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Crisi energetica: 7 aziende su 10 non hanno contratti ottimizzati con i fornitori

caro bollette

La crisi energetica ed il conseguente aumento delle spese per le utenze di luce e gas è ormai un tema di grande attualità. Forti gridi d’allarme da più parti giungono alle Istituzioni, chiamate all’intervento per evitare che, soprattutto con l’arrivo dell’inverno, famiglie e aziende possano trovarsi ancor più in difficoltà. Ma in attesa che entrino in vigore gli interventi paventati, imprese e famiglie devono avere ben chiara la situazione.

In particolare per le aziende, si parla di 40 miliardi di extra-costi, per le spese dovute al caro energia di questi ultimi mesi: il caro bollette sta letteralmente mettendo in ginocchio soprattutto le piccole, ma anche le grandi imprese.

Ma per difendersi dall’aumento dei costi dovuti alla crisi energetica le aziende stanno facendo davvero di tutto? Ebbene, da uno studio di Switcho, app del risparmio personalizzato che aiuta i suoi utenti (pmi e professionisti compresi) a gestire le proprie spese e ottimizzare quelle ricorrenti come luce, gas, internet, telefonia e assicurazione – emerge che da una analisi di oltre 6.500 bollette di luce e gas provenienti da attività commerciali in ben 7 casi su 10 le condizioni dei contratti dell’energia non erano ottimizzate al prezzo migliore sul mercato. 

Diffidenza o distrazione?

Alle volte basta informarsi, ma non tutti riescono a farlo nel modo corretto. In molti casi ad influire su questo tema è la poca consapevolezza e la diffidenza, unita ai recenti cambi unilaterali che gli operatori hanno a loro volta dovuto applicare per affrontare i rincari sulla materia prima, nonché in alcuni casi la poca conoscenza di come leggere una bolletta correttamente.

“Sul mercato business abbiamo visto che ci sono due tipologie di approccio a livello di forniture energetiche – spiega Redi Vyshka, co-founder e COO di Switcho– Da una parte, nelle realtà più strutturate, viene data molta importanza al tema dell’ottimizzazione dei contratti con i fornitori, tanto che spesso c’è una persona interna o un consulente esterno dedicato solo a questo. Dall’altra parte ci sono invece le attività più piccole, parliamo di migliaia di PMI, in cui l’atteggiamento è simile a quello dei clienti privati, dove avviene una sottovalutazione delle reali opportunità di ottimizzazione, anche perché i consumi medi possono essere spesso più alti. La possibilità del cambio di fornitore online può risultare più complessa per i clienti business a causa della burocrazia, e per questo viene sempre trascurato a favore di altre attività considerate più urgenti. Ma con l’online, senza attese telefoniche e con pochi click, le opportunità di risparmio possono arrivare anche a superare i 7.500 euro annui, con una media di 3.000 e picchi che arrivano anche a 30/40.000 euro”.

Dati che devono far riflettere in un momento come questo. Alle volte, una telefonata o un giro sui siti web dei vari operatori del mondo dell’energia può davvero risultare utile.