Fabio Santini: “Le strategie vincenti per una start up? Eccole…”

Fabio Santini - Microsoft Italia

Le start up rappresentano il presente dei giovani che guardano verso orizzonti lontani ma non troppo. Sono create da una generazione di imprenditori, capaci di sfruttare le proprie conoscenze  per costruirsi un futuro, senza scendere a compromessi, puntando solo sulle idee e sulla voglia di realizzarle. Purtroppo, qualche volta, il meccanismo si inceppa e qualcuno molla o è costretto a farlo poiché si trova di fronte ad un muro, all’apparenza, troppo alto da superare. Microsoft Italia da molti anni è un punto di riferimento importante per tutti quei startupper che vogliono trasformare la propria idea di business in un’azienda in grado di crescere e fornire il proprio contributo all’economia nazionale e non solo.

In che modo? Attraverso programmi specifici e uomini che mettono a disposizione il proprio background per fornire il giusto supporto a chi quei muri ha voglia di scavalcarli a prescindere. Uomini come Fabio Santini, Direttore della Divisione Developer Experience and Evangelism, che insieme al suo gruppo di professionisti, lavora quotidianamente affinchè ciò possa essere possibile. Con lui abbiamo voluto fare un punto della situazione relativamente a questo universo così interessante, quale è quello delle start up e capire bene come Microsoft Italia, supporta queste realtà che nel nostro Paese hanno comunque un peso specifico.

Cosa rappresentano oggi per Microsoft Italia, le start up sul nostro territorio?

Rappresentano un asset importante, da ormai 7 anni: abbiamo aiutato oltre 4000 startup in questo periodo e non è male… Sono una speranza per il nostro Paese, un meccanismo per innovare le aziende italiane e noi le ammiriamo per la loro capacità di fare imprenditoria, guardando lontano. Attraverso il nostro supporto alle start up, crediamo di portare innovazione all’interno del nostro Paese.

Rispetto ad altri Paesi europei, questo fenomeno a che punto è nel nostro?

Dipende dal punto di vista in cui si guarda. Se analizziamo la voglia di innovazione, la quantità di start up create, gli incubatori presenti sul territorio, l’Italia può tranquillamente considerarsi un Paese molto florido. Ci sono oltre 6.000 start up in Italia: c’è tanta voglia di intraprendere questo modo di fare imprenditoria. Tuttavia se guardiamo la situazione dal punto di vista degli investimenti, l’Italia è uno dei fanalino di cosa. Il che significa, che ancora da fuori non viene percepito come un Paese su cui investire, non tanto per la bontà delle start up che si creano, ma per via della frammentazione: per questo abbiamo creato grow it up, che ha lo scopo di costruire un centro d’eccellenza in Italia, che possa permettere agli investitori esteri di vedere cosa facciamo. Prendiamo le migliori start up del Paese e cerchiamo di farle crescere in maniera specifica, mettendole in contatto con le grandi aziende estere: vogliamo far diventare Milano una capitale delle start up: noi lo chiamiamo l’acceleratore degli acceleratori.

I giovani hanno realmente compreso le opportunità che questo periodo storico offre?

Secondo me sì, hanno ben compreso la direzione che sta prendendo il mondo del lavoro, che diventare imprenditori di se stessi è positivo, che il posto fisso non esiste più. Però, c’è ancora un po’ di ignoranza nel come realizzare i propri sogni: non tutte le università insegnano i meccanismi da seguire.

Cosa deve fare una start up per ottenere il supporto di Microsoft?

Attraverso la nostra sezione specifica sul sito internet: ci si registra e attraverso il programma ci si mette in contatto con la mia divisione che analizza il progetto, fornisce una prima risposta e quindi elabora dei consigli su come agire.

Voi sostenete solo le start up tecnologiche o date spazio anche ad altre iniziative?

Nel mondo di oggi e domani, è difficile che una start up non abbia a che fare con la tecnologia. Quindi per noi, è raro che non siano interessanti… le eccezioni ci sono, a queste, ovviamente, possiamo offrire un valore aggiunto molto basso.

Ci sono progetti concreti che secondo Lei a breve esploderanno fra quelli che seguite?

Sicuramente sì. Noi abbiamo Else una start up che sta rivoluzionando l’e-commerce nel mondo della moda, attraverso l’esperienza d’acquisto 3D. Ma questo è solo un esempio.

Quali sono le strategie vincenti per una start up?

La prima è creare un team coeso, in cui ognuno abbia un ruolo definito. La seconda è non pensare mai che la propria idea non sia valida: è un errore colossale. Il terzo è scegliere la tecnologia giusta: l’università non offre le informazioni per fare un milioni di utenti, quindi l’importante è affidarsi o riflettere bene sulle strutture che si scelgono.

Nella sua scheda si legge: “sempre più focalizzato sulle frontiere dell’innovazione intesa come capacità di offrire strumenti all’avanguardia per abilitare la progettualità e l’imprenditorialità dei singoli e generare un circolo virtuoso d’innovazione”. In che modo avviene questo?

Gran parte del nostro tempo lo spendiamo con i ragazzi e li aiutiamo a capire il mondo che verrà: li prepariamo e li rendiamo pronti per andare a lavorare nelle grandi aziende o a creare la propria. Cerchiamo di aiutarli a comprendere i temi che prima o poi dovranno affrontare per forza.

Secondo Lei le start up possono essere definite, per usare un termine calcistico, come la Primavera del futuro imprenditoriale italiano?

È una buona definizione ed infatti alcuni giocatori della primavera poi diventano giocatori della prima squadra. Nel frattempo si allenano e fanno esperienza in campionati alla loro portata per imparare il loro mestiere.

 

Tratto da Uomo&Manager di Marzo 2017