Cambiamento, competenze e management: chi sono i “prime mover”?
Siamo nell’era della grande trasformazione. Il processo di creazione del valore attraverso la conoscenza e dei dati trova nuove opportunità nelle nuove tecnologie.
Il “principio del vuoto”, che opera in economia come in fisica, assicura che le opportunità di raggiungimento del successo vengano comunque sfruttate da uno o più soggetti: coloro che sanno scoprire e cogliere tali opportunità possono essere definiti “prime mover”.
Chi sono i “prime mover”?
Le competenze dei prime mover consistono nella combinazione tra la loro capacità di visione/progettazione e il coinvolgimento di altri nel ruolo di co-produttori di conoscenza, in modo che tutti collaborino al proprio successo personale.
Prime mover non significa, sempre e comunque, solo “primo” in ordine di tempo. Mai come in questo momento le variabili che guidano la data driven economy permettono a competitori “più piccoli” di entrare sul mercato e minacciare anche i “prime mover” più innovativi o più grandi. In sintesi (e ancora una volta), esiste una sola certezza: qualunque sia il vantaggio acquisito, nessuno può più considerarsi al sicuro.
Il meccanismo del capitalismo
D’altra parte, riflettiamo sempre sul fatto che il capitalismo non è un’ideologia, bensì una macchina in grado di fare darwinianamente una cosa: separare gli operatori efficienti da quelli inefficienti, premiando i primi con successo e soldi e punendo i secondi con il fallimento.
Il meccanismo del capitalismo non ha morale, finalità, orientamento o giudizio. Ma nei prossimi anni il capitalismo è destinato a subire una metamorfosi a causa dei profondi cambiamenti sul piano sociale. Tutti saranno quindi chiamati ad adattare i propri modelli operativi a queste imminenti mutazioni ed ai trend correlati.
Le nuove strutture delle attività lavorative
In questo contesto, la struttura delle attività lavorative sta subendo modifiche significative con lo sviluppo e la crescita di nuove realtà professionali. In base a queste nuove esigenze sono mutate le competenze, le strutture di qualificazione professionale, i profili, le attività lavorative.
Ormai le organizzazioni acquisiscono risorse capaci di offrire garanzie non solo sul piano delle competenze, ma anche sul piano sociale e relazionale: diventano perciò fondamentali, oltre alle competenze tecnico-professionali specifiche, le capacità di comunicare con l’esterno, l’assistenza alla clientela, il front-line.
Dati, tecnologie e talento sono i fattori chiave per la creazione di valore dei prossimi decenni. Nei prossimi anni la macchina capitalista subirà una trasformazione radicale costringendo tutti gli attori a reagire e aggiustare il tiro.
Le organizzazioni destinate a sopravvivere sono quelle che cercheranno di adattarsi a questo scenario economico in rapido cambiamento, oppure quelle che godono di un indiscutibile appeal agli occhi del proprio target di clientela. A funzionare è soltanto l’estremizzazione dell’adattamento o dell’attrattività.
D’altra parte, è indiscutibile che ci siano alcuni fattori che influiscono profondamente sul cambiamento dei saperi necessari per lavorare e, in particolare, dalla constatazione che la società, l’economia, i singoli e le imprese sono immerse in un ambito sociale, economico e politico in cui la turbolenza è continua e modifica con velocità crescente il gradimento di servizi e prodotti, trascinandosi dietro cambiamenti nei modi di percepire, acquistare, consumare e utilizzare servizi diversi per finalità, natura, qualità, prezzi e costi.
Con una conseguenza importante: tanto più alta diventerà la specializzazione tanto più dovrà aumentare coerentemente la disponibilità del singolo manager o professionista a “muoversi” alla ricerca della nuova opportunità che utilizzi compiutamente le sue competenze.
“Chi supera una crisi, supera sé stesso senza essere superato”
Albert Einstein
A cura di Angelo Deiana