Cosa fa il manager della felicità?
Creare un ambiente lavorativo più produttivo è l’obiettivo di qualsiasi azienda del mondo, da quelle più piccole a quelle gerarchicamente più strutturate. Ma per essere più propositivi e ben disposti a produrre, è necessario stare lontani dallo stress e vivere le dinamiche aziendali con estrema serenità.
Proprio per questo, da qualche anno a questa parte, dalla Danimarca agli Stati Uniti si sta facendo spazio una nuova figura professionale nata per occuparsi della felicità aziendale. È il Manager della Felicità e il suo compito è quello di creare un ambiente di lavoro positivo, in cui ogni persona possa sentirsi valorizzata. Suonerà un po’ strano, ma il Chief Happiness Officier (CHO) esiste davvero e anche in Italia se ne inizia a parlare. In primis deve ottenere il benessere dei dipendenti, interpretandone i bisogni e facendo in modo che ognuno sia soddisfatto della propria posizione in azienda, del rapporto con i colleghi e dei riconoscimenti che riceve.
In principio fu … Arbejdsglaede
La felicità rende più creativi, empatici, efficienti, fa in modo che i gruppi di lavoro siano più coesi ma soprattutto più produttivi. È per questo che i danesi hanno coniato il termine “Arbejdsglaede” che significa essere felici di andare a lavoro e non riguarda né stipendi né benefit concessi dalle aziende ai lavoratori. In Danimarca, infatti, non solo i dipendenti escono prima dall’ufficio per la maggior parte dei giorni lavorativi, ma fanno anche tra le 5 e le 6 settimane di ferie all’anno, oltre ai giorni di festa nazionale e possono beneficiare del congedo parentale fino a un anno. Inoltre, a differenza di quanto comunemente si è portati a pensare, chi lavora troppe ore al giorno, in molte realtà aziendali può essere considerato incapace di gestire il tempo a propria disposizione o di delegare le attività ai sottoposti, accentrando inutilmente tutto il lavoro. Una visione del tutto diversa da quella a cui siamo abituati ma che apre prospettive del tutto nuove.
Cosa si intende esattamente per felicità?
Il concetto di felicità va ben oltre il denaro! A rendere veramente soddisfatti i dipendenti, ancora più dei benefit è un ambiente lavorativo positivo. Un CHO ascolta i desideri dei dipendenti, sa organizzare al meglio lo spazio di lavoro ed è sempre attento alle esigenze di tutti, anche a seconda dell’età. Ed è così che ad esempio è in grado di ottenere spazi verdi e ambienti illuminati con luce il più naturale possibile per i giovani più attenti al benessere del corpo e del Pianeta.
Il concetto di felicità passa anche attraverso azioni aziendali efficaci nella gestione del recruiting, delle successioni, del pensionamento. Si tratta dunque, come evidente, di temi non solo economici ma che hanno comunque un valore per il dipendente, dai buoni pasto alla cura di aspetti emotivi e psicologici.
I compiti del Manager della Felicità
Investire sul benessere delle risorse si traduce nel benessere della società e proprio per questo sempre più aziende stanno investendo in questa figura che si preoccupa anche dei percorsi di carriera, della formazione e degli obiettivi di crescita.
In particolare il Manager della Felicità deve assicurarsi che i valori aziendali siano ben conosciuti e condivisi da ogni risorsa e si occupa del percorso individuale di ogni lavoratore, elaborando un’analisi di carriera, prevedendo anche dei momenti formativi che possano dare un valore aggiunto alle skill già acquisite.
Un bravo CHO deve inoltre incoraggiare un lavoro di squadra efficace, organizzando dei momenti di condivisione che prescindano dal mero lavoro come ad esempio degli eventi di teambuilding. Anche strutture interne come aree relax, biblioteche, ludoteche, palestre possono migliorare l’esperienza lavorativa singola e di gruppo.
Lavorare in un contesto positivo, spazioso e ben illuminato contribuisce a distendersi e dunque a mantenere l’attenzione a livelli più alti rispetto allo standard.
Ovviamente gran parte del lavoro del Manager della Felicità è quello di essere propositivo sulla base delle effettive esigenze delle persone. Grazie al monitoraggio del livello di motivazione e soddisfazione tramite questionari, sondaggi e colloqui personali, deve poter riservare parte del suo tempo all’ascolto delle problematiche e dei suggerimenti delle persone all’interno dell’azienda.
Le attività del Manager della Felicità possono essere riassunte in questi punti cardine:
• Dare importanza ad ogni persona e trattarla con rispetto e gentilezza
• Garantire che il contratto di lavoro sia adeguato al dipendente
• Ascoltare le persone per farle sentire apprezzate
• Assicurarsi che i valori aziendali siano conosciuti e apprezzati
• Offrire ai dipendenti la libertà garantendo una certa flessibilità nella gestione del tempo e degli orari, magari con formule di smart working
• Sostenere la crescita professionale per stimolare l’efficienza
• Trattare ogni persona come una risorsa di valore
In sintesi, il CHO è una figura innovativa ed essenziale per molte aziende. Ma attenzione!
Diventare un Chief Happiness Officer non è solo frutto di competenze professionali acquisite durante una carriera maturata nel dipartimento delle Risorse Umane. Diventarlo è più una questione di attitudini personali.
Per poter instaurare un rapporto di fiducia e di comprensione con le altre persone, un buon CHO deve necessariamente possedere empatia, la capacità di mettersi nei panni degli altri. In Italia esistono già alcuni Master in coaching che preparano a questo lavoro e che inseriscono questa nuova figura professionale all’interno delle aziende.
Tratto da Uomo&Manager di Maggio 2019