Cosa vogliono i dipendenti delle aziende? Essere ascoltati e gradirebbero un welfare personalizzato
Cosa vogliono i dipendenti dalle aziende? Banale sarebbe rispondere “un ottimo stipendio, flessibilità, maggiore comprensione nelle varie situazioni da affrontare…”. La realtà è ben diversa, anche perché chi lavora con serietà e cognizione, sa benissimo che lavorare non significa praticare un hobby. La risposta reale alla domanda è iniziale è che quasi 9 lavoratori su 10 chiedono semplicemente di essere ascoltate.
A conferma di questo dato, arrivano i risultati del 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon, azienda che si occupa di servizi per il welfare aziendale, con il contributo di Credem, Edison, Michelin e OVS.
Il welfare è un valore aziendale che i dipendenti iniziano ad apprezzare e questo apprezzamento deriva dalla conoscenza. Infatti, dai risultati dello studio emerge che l’81,8% degli occupati dichiara di sapere cosa sia il welfare aziendale, in particolare il 32,7% in modo preciso e il 49,1% per grandi linee mentre solo il 18,2% dichiara di non sapere cosa sia. Tutti numeri in positivo rispetto al passato. Se nel 2018 solo il 19,6% conosceva bene questo strumento, ora la percentuale è cresciuta del 67%. Di conseguenza cresce anche la percentuale di chi lo conosce (+21%), mentre ovviamente crolla quella di chi non lo conosce per nulla: 6 anni fa era addirittura del 39,8% mentre ora si è più che dimezzata con un calo del 54%.
“Conoscenza e apprezzamento sono segnali incoraggianti, sintomi di un fenomeno in costante diffusione e ormai consolidato, soprattutto come conseguenza di esigenze socio-politiche negli ultimi anni”, dice Alberto Perfumo, fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon. “Ciò che senza dubbio emerge dal Rapporto, è la necessità di un salto culturale del welfare aziendale, che poi è la riscoperta della sua identità, per cogliere le sfide del momento e per rispondere efficacemente ai bisogni di aziende e lavoratori. Le prime si trovano a fare i conti con un mercato del lavoro sempre più competitivo ma con sempre meno mezzi per giocare la partita dell’attraction e della retention. I secondi, disaffezionati al lavoro, esprimono una domanda di ascolto, riconoscimento e attenzione al proprio benessere. Entrambi sono consapevoli che il welfare aziendale, oltre alle ormai consolidate ma fuorvianti finalità retributive, possa contribuire concretamente al benessere dei lavoratori attraverso un approccio nuovo, individuale, attivo, che superi l’obsoleto approccio riparativo o rivolto solo a lavoratori in difficoltà e che invece migliori la qualità della vita di tutti”.
La personalizzazione del welfare aziendale
Tra i lavoratori che già beneficiano di welfare aziendale l’84,3% di essi vorrebbe che fosse potenziato, mentre tra coloro che non ne beneficiano l’83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda.
L’apprezzamento arriva al punto che il 79,5% degli occupati vedrebbe con favore un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. I lavoratori guardano anche alla sua evoluzione e l’89,2% degli occupati vorrebbe la personalizzazione del welfare aziendale, con offerte modulate sulle singole esigenze di ciascuno. Ma non è tutto: il 72,4% apprezzerebbe un consulente di welfare che li supportasse nell’affrontare eventuali problemi con la sanità, la previdenza, la scuola dei figli, ecc.
Insomma, i dipendenti delle aziende vogliono essere ascoltati, come dicevamo in precedenza, nelle loro esigenze personali. Il confronto con le aziende può diventare vantaggioso per entrambe le parti, visto quanto è apprezzata dai lavoratori la percezione di essere ascoltati, di avere canali efficaci di dialogo, ancor più se poi sono in grado di attivare supporti e soluzioni per problematiche. Infine, i lavoratori sono sempre più disaffezionati al lavoro, chiedono di essere ascoltati (89%) e reclamano più attenzione alla qualità della loro vita (61%).