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Digitalizzazione delle aziende: le cose vanno meglio, ma di strada da fare ce n’è tanta

trasformazione digitale

La digitalizzazione delle aziende è indubbiamente a buon punto, se guardiamo al recente passato. C’è ancora molto da fare, ma la strada è stata tracciata.

Dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno “Le PMI verso la maturità digitale: la bussola è nell’ecosistema”, arrivano in tal senso dati incoraggianti.

Infatti, risulta che il 26% delle PMI italiane ha aumentato gli investimenti in digitale rispetto all’anno precedente anche se resta un forte divario culturale, con il 35% delle realtà che fatica ad accettare come fondamentale il ruolo della digitalizzazione.

Certamente l’aumento dei costi energetici e l’inflazione alle stesse stanno avendo un ruolo molto importante nella gestione delle risorse: il 14% di PMI ha dichiarato di non essere stato in grado intervenire a fronte delle difficoltà riscontrate in seguito all’aumento dei costi dell’energia, e solo il 10% non ha avuto strumenti per rispondere alle difficoltà riscontrate.

“Le piccole e medie imprese italiane costituiscono circa il 5% delle imprese attive nel Paese e si caratterizzano per un’elevata eterogeneità, per esempio in termini di struttura, attività, organizzazione, visione strategica. Questo si riflette in differenze di performance, ma anche di approccio all’innovazione e, in particolare, alla trasformazione digitale”, dichiara Paolo Ghezzi, Direttore Generale di Infocamere.

Digitalizzazione delle aziende: qual è la reale situazione?

“L’Osservatorio ha individuato 4 profili di maturità digitale sulla base di 3 variabili rappresentative dell’approccio delle PMI alla digitalizzazione: cultura digitale, trasformazione digitale dei processi, collaborazione con attori estern”, dichiara Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio innovazione Digitale nelle PMI. “La minoranza delle PMI presenta un profilo convinto (36%) o avanzato (9%). Di conseguenza, poco più della metà delle PMI (55%) mostra un atteggiamento timido (39%) o addirittura scettico (16%) nei confronti della trasformazione digitale, mancando soprattutto di un approccio olistico e di una visione strategica di lungo termine. Non si può trascurare, però, che nell’ultimo anno la crisi energetica e la necessità di far fronte a situazioni contingenti abbiano temporaneamente rallentato il percorso di digitalizzazione di alcune realtà”.

Per quanto riguarda la cultura, il 43% delle Piccole e Medie Imprese dichiara oggi di essere “avanti nel processo di digitalizzazione” o di “puntare sempre di più sul digitale”, mentre il 35% stenta a riconoscere alla digitalizzazione un ruolo centrale all’interno del loro settore economico di riferimento.

Questa mancanza di consapevolezza deriva anche da un ridotto investimento in cultura digitale: ancora troppe imprese (51%) non svolgono attività in azienda per sviluppare e potenziare le competenze digitali; ancora più allarmante che solo l’8% punti a integrare nell’organico figure con precise competenze digitali (STEM – Science, technology, engineering, mathematics e/o alta formazione). Chiaramente, la differenza che si riscontra sul fronte della cultura digitale ha ripercussioni dirette sulla digitalizzazione dei processi.

Nell’ambito della digitalizzazione dei processi di supporto, le attività di marketing e lead generation prevalentemente attività tradizionali, come azioni sul campo dei venditori e fiere di settore (48% delle PMI), e attività digitali, soprattutto pubblicità online (30% delle PMI).

A mancare è spesso la raccolta ed elaborazione dei dati raccolti mediante CRM (Customer Relationship Management), tecnologia adottata o in procinto di essere implementata solo dal 42% delle piccole e medie imprese. Il settore delle risorse umane non è messo meglio: circa 4 PMI su 10 non adottano soluzioni digitali in questo ambito.

Per quanto riguarda le tecnologie trasversali c’è attenzione verso la cybersecurity, pur emergendo chiaramente il divario tra imprese che adottano solo soluzioni di base (96%) o anche soluzioni avanzate (28%).

“Il passaggio da un approccio di breve termine a uno di medio-lungo termine passa dallo sviluppo di una consapevolezza sui benefici del digitale, e per compiere questo passo è necessaria una trasformazione culturale dell’impresa che comprenda lo svolgimento di attività formative anche da parte degli imprenditori, per accrescere la loro capacità di elaborare strategie di medio-lungo termine in cui il digitale riveste un ruolo preminente, e l’inserimento in organico di figure con esperienze e competenze in questo ambito digitale” aggiunge Federico Iannella, Ricercatore Senior Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI. “È proprio in quest’area che si auspicano sempre più iniziative e agevolazioni a favore delle PMI, sia da parte del legislatore che dagli enti di trasferimento tecnologico attivi sui territori e delle organizzazioni di rappresentanza, per fornire ai capi-filiera gli strumenti necessari per guidare e migliorare la digitalizzazione del settore di riferimento attraverso la promozione di buone pratiche e progetti condivisi”.