Il lavoro c’è. Lo dice Face4Job

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Qualcuno dice che non ce n’è traccia, ma in realtà la situazione sembra essere diversa. Il lavoro c’è! Questo è quanto emerge dai dati analizzati da Face4Job e rilevati nel planisfero che rappresenta i flussi del “nuovo” mercato del lavoro in tempo reale in tutto il mondo.

Solo in Italia sono infatti 1.339.730 i posti di lavoro ad oggi in attesa di essere occupati e che risultano rilevati dall’algoritmo della nuova piattaforma internazionale e manualmente controllati dagli analisti del Gruppo. Nel mondo le offerte presenti ad oggi in Face4Job superano i 12 milioni, ma i numeri sono in continua evoluzione e creano una colorata mappa che mette in evidenza le zone calde in cui si aprono le posizioni ricercate.

L’analisi dei dati evidenzia le regioni particolarmente attive e i settori più gettonati. La Lombardia spicca con la ricerca di 397.000 posti di lavoro, seguita da Veneto, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Campania. Si conferma alta la ricerca da parte delle aziende di giovani laureati e neolaureati, con una media nazionale del 18,58%, mentre il picco delle posizioni aperte lo si trova settore commerciale e vendite (391.000 ricerche aperte per figure commerciali), nel settore dell’ high-tech (281.600) e nel confermato punto di forza dell’Italia dell’enginering/manufacturing.

 “Face4Job – dichiara Alessio Romeo, AD e fondatore della società – rivoluziona la dinamica di domanda e dell’offerta, in una logica di matching diretto e non mediato, tra i protagonisti del mercato del lavoro: i candidati che offrono il proprio talento e le imprese che lo ricercano. Face4Job rappresenta quella new economy del mercato del lavoro senza soluzione di continuità. Trasparente nei suoi movimenti quotidiani e fuori dal qualsiasi mercato dei contoterzisti del lavoro, che penalizzano con processi di massificazione e fredda intermediazione lo sviluppo delle imprese e il valore del capitale umano. Le persone, di qualsiasi genere ed età non possono più essere assimilati a fatture che camminano e le imprese non vogliono e non possono condividere questa logica di mercificazione umana e lavorativa che sino ad oggi ha drogato il libero scambio delle opportunità”.