Stavamo guardando il Festival di Sanremo e, ascoltando uno dei brani in gara, ne abbiamo capito subito il potenziale, al punto da esserci detti che, se avessimo avuto l’opportunità, ci sarebbe piaciuto investire proprio in quella canzone, acquistandone anche i diritti. Ci siamo però scontrati con la realtà: in mancanza di budget considerevoli o di contatti nel settore, investire in musica non era un’operazione facile per gli estranei all’industria musicale, nemmeno per chi, come noi, aveva un background finanziario. Ci siamo chiesti: come fare, allora, per rendere le royalty musicali – che, oggi come allora, rappresentano una asset class in forte crescita e, per di più, generalmente al riparo dalle tradizionali oscillazioni causate dagli eventi geopolitici – accessibili? La risposta ha preso una forma precisa quando abbiamo incontrato Grégoire Mathonet, il terzo co-fondatore della startup, che grazie alla sua esperienza in campo informatico, ci ha aiutato a “dare il la” alla piattaforma che oggi permette di investire in modo semplice per ottenere una parte (“una nota” di una canzone, da qui ANote) delle royalty generate dai cataloghi musicali.
Come stanno rispondendo artisti ed etichette discografiche?
All’inizio, quando abbiamo concepito questo progetto e iniziato le nostre ricerche, alcuni operatori più conservatori erano più riluttanti all’idea, inutile negarlo. Tuttavia, fin dall’inizio alcuni player importanti, come IRMA Records Publishing, si sono dimostrati molto aperti ad accogliere l’innovazione che proponevamo e che, insieme ad altri operatori del settore, di fatto stavano aspettando. L’ampliamento costante della nostra offerta in termini di cataloghi a disposizione degli investitori è sintomo di una costante crescita di interesse e fiducia da parte dei professionisti del settore musicale; che siano etichette discografiche, artisti o editori, sono sempre di più i player che credono nel nostro progetto, comprendendone le potenzialità sul fronte artistico e in termini di accesso alla liquidità. Per fare solo un paio di esempi, di recente abbiamo annunciato l’arrivo sulla piattaforma del catalogo dell’etichetta discografica e holding di diritti Sundance Music, che ha generato grande interesse per la sua offerta jazz e blues, mentre tra gli artisti che proprio in queste ultime settimane si sono affidati ad ANote Music ci sono il compositore Sterling Fox, che ha messo all’asta un vasto catalogo che comprende hit come Stereo Hearts e Take Me Home, e la leggenda dell’heavy metal Logan Mader, tra i fondatori dei Machine Head, che condividono la nostra visione di un mercato musicale più trasparente, guidato da una mentalità imprenditoriale, calato in un ecosistema che offre loro nuove opportunità di monetizzazione e li mette in stretta connessione con i loro fan. Oltre ai vantaggi finanziari derivanti dall’accesso immediato e diretto a fondi che altrimenti verrebbero ottenuti nell’arco di molti anni, gioca sicuramente un ruolo importante anche la possibilità di coinvolgere i propri fan in un modo completamente nuovo, consentendo loro di guadagnare passivamente, tramite l’ascolto dei propri brani preferiti e inaugurando un rapporto ancora più solido e stretto. Tutto ciò pur senza dover rinunciare al controllo totale delle decisioni gestionali e artistiche del catalogo, situazione che non sempre si verifica per i detentori dei diritti musicali che si avvalgono di altri metodi di monetizzazione. Gli artisti che lo desiderano possono così rimanere indipendenti, mentre etichette ed editori possono in primis ricevere un riscontro da parte del pubblico sul lavoro che stanno portando avanti. Una cosa importante che ci tengo a sottolineare è che fin dal primo giorno ANote Music ha lavorato in un’ottica di innovazione ed empowerment dell’ecosistema. La nostra soluzione offre un reciproco vantaggio a chi opera nel mercato finanziario e a chi crea musica. Nessuna perdita di posti di lavoro per l’industria musicale, nessun player che debba sentirsi in qualche modo minacciato.
Quali sono i vostri obiettivi e progetti per il futuro?
Abbiamo chiuso il 2021 con più di 110.000 titoli in catalogo eseguiti da più di 100 artisti diversi, oltre 12.000 portafogli di investitori registrati e i nostri ricavi sono aumentati del 550% rispetto all’anno precedente. Il nostro obiettivo quest’anno è migliorare ulteriormente questi già eccellenti risultati, spingendo la crescita su tutti i fronti, dal numero di cataloghi a disposizione al bacino di investitori, e diventare presto scale-up. Tra gli obiettivi a brevissimo termine, cito sicuramente il miglioramento della user experience sia per i detentori di diritti musicali, che per gli investitori: in quest’ottica, stiamo lavorando alla nuova app, che rilasceremo a breve e che ci permetterà di offrire un’esperienza mobile ancora più snella ai nostri utenti. In questi primi anni ci siamo concentrati principalmente sul mercato europeo ma, visto l’interesse crescente da parte di detentori di diritti e investitori, puntiamo a espandere il nostro business in ottica globale e prossimamente inizieremo a promuovere i nostri servizi anche nel mercato statunitense e asiatico. Inoltre, se finora ci siamo concentrati soprattutto sul mercato primario, investiremo energie e risorse anche nello stimolare il mercato secondario, rendendo più fluide e immediate le operazioni ad asta chiusa.