Aprire un ristorante: quanto costa e come farlo
Studi recenti (rapporto FIPE 2019) rivelano che dopo un anno dall’apertura del ristorante, il 25% dei locali chiude, a distanza di 3 anni chiude un locale su due e dopo 5 anni il ciclo di vita di un ristorante termina con la chiusura del 57% dei locali di ristorazione. Perché accade ciò? Perché a monte manca un reale calcolo dei costi e della fattibilità. Spesso si decide di aprire un ristorante sull’onda dell’entusiasmo, perché ci si reputa bravi a cucinare o si può contare su uno staff valido e un bel locale attraente. Spesso, però, ci si scontra con la realtà dei conti sbagliati, delle sottovalutazioni di alcuni aspetti fiscali, burocratici e sanitari, sulla scelta sbagliata della posizione, sulla mancanza di marketing e promozione, sulla scelta sbagliata delle attrezzature a cui si può ovviare cominciando con il consultare il catalogo di Ristoattrezzature dove trovare la soluzione migliore per le proprie esigenze.
Quali sono gli elementi da non sottovalutare nella decisione di aprire un ristorante
La prima cosa da considerare è la ricerca di una buona idea e su di essa avere le idee molto chiare in materia di permessi, costi delle attrezzature, bilanci, ricerca dei fornitori. Bisogna valutare bene il tipo di clientela al quale rivolgersi e che tipo di cibo servire (per vegetariani, vegani, celiaci, intolleranti o universale, macrobiotica, etnica…). La curiosità e la voglia di fare è importante unita a una buona dose di conoscenze enogastronomiche, esperienza personale e abilità amministrativa.
Il primo punto, quindi, è l’analisi e lo studio di fattibilità. La ricerca di un’idea innovativa, che sia il logo dell’insegna, o il saluto di benvenuto da rivolgere ai clienti. L’importante è che dall’analisi emerga l’esistenza di un mercato potenziale con dati a supporto. Tra le opzioni non si esclude la possibilità di agganciarsi a un Franchising in cui viene già proposto un modello commerciale di successo da applicare alla propria idea di locale. Il vantaggio del franchising, da una parte, è quello di ricevere tutto il necessario e l’assistenza fiscale per partire con l’attività: marchio, attrezzature, menù collaudato, allestimento. Ma anche il franchising può essere un rischio in mancanza di una valida valutazione dell’attività e del luogo in cui aprire il ristorante.
Dopo lo studio, serve mettere nero su bianco tutto il progetto attraverso il business plan. Quest’ultimo è il perno del progetto; è lo strumento attraverso il quale illustrare ogni dettaglio dell’idea: il programma imprenditoriale, i punti di forza e debolezza, l’analisi dei costi, la clientela target, il tipo di cibo da somministrare, le richieste e le licenze necessarie, come approntare i costi del personale, dei fornitori, i pagamenti, le previsioni di guadagno nel breve, medio e lungo termine, le spese, la mission e la vision, la burocrazia, l’acquisto delle attrezzature e dei materiali, le certificazioni, le qualifiche e l’esperienza messa in campo, il costo dei professionisti terzi di riferimento (commercialista, avvocato, cuochi), il capitale di partenza: insomma un vero e proprio bilancio e un vero e proprio progetto imprenditoriale da sviluppare in ogni dettaglio.
Il marketing, la chiave del successo
Quando si riesce ad aprire un ristorante, non bisogna lasciarlo a sé stesso. Il vero impegno comincia ora con la promozione e il marketing per far conoscere in meno tempo possibile la propria esistenza. La campagna promozionale si basa su un piano di marketing che deve essere già stato contemplato nel business plan e che abbia già valutato la presenza dei competitors nella zona di apertura del locale. Tutti i mezzi promozionali sono validi dal tradizionale volantino da distribuire in strada, al passaparola, all’uso contemporaneo dei social media, offerte promozionali, buoni sconti, regali, una grande festa di inaugurazione. Tutto serve per attirare l’attenzione sul proprio locale e per mantenerla serve poi la buona proposta gastronomica, la fiducia e la simpatia.
(Pubbliredazionale)