Hi-Tech

L’uomo moderno ed il businessman contemporaneo non possono fare a meno della tecnologia. Smartphone, tablet, pc, ma anche orologi supertecnologici sono immancabili tra gli accessori più usati dai manager. Vi sveliamo le ultime novità dell’hi-tech e vi mostriamo i device che vanno per la maggiore. Apple, Microsoft, Toshiba, LG, Asus, ma anche Casio, Pirelli e molti altri brand tra i quali scegliere i supporti tecnologici per il proprio lavoro. L’uomo tecnologico dei nostri tempi è sempre alla ricerca dell’ultimo ritrovato della scienza: dello smartphone più potente, del computer più performante, dell’orologio in grado di regalargli allo stesso tempo eleganza e prestazioni di grande livello. Tutto questo nella nostra pagina dedicata all’hi-tech!

Fare lo streamer su Twitch: cosa è utile sapere

In un mondo in rapida evoluzione le opportunità professionali ed imprenditoriali si modificano costantemente, e una delle più moderne è quella di divenire uno streamer su Twitch.

In quest’articolo faremo il punto su tutto ciò che è utile sapere se si vuol diventare streamer in questa piattaforma, una scelta che ha già saputo garantire grossi guadagni a diverse persone ma che ovviamente richiede costanza, qualità, impegno, e anche una certa dose di “rischio” imprenditoriale.

Cosa significa fare lo streamer su Twitch?

Partiamo dalla domanda di fondo: cosa significa fare lo streamer su Twitch?Lo streamer è colui che produce delle trasmissioni in diretta, Twitch è infatti una piattaforma che prevede esclusivamente contenuti Live; è interessante sottolineare che Twitch nasce come piattaforma dedicata al Gaming, ma col tempo si è ampliata e oggi i relativi creator possono portare contenuti molto variegati, tutti rigorosamente in diretta.

Cosa occorre per iniziare a fare lo streamer su Twitch?

Il primo passo per iniziare a fare lo streamer su Twitch è quello di effettuare l’iscrizione alla piattaforma, seguendo l’apposita procedura.

Se si dimostra una certa costanza nella produzione dei contenuti e se si raggiungono dei risultati minimi in termini di spettatori (parametri che possono essere conosciuti nel dettaglio all’interno della piattaforma) si può ottenere la cosiddetta affiliazione, grazie alla quale l’iscritto può iniziare a monetizzare; in questo caso, sarà necessaria una partita IVA per fatturare regolarmente quanto guadagnato.

Dal punto di vista tecnico non sono necessarie delle particolari dotazioni: si possono infatti utilizzare videocamere di qualsiasi tipo, anche la webcam del proprio PC o quella del proprio smartphone, in determinati casi può essere utile acquistare delle videocamere di piccole dimensioni oppure cavalletti, supporti e quant’altro si può trovare nelle categorie dedicate alle telecamere di e-commerce specializzati, come www.bytecno.it.

Come si monetizza su Twitch?

Gli streamer di Twitch hanno diversi modi per monetizzare, a cominciare dagli abbonamenti, che i propri follower possono sottoscrivere per supportare il creator preferito.

La piattaforma consente anche di prevedere delle inserzioni pubblicitarie, grazie a cui lo streamer può appunto incrementare i propri guadagni, altre modalità sono i cosiddetti bit, dei “beni virtuali” che i follower possono acquistare durante la diretta, e le donazioni.

Non vanno escluse neppure delle forme di monetizzazione indiretta, come ad esempio proporre un proprio merchandising ufficiale, oppure incrementare la propria notorietà grazie a Twitch incrementando così i propri guadagni su piattaforme differenti, come ad esempio YouTube.

Quanto si guadagna con Twitch?

A questo punto ci si starà ponendo la domanda “cruciale”: quanto si può guadagnare con Twitch?

Ovviamente non può esistere una risposta univoca, perché tutto dipende dal business che si riesce a generare: esistono streamer che con Twitch sono riusciti persino diventare ricchi, fatturando diverse centinaia di migliaia di dollari all’anno, tanti altri, invece, non riescono a sviluppare dei guadagni degni di nota.

Come tipico del mondo digitale, la principale difficoltà è nella fase di start up: emergere tra così tanti concorrenti e riuscire a conquistare un pubblico importante è obiettivamente molto difficile, per questo motivo tante persone abbandonano il loro progetto.

Se tuttavia si dovesse riuscire ad emergere sviluppando un pubblico notevole, e magari riuscendo a fidelizzarlo, i guadagni possono diventare molto interessanti e superare abbondantemente quello che è il canonico stipendio da lavoratore dipendente. 

(Pubbliredazionale)

Il 5G sta prendendo piede: in Italia l’anno prossimo 1 utente su 4 lo utilizzerà

Pian piano il 5G sta prendendo quota e gli ultimi studi mettono in evidenza come nel prossimo anno la percentuale di utenti che lo utilizzerà sia destinata ad aumentare.

Secondo lo studio “5G: The Next Wave” realizzato dell’Ericsson ConsumerLab (che ha visto intervistati oltre 49.000 consumatori in 37 Paesi, tra cui l’Italia), che analizza l’impatto che il 5G ha avuto sui consumatori early adopter nei vari Paesi del mondo e misura le intenzioni e aspettative degli utenti non ancora abbonati, almeno il 30% degli utenti di smartphone intende sottoscrivere un abbonamento 5G entro il prossimo anno. Percentuale che in Italia si attesta al 25%.

6 tendenze chiave sul 5G

Inoltre, lo studio ha permesso di identificare 6 tendenze chiave che influenzeranno la prossima ondata di adozione del 5G. Ecco quali sono:

  1. L’adozione del 5G non teme linflazione: è probabile che almeno 510 milioni di consumatori in 37 mercati adottino il 5G nel 2023. In Italia 1 utente su 4 intende passare al 5G nei prossimi 12 mesi.
    Inoltre, l’83% degli attuali utenti del 5G che afferma che, nonostante l’aumento dei costi, non è disposto a tornare al 4G.
  2. I prossimi utenti 5G si aspettano elevate prestazioni, in particolare sulla copertura di rete, rispetto agli early adopter, che si preoccupano più dei servizi innovativi abilitati dal 5G. 
  3. La percezione della disponibilità del 5G sta emergendo come il nuovo parametro di soddisfazione dei consumatori. Ai fini della percezione degli utenti, la copertura geografica, la copertura indoor/outdoor e la presenza di hot-spot, sono più importanti rispetto alla copertura della popolazione. Malgrado in Italia il 96% della popolazione sia coperto da 5G (considerando anche la tecnologia Frequency Division Duplex – Dynamic Spectrum Sharing), solo il 25% degli utenti 5G percepisce di essere connesso al 5G per più del 50% del tempo. Tra questi, il 75% si dichiara soddisfatto della rete di quinta generazione.
  4. Il 5G spinge gli utenti a utilizzare video di qualità e la realtà aumentata. Negli ultimi due anni, il tempo trascorso dagli utenti 5G sulle app di AR è raddoppiato, raggiungendo le due ore settimanali.
    In Italia, nel 2022 il numero di utenti 5G che usufruisce di più di tre servizi digitali è 1,5 volte superiore rispetto al 2020.
  5. I modelli di monetizzazione del 5G sono destinati a evolversi: 6 consumatori su 10 si aspettano che le offerte 5G vadano oltre il volume di dati e la velocità, per passare a funzionalità di rete personalizzate e on-demand per esigenze specifiche.
    Il 91% degli utenti 5G ritiene le applicazioni innovative del 5G siano una componente importante dei loro abbonamenti mobili.
  6. L’adozione del 5G sta preparando la strada al metaverso. Gli utenti 5G in media spendono già un’ora in più a settimana in servizi legati al metaverso rispetto agli utenti 4G. Si prevede inoltre che entro il 2025 verranno consumate due ore in più di contenuti video a settimana su dispositivi mobili, di cui 1,5 ore su visori AR/VR.
    In Italia, il 37% degli utenti 4G dichiara che inizierà a usare o aumenterà il tempo speso su applicazioni AR una volta sottoscritto un abbonamento al 5G.
    Gli utenti 5G già spendono in media 1,5 ore in più a settimana in servizi legati al metaverso rispetto agli utenti 4G.

Il Responsabile del ConsumerLab di Ericsson Jasmeet Singh Sethi, ha dichiarato : “La portata della ricerca ci offre una visione autentica delle opinioni e degli atteggiamenti dei consumatori nei confronti del 5G. Il rapporto mostra che la prossima ondata di potenziali utenti 5G ha aspettative diverse rispetto agli early adopters. Nel complesso, i consumatori considerano il ricorso al 5G come una parte essenziale del loro futuro stile di vita”. Poi aggiunge: “È interessante notare come il 5G stia emergendo come la leva che porta gli early adopter ad abbracciare servizi legati al metaverso, come ad esempio il gaming, l’acquisto di oggetti digitali e le attività di socializzazione nelle piattaforme di gioco virtuali interattive 3D. Anche il tempo trascorso dagli utenti 5G sulle app di realtà aumentata è raddoppiato negli ultimi due anni”.

Thauma, un’app per i CEO delle PMI. Ecco a cosa serve e cosa permette di fare

Un’applicazione attraverso la quale i CEO delle PMI potranno gestire direttamente dal proprio smartphone l’impresa. Si chiama Thauma ed è un vero e proprio assistente digitale di business management con design e user experience Pininfarina e tecnologia Microsoft.

Si preannuncia come uno strumento del quale sarà davvero difficile poter fare a meno: si tratta di un software che lavora in sinergia con i sistemi ERP delle aziende: raccoglie i dati, li elabora in tempo reale attraverso l’intelligenza artificiale e restituisce, attraverso una dashboard estremamente intuitiva disegnata da Pininfarina, oltre 300 KPI aziendali, ovvero quegli indicatori che mettono in evidenza i fattori critici di ogni azienda e permettono di misurare i risultati che maturano di giorno in giorno.

Trauma è una app che si utilizza con grande semplicità: gli ideatori parlano di uno strumento che non esiste sul mercato e che definisce una nuova categoria di software: la Digital Performance Intelligence. È una piattaforma Made in Italy che unisce Business Intelligence, ERP, servizi cloud ed intelligenza artificiale: nasce dall’esperienza di Kauri (ex Corvallis) e implementata con i contributi di partner come  Pininfarina e Microsoft, e collaborazioni strategiche, tra cui l’Università di Bolzano e Fraunhofer Italia.

B1 CARD by PININFARINA, l’evoluzione digitale del biglietto da visita

Stile, eleganza e sostenibilità, tutto questo in un biglietto da visita digitale. L’evoluzione tecnologica arriva anche in quello che è considerato un indispensabile elemento che accompagna le occasioni di incontro dei businessman, ovvero il biglietto da visita.

Un progetto firmato Pininfarina Segno: un piccolo dispositivo che contiene le nostre informazioni, proprio come un biglietto da visita, ma in formato digitale. Si chiama B1 CARD by PININFARINA.

“Abbiamo fin da subito apprezzato il progetto B1 per la sua visione molto contemporanea” afferma Silvio Angori, CEO del Gruppo. “Trovo che abbia un approccio geniale nell’ampliare le funzionalità del biglietto da visita, dando risposta alle attuali esigenze del mercato. Da oltre 90 anni l’innovazione è uno dei valori chiave che guidano il design Pininfarina, per questo valorizzare le idee che guardano al futuro fa parte del nostro DNA”. 

B1 CARD by PININFARINA

Come funziona

B1 CARD by PININFARINA consente di esportare i contatti direttamente nella rubrica dello smartphone del proprio interlocutore, attraverso una applicazione, con funzioni digitali che permettono di registrare più posizioni aziendali, gestire ogni tipo di informazioni condivise, monitorare gli analytics e molto altro. 

Questo strumento tecnologico permette anche di eliminare lo spreco di carta, rendendo più semplice e sostenibile modificare o aggiornare i propri dati e quelli dei propri dipendenti e/o collaboratori, ma anche link di approfondimento, presentazioni e form di contatto con un semplice click, trasmettendoli ai vari device. Inoltre, ogni card acquistata aiuterà a far crescere la Foresta Pininfarina Segno, creata in collaborazione con Treedom. È possibile scegliere fra tre tipologie diverse: Basic, Pro e la prestigiosa One Edition, edizione limitata di 500 pezzi numerati. 

Attraverso l’app si possono gestire più profili dalla stessa card, scegliendo ogni volta quale mostrare; aggiornare costantemente i propri dati e selezionare quali condividere; monitorare le diverse attività, come il numero di condivisioni effettuate e le registrazioni ai propri form di contatto. Con l’app è possibile trasmettere i dati anche in caso di mancata connessione. 

All’interno dell’App B1card, grazie alla funzione ID LEVEL, si può decidere quali e quanti dati condividere con l’interlocutore fornendo la massima libertà di gestione della privacy la quale viene garantita anche da un sistema di crittografia AES a 256 bit. In caso di smarrimento, con un click sull’app la card può essere disabilitata e richiederne facilmente una in sostituzione.

B1 CARD by PININFARINA è personalizzabile grazie al servizio di progettazione grafico tailor-made che permette di scegliere layout, materiali, colori e finiture in base alle proprie esigenze. 

“Tecnologie innovative e competenze artigianali si fondono con il design senza tempo di Pininfarina. Guardare il prodotto da una nuova prospettiva ridefinendone i canoni: questo è l’humus da cui prendono vita i nostri prodotti”, spiega Davide Fabi, C.E.O. di Pininfarina Segno. “B1 CARD è uno step importante nella nostra ricerca di soluzioni sempre nuove e uniche, che possano essere un supporto a professionisti e aziende nel potenziare il loro business”. 

Sostenibilità: ecco l’applicazione che riduce le emissioni di CO2 delle infrastrutture IT

Si parla sempre più di sostenibilità, tema sul quale molte aziende (fortunatamente) hanno deciso di investire. E il mondo della tecnologia si sta impegnando già da diverso tempo per offrire il proprio contributo.

Può sembrare incredibile, ma ogni azione tecnologica che mettiamo in atto produce un effetto sull’ambiente: secondo lo “Studio sulla sostenibilità” realizzato da Iab Italia e YouGov, l’industria digitale è responsabile del 4% delle emissioni di anidride carbonica nel mondo: un dato destinato a raddoppiare entro il 2025 e, addirittura, raggiungerà il 20% entro il 2050. 

Una app per ridurre le emissioni di CO2

Da un’idea di Davide Bianchi, Senior Tech Leader di Mia-Platform, company 100% italiana specializzata nella costruzione di piattaforme digitali cloud-native, nasce una applicazione che potrebbe offrire un contributo importante per la riduzione delle emissioni da parte delle aziende. “Abbiamo sviluppato un programma chiamato kube-green in grado di ridurre le emissioni di CO2 ottimizzando il consumo energetico delle infrastrutture server IT“, afferma Davide Bianchi. Come funziona? In ogni cluster (un insieme di server in grado di garantire la funzionalità dei sistemi) sono presenti degli ambienti di sviluppo che permettono lo sviluppo di applicativi da parte dei developer. Questi ambienti, però, funzionano a regime solamente nelle 40 ore lavorative della settimana: ciò significa che durante le notti e i weekend (circa il restante 75% del tempo) non sono utilizzati, e viene impiegata una quantità di energia superiore a quella necessaria.”kube-green – prosegue Davide Bianchi – è in grado di gestire il downscale dei cluster andando così ad ottimizzare il consumo energetico dell’infrastruttura IT riducendo, allo stesso tempo, le emissioni di CO2 in media del 30%”. Le prime stime mettono in evidenza un risparmio compreso approssimativamente tra i 1.500 kg e i 4.500kg di CO2 l’anno.

“Nella situazione attuale, con i boom di servizi su cloud, si continuano ad aggiungere server all’interno dell’infrastruttura IT senza tenere in considerazione il loro consumo energetico. Con kube-green vogliamo dare il nostro contributo per cercare di ridurre le emissioni di anidride carbonica in un momento storico dove la digitalizzazione sta comportando grandi cambiamenti nelle organizzazioni di tutto il mondo e ha un impatto diretto anche sul clima e sull’ambiente”, prosegue Davide Bianchi. 

“La tecnologia che sviluppiamo oggi avrà un impatto considerevole sulle future generazioni – spiega il Ceo di Mia-Platform Federico Soncini Sessa – Per questo lo sviluppo sostenibile è integrato in tutte le decisioni aziendali che prendiamo in ambito ambientale, sociale ed economico: abbiamo la responsabilità di scegliere la strada con il minor impatto possibile nei confronti del Pianeta. Essendo una PMI, inoltre, siamo molto vicini al contesto sociale che ci circonda e stringiamo collaborazioni con associazioni attive sul territorio”. 

Federico Soncini_Mia-Platform

kube-green è solo uno dei progetti digitali nati dall’idea di uno degli sviluppatori di Mia-Platform, grazie alla possibilità data dall’azienda di sviluppare gratuitamente sulla piattaforma stessa progetti personali a patto che siano senza scopo di lucro. 

Huawei MateBook 16s, pensato per il lavoro ibrido

Il lavoro ibrido per molti è già una consuetudine, per altri una speranza. La strumentazione tecnologica, intanto, si sta preparando alla rivoluzione del mondo del lavoro. Huawei ha presentato il nuovo MateBook 16s, pensato appositamente per il lavoro ibrido. Il tutto in dimensioni ridottissime: un corpo di soli 17,8 mm di spessore e di 1,99 kg di peso.

Un design elegante e raffinato, sottile e leggero, il MateBook 16s si preannuncia in grado di soddisfare anche le esigenze già elevate. Uno dei punti di forza del nuovo laptop Huawei è lo schermo: non solo presenta un alto rapporto screen-to-body (da soli 5.2 mm a 7.3 mm), ma anche un aspect ratio 3:2 più produttivo per consentire agli utenti una esperienza visiva più coinvolgente per l’utilizzatore finale. Si tratta di un display HD con risoluzione 2520 x 1680, gamma cromatica 100% sRGB, rapporto di contrasto di 1500:1, 189 PPI e una luminosità da 300nits per garantire il massimo supporto per ogni tipo di esigenza professionale. La tastiera è comoda e fatta su misura. 

HUAWEI MateBook 16s

Il processore del MateBook 16s

Il cuore di questo pc è il processore Intel® Core™ H- Series i712700H di 12a generazione con 14 core e 20 thread e una frequenza turbo massima fino a 4,7G Hz. I nuclei di prestazione (P-cores) ottimizzano le prestazioni a thread singolo e i core ad alta efficienza energetica: l’azienda dichiara che i nuclei di prestazione controllano i tasks più pesanti comerendering in real-time ed editing video, mentre gli E-cores assicurano prestazioni multi-thread scalabili e un efficiente offloading delle attività in background in caso di multitasking. Quindi, i nuclei di efficienza contribuiscono alla resa output, download dei tasks, audio e pianificazione intelligente delle risorse in base ai requisiti della task.

Per rispondere alle esigenze di videoconferenze e videochiamate, il laptop è stato dotato di AI Sound e AI Camera, pensata per permettere di partecipare a meeting e riunioni ovunque e in qualunque momento. Grazie a una camera da 1080p nella parte superiore dello schermo con un angolo ampio da 88° e doppio microfono, per essere sempre al top durante le situazioni in cui è richiesta una presenza via web.

Perfetta l’interconnettività con gli altri device: auricolari, mouse, tastiera, altoparlanti e stampante: vengono riconosciuti automaticamente e il pc fornirà una richiesta per associarli in modo rapido e semplice.  

Obbligo fatture elettroniche: come iniziare senza stress

Dal 1° luglio 2022 i titolari di partita IVA in regime forfettario dovranno adeguarsi all’obbligo di fatturazione elettronica. 

Prorogato più volte in passato, a breve scatterà anche per questa categoria di contribuenti l’adeguamento alla modalità digitale, la quale è già in vigore per chi è soggetto al regime cosiddetto ordinario. 

In ogni caso, dal 1° luglio 2022 fino al 1° gennaio 2024 alcuni contribuenti potranno ancora usufruire della fatturazione tradizionale: si tratta di coloro che, a causa del basso volume di affari, hanno un ricavo annuo pari o inferiore a 25.000 euro.

Per tutti gli altri soggetti, invece, comprese le associazioni e le società sportive dilettantesche, il 1° luglio segnerà ufficialmente l’entrata in vigore della nuova modalità elettronica, a cui occorrerà necessariamente adeguarsi. 

Per prepararsi a questo cambiamento al meglio, dunque, è di fondamentale importanza sapere come emettere correttamente fatture elettroniche, affidandosi a strumenti sviluppati proprio per svolgere questo tipo di operazione.

Si tratta di risorse smart come myfoglio, gestionale cloud che mette a disposizione i propri servizi direttamente online: infatti qui puoi creare fatture elettroniche in modo semplice, veloce e del tutto gratuito fino a fine anno, se hai una partita IVA con regime forfettario. 

Il gestionale in cloud Myfoglio infatti ha pensato a una speciale promo dedicata ai forfettari che da luglio dovranno adeguarsi ai nuovi obblighi previsti dal Governo.

Come funziona la promozione Myfoglio per i forfettari

Attivare l’offerta è molto semplice, basta registrarsi al sito Myfoglio inserendo i propri dati personali e in seguito inserire il codice promozionale FORFETTARI2022

Una volta eseguita questa operazione, si avrà diritto ad usufruire del pacchetto Premium fino al 31 dicembre 2022. Dopo questa data l’utente sarà libero di decidere se vorrà continuare o meno a servirsi di Myfoglio per emettere le fatture e usufruire degli altri servizi disponibili.

In caso di sottoscrizione, Myfoglio ha pensato a un ulteriore vantaggio: l’utente potrà infatti continuare a sfruttare i vantaggi del servizio Premium al costo di trenta euro al mese più IVA, invece che al prezzo pieno di sessanta euro più IVA. 

Per i contribuenti in regime forfettario già iscritti al sito, inoltre, il gestionale prevede la possibilità di aderire ugualmente all’iniziativa promozionale: in questo caso basterà contattare il servizio clienti di Myfoglio e richiedere al customer care l’attivazione della promo dedicata attiva fino a fine anno.

Quali vantaggi con Myfoglio?

Sono numerosi i vantaggi a disposizione dell’utente con il gestionale cloud Myfoglio. Innanzitutto, la possibilità di emettere fatture elettroniche in maniera semplice, rapida e da qualunque device. 

Myfoglio può infatti essere utilizzato sia da pc che da tablet e da smartphone, in modo che si possa lavorare praticamente ovunque e in qualunque momento. Poi, oltre alle fatture si possono produrre note di credito, DDT, preventivi, così come tenere monitorati i flussi di cassa. 

Le principali scadenze fiscali vengono ricordate in automatico, così come è automatica la possibilità di impostare l’invio di fatture a destinatari preselezionati. Le funzioni di Myfoglio sono state studiate per aiutare in particolare i liberi professionisti e le piccole e medie imprese nella gestione della loro contabilità. Tutto, infatti, è improntato alla semplicità d’uso così che il contribuente non debba perdere troppo tempo nel comprendere come funziona il software di fatturazione.

(Pubbliredazionale)

Microsoft Surface Laptop Go 2, sempre più “portatile” e prestazionale

Microsoft ha presentato l’evoluzione del suo laptop più famoso. Surface Laptop Go 2 si ripresenta con alcune novità interessanti prima fra tutte la leggerezza.

Progettato seguendo le linee guida del design e le funzionalità premium caratteristiche di Surface, il nuovo laptop Microsoft è in un formato ultraportatile con un display touch PixelSense da 12,4 pollici, fotocamera HD migliorata e i doppi microfoni Studio Mics, che assicurano una grafica e un suono ottimali durante le videoconferenze, anche ovviamente quelle di lavoro. Vanta un processore Intel® Core™ i5 quad-core di undicesima generazione. Surface Laptop Go 2 è studiato per adattarsi perfettamente alle esigenze della vita di tutti i giorni.

Leggerezza, innovazione, ma anche sicurezza nel nuovo laptop di Microsoft: Surface Laptop Go 2 è il primo PC secured-core basato su processore Intel di Surface.

Nella sua versione business sarà disponibile dal prossimo 7 giugno.

World Backup Day. Conservazione e della sicurezza dei dati: il rischio è percepito?

Domani sarà il World Backup Day e per l’occasione sono stati resi noti i risultati di uno studio realizzato da BVA Doxa commissionata da Aruba S.p.A., a proposito della conservazione e della sicurezza dei dati nelle PMI italiane.

Il dato più incredibile che è emerso è che il 27% delle piccole e medie imprese italiane non possiede un backup, dato che sale fino al 43% tra le sole piccole imprese. Davvero inaspettato, soprattutto considerando i tanti segnali d’allarme che si possono riscontrare attraverso i servizi realizzati dal mondo dell’informazione.

Il 31 marzo è la giornata mondiale dedicata all’informazione sul mondo del backup, istituita ormai 11 anni fa per ricordare l’importanza di avere un piano di ripristino dei dati nel caso in cui diventino inaccessibili, in modo da poterli sempre recuperare.

Nello studio sono stati coinvolti i responsabili dell’infrastruttura IT e della sicurezza di 300 piccole e medie imprese, nei settori Servizi e Terziario, Commercio, Esercizi Pubblici, Sanità & Istruzione, Produzione & Vendita, Trasporto e Costruzioni.  

Backup, un problema per le piccole imprese

Dai numeri dello studio emerge che il 73% delle aziende ha dichiarato di disporre di una soluzione di backup, dato che scende al 57% quando si parla di piccole imprese e che sale ad un più incoraggiante 87% quando ci si interfaccia con le medie imprese.

Chi dispone di backup in azienda ha dichiarato nel 62% dei casi che ne dispone da oltre 5 anni ma è solo il 3% ad essersene dotato nel corso del 2021, sintomo che l’accelerazione della digital transformation che si è verificata negli ultimi due anni non ha determinato un aumento in parallelo della attenzione alla conservazione dei dati e alla propria sicurezza digitale.

In particolare, il 57% delle aziende ha un backup in cloud, ossia la soluzione grazie alla quale i file vengono criptati e sincronizzati in tempo reale sui server del data center che ospita il servizio, rendendo il backup pienamente sicuro. In questo ambito, le piccole imprese risultano a sorpresa più virtuose: è il 60% ad esserne dotato a fronte del 54% delle medie imprese. 

Il futuro: ci sarà più attenzione?

Il dato che maggiormente impressione è legato all’intenzione di dotare in futuro la propria azienda di un sistema di backup, tra quanti non ne dispongono: il 71% non è interessato ad introdurne uno neanche nel lungo periodo. Una delle spiegazioni a questa scarsa propensione è scarsa percezione del potenziale pericolo.

Eppure, ben 7 aziende su 100 hanno sperimentato una perdita di dati e per il 34% di queste la causa scatenante è riconducibile ad un sistema di backup inefficace o non adeguato. In media, le aziende coinvolte da una perdita di dati hanno subito un downtime di quasi 2 giorni ed il 43% di queste non saprebbe quantificare economicamente i danni causati dall’incidente. La metà degli intervistati, invece, dichiara in modo netto che la perdita di dati ha causato un rallentamento sul lavoro (52%) e delle conseguenze economiche seppur non facilmente quantificabili (43%).

Secondo lo studio, inoltre, i manager intervistati non hanno mostrato una ferma attitudine alla sicurezza digitale neanche nella propria sfera privata: solo il 58% di questi riferisce di disporre privatamente di una soluzione di backup e nel 27% dei casi si tratta di una soluzione di backup su supporto fisico come un hardware esterno o una chiavetta USB. La motivazione principale di chi non ne fa uso? Per 9 italiani su 10 non rappresenta una necessità.

“Provvedere ad una strategia di governance dei dati è oggi più che mai prioritario – ha commentato Lorenzo Giuntini, CTO di Aruba – I più recenti trend testimoniano come il cloud ed in generale le nuove tecnologie dell’era dell’orchestrazione e dello sviluppo agile mettano fortemente in crisi i sistemi di backup più tradizionali. Nuove esigenze nascono in poche ore così come nuovi dati da salvaguardare. Pensare ai meccanismi di approvvigionamento e di utilizzo di piattaforme di backup tradizionali è a tutti gli effetti incompatibile con le nuove sfide del business e con la rapidità con cui l’IT è in grado di creare valore, valore che deve essere affidabile, sempre disponibile e resiliente. Ad oggi solo i sistemi di backup cloud riescono a rispondere ad una tale sfida, garantendo tempi di approvigionamento ultra rapidi, facilità d’uso e possibilità di ridurre o aumentare le risorse in tempo reale”.

Strategie per allungare la vita del vostro smartphone: ecco alcuni consigli

La tecnologia avanza e il costo dei nostri cari device continua a lievitare. Anche se il mercato negli ultimi anni si è concentrato sul segmento degli smartphone di fascia bassa, quello che garantisce ai produttori di ottenere volumi di vendita elevatissimi, molte persone non riescono a rinunciare ai top di gamma spendendo cifre che, soprattutto per i modelli Apple, possono superare i mille euro. Per i modelli che utilizzano Android i costi possono scendere di qualche centinaio di euro, ma si tratta comunque di esborsi importanti che richiedono delle strategie atte a preservare l’investimento. Ok rimanere al passo coi nuovi modelli, ma il fattore longevità resta comunque centrale per ottimizzare al massimo l’acquisto.
Ecco alcuni consigli per riuscire ad allungare la vita del proprio dispositivo mobile. 

1. Protezione dello smartphone

Una delle cause di abbandono del proprio cellulare è quella legata alla rottura del display. Certo, la sostituzione è sempre possibile, ma si tratta di un’operazione comunque costosa, conveniente soltanto in quei casi in cui il dispositivo sia stato comprato da poco e non presenti altri problemi di funzionamento degni di nota. Esistono delle assicurazioni apposite che con qualche decina di euro in più coprono questo tipo di incidenti, ma il modo più efficace per ridurre i rischi per il display è quello di dotarlo di una protezione in vetro temperato.
Non è detto che una caduta crei dei danni allo schermo, ma potrebbe però crearne alla scocca e alla componentistica interna dello smartphone, in questi casi, soprattutto per i melafonini di valore, una cover iphone 12 pro max può proteggere il proprio amato device, evitando noie legate a malfunzionamento hardware. In generale meglio optare per delle custodie resistenti anche a costo di incidere sull’ingombro e a livello estetico.

2. Eliminazione delle app e delle immagini non necessarie

Quando ci si avvicina alla capienza massima della memoria presente nello smartphone, lo stesso comincia ad essere meno reattivo e a presentare dei lag che a lungo andare possono diventare fastidiosi. Un problema che spesso ci spinge a cambiare modello, ma che in realtà può essere facilmente risolto tramite il reset completo del telefono, o con l’eliminazione delle tante app installate che non vengono mai usate o della miriade di foto ricevute tramite i social. Una procedura che può richiedere del tempo, ma sulla quale è consigliato concentrarsi.

3. Il peso degli aggiornamenti

Come abbiamo già avuto modo di accennare, la tecnologia va avanti in maniera repentina, facendoci sentire inadeguati e spingendoci verso modelli di ultima generazione. Questo lo si intuisce anche dalla frequenza sempre maggiore degli aggiornamenti per i nostri telefonini, spesso riguardanti soltanto la risoluzione di bug, ma talvolta davvero impattanti a livello di sistema operativo. In questi casi, meglio sincerarsi che le nuove versioni siano compatibili con le caratteristiche tecniche del nostro device perché il rischio che l’aggiornamento vada ad appesantirlo e a rallentarlo è concreto. Evitando l’aggiornamento si sarà sicuri di preservare le potenzialità del dispositivo, senza avere dei contraccolpi a livello di funzionalità.

4. Battery draining: altro nemico della longevità degli smartphone

La stragrande maggioranza dei dispositivi presenti attualmente sul mercato non permette la sostituzione della batteria in dotazione, se non rivolgendosi a un centro autorizzato. Questo ovviamente ha un costo e anche in questo caso, ogni valutazione dovrà tener conto delle condizioni generali del telefono e di quanto è vecchio. Per evitare che la carica vada a diminuire drasticamente col tempo è opportuno seguire delle semplici tattiche per migliorarne la longevità. Un consiglio efficace, anche se spesso non è percorribile, è quello di non far scendere il livello di carica al di sotto del 75%, e in ogni caso mai sotto il 25%. Questo perché ogni batteria è caratterizzata da un numero di cicli di ricarica oltre il quale le prestazioni della stessa tendono a scendere in maniera evidente. Una ricarica che parte da quella soglia non verrà considerata come ciclo completo e andrà ad incidere quindi sulla longevità della batteria. 

(Pubbliredazionale)

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Dan John punta sul metaverso: ecco perché ed in che modo

E se uno dei business futuri fosse il metaverso? Dan John, azienda romana che veste l’uomo moderno, ha deciso di investire in una realtà operativa che sta conquistando anche il mondo della moda e che vuole rappresentare una nuova frontiera di opportunità economiche e di business per i brand.

Dan John ha scelto il mondo virtuale The Sandbox con 9216 metri quadrati. Il terreno, dalle coordinate -49-119, sarà il primo negozio virtuale dell’azienda, ancora in costruzione, in cui sono previsti eventi e presentazioni di collezioni riservati ai clienti più fidelizzati del brand.

Inoltre, Dan John ha acquisito il suo nuovo dominio, www.danjohn.eth, dove eth sta per Ethereum, una delle più famose blockchain del Web 3.0, all’interno del quale sarà anche possibile rintracciare NFTNon Fungible Token di abbigliamento virtuale per il proprio personale avatar, ovvero certificati di proprietà su opere, o in questi casi capi, unicamente digitali.

Questa iniziativa rientra nel progetto di diventare una realtà internazionale e un punto di riferimento della moda maschile, caratterizzato da uno stile formale, di servizio, di facile acquisto e facile utilizzo, che mixa il sapore della tradizione italiana sartoriale con un’esperienza all’avanguardia, per rispondere alle esigenze di un pubblico esigente ed elegante.

Traffico dati sulle reti mobili: è 300 volte maggiore rispetto a 10 anni fa!

Dieci anni fa la frase “ma stai sempre a guardare quello smartphone?” era inflazionatissima. Ora sarebbe bello ascoltare il pensiero di chi la pronunciava sapendo che il traffico dati su reti mobili è aumentato di circa 300 volte negli ultimi 10 anni. Questo il risultato dello studio nell’edizione speciale per il decennale dell’Ericsson Mobility Report. Altro dato interessante rivelato è quello sulle tendenze fino al 2027 in questo settore così particolare.

Certamente il 5G sarà la generazione mobile implementata più velocemente di sempre e ciò rende ancor più efficace la previsione, aggiornata, secondo cui ci saranno quasi 660 milioni di abbonamenti 5G entro la fine di quest’anno. L’aumento è dovuto a una domanda più forte del previsto in Cina e nel Nord America, dovuta in parte alla diminuzione dei prezzi dei dispositivi 5G. Nel terzo trimestre 2021, c’è stato anche un aumento netto di 98 milioni di abbonamenti 5G a livello globale, rispetto ai 48 milioni di nuovi abbonamenti 4G. Alla fine del 2021, si stima che le reti 5G forniranno copertura a più di due miliardi di persone. Numeri che fanno davvero impressione ma che descrivono alla perfezione il bisogno che oggi si ha di questi strumenti.

Secondo le ultime previsioni, il 5G è sulla buona strada per diventare la tecnologia mobile dominante entro il 2027. Secondo gli esperti entro quella data, il 5G dovrebbe rappresentare circa il 50% di tutti gli abbonamenti mobili in tutto il mondo – coprendo il 75% della popolazione mondiale e trasportando il 62% del traffico globale generato dagli smartphone.

Fredrik Jejdling, Executive Vice President e Head of Networks, Ericsson, commenta: “La comunicazione mobile ha avuto un impatto incredibile sulla società e sul business negli ultimi dieci anni. Quando guardiamo al 2027, le reti mobili saranno più che mai parte integrante del nostro modo di interagire, vivere e lavorare. Il nostro ultimo Ericsson Mobility Report mostra che il ritmo del cambiamento sta accelerando e la tecnologia gioca un ruolo cruciale”.

Come è cambiato il modo di comunicare

Dal 2011, la diffusione delle reti 4G LTE è stata fin grado di far connettere 5,5 miliardi di smartphone in tutto il mondo, contribuendo alla disponibilità sul mercato di oltre 20.000 diversi modelli di dispositivi 4G. Il report di Ericsson evidenzia un ciclo di vita tecnologico molto più rapido dei dispositivi 5G, con i terminali di quinta generazione che oggi rappresentano il 23% dei volumi globali, rispetto all’8% dei terminali 4G nello stesso arco temporale.

Questo certamente contribuisce a favorire una crescita esponenziale del traffico dati da mobile. Nel terzo trimestre 2021, il traffico dati della rete mobile è aumentato del 42% anno su anno, arrivando a circa 78EB, compreso il traffico generato dai servizi Fixed Wireless Access (FWA). Nel solo terzo trimestre, è stato generato più traffico dati mobile di tutto il traffico mobile mai generato fino alla fine del 2016. Le nuove previsioni rivelano che il traffico dati totale da mobile raggiungerà probabilmente 370EB entro la fine del 2027.

Come cambiano le connessioni

Secondo il report di Ericsson la natura delle connessioni mobili sta mutando con una certa rapidità, contribuendo al continuo aumento del traffico dati da mobile. L’IoT Broadband ha ora superato il 2G/3G come la tecnologia che collega la maggior parte delle applicazioni IoT.  Si prevede che questa rappresenterà il 47% di tutte le connessioni IoT cellulari entro la fine del 2021, rispetto al 37% del 2G/3G e al 16% delle tecnologie Massive IoT (NB-IoT e Cat-M).

Le nuove previsioni confermano la rapida crescita delle implementazioni di tipo “massive IoT”, che abbracciano casi d’uso come i wearable per la e-health, il tracciamento della logistica, il monitoraggio ambientale, i contatori intelligenti e i dispositivi intelligenti per lo smart manufacturing. Si prevede che le implementazioni di tipo “massive IoT” rappresenteranno il 51% di tutte le connessioni IoT cellulari entro il 2027.

Nello stesso periodo analizzato, le connessioni FWA dovrebbero crescere di quasi tre volte: da 88 milioni alla fine del 2021, a circa 230 milioni nel 2027. Quasi la metà di queste connessioni si baseranno su reti 5G.