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Digitalizzazione del lavoro: l’impatto non è uguale in ogni parte del mondo

computer futuro

La digitalizzazione del lavoro ha lo stesso impatto in ogni Paese del mondo? Secondo uno studio di Huawei intitolato “La digitalizzazione e il suo impatto sui luoghi di lavoro“, che ha fornito i risultati di un’indagine svolta su oltre 13.000 dipendenti in 7 Paesi in tutto il mondo, dice di no.

“Questo studio evidenzia l’impatto trasformativo della digitalizzazione sulla natura del lavoro in contesti internazionali diversi”, ha affermato l’autrice, la dottoressa Anna Schneider, Docente presso l’Università di Scienze Applicate di Treviri in Germania. “Con la velocizzazione della digitalizzazione, le organizzazioni devono adattare le strategie per utilizzare le competenze che i dipendenti già possiedono e sfruttare le tecnologie più recenti, o rischiano di rimanere indietro”.

I risultati della ricerca

I risultati emersi dalla ricerca sono che  sul posto di lavoro le aziende cinesi si affidano maggiormente agli strumenti digitali rispetto a quelle degli altri Paesi esaminati. Questa superiorità è favorita da una banda larga in continuo miglioramento, unita a una popolazione e a imprese che accolgono le nuove tecnologie.

Al contrario, le aziende europee sembrano ancorate a routine lavorative più radicate e dunque meno tendenti al cambiamento. L’interazione uomo-macchina (IUM) ne è un esempio particolarmente illustrativo rivelato dall’indagine. La IUM sta diventando sempre più intuitiva grazie all’evoluzione dei touchscreen, dei modelli linguistici di grandi dimensioni e della realtà virtuale/aumentata. Tuttavia, in alcuni Paesi europei, più della metà della IUM si svolge su tastiere fisiche, anche nei posti di lavoro più digitalizzati.

Altro dato interessante è che un livello più elevato di digitalizzazione nei posti di lavoro stimola uno scambio di conoscenze maggiore del 20% all’interno dell’ambiente di lavoro rispetto ad aziende con un livello inferiore di digitalizzazione.

E ancora, per il futuro sviluppo e successo della trasformazione digitale, le competenze digitali e i nuovi modi di interagire con i computer saranno due componenti decisivi. In tutti i Paesi sottoposti all’indagine, l’utilizzo di interfacce avanzate e virtuali sul posto di lavoro è notevolmente inferiore rispetto all’utilizzo privato. I partecipanti prevedono uniformemente che questo divario aumenterà nei prossimi cinque anni. Molte imprese incontrano ancora difficoltà nell’adozione di nuove interfacce, causata dai cicli di vita più lunghi delle apparecchiature professionali e dalla mancanza di risorse per riqualificare i dipendenti.

L’indagine indica che quest’ultimo aspetto possa essere un problema molto meno grave di quanto generalmente sostenuto dalle imprese: infatti, i singoli individui sono pronti ad accogliere nuove interfacce, in quanto tendono a essere molto fiduciosi nella propria capacità di utilizzare interfacce basate su tocco, voce e gesti, a prescindere dal grado di digitalizzazione del posto di lavoro.