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Febbraio, meno tempo per raggiungere gli obiettivi. Ma è giusto così?

raggiungere gli obiettivi

È iniziato il mese più corto dell’anno, quello in cui il tempo sembra accelerato. 28 giorni in tutto per fare quello che normalmente si fa in 30 o 31. Ma è giusto pensarla in questo modo? La verità è che i giorni dell’anno sono sempre 365 (eccezion fatta per quello bisestile) e i 28 giorni di febbraio, semplicemente, entrano nel cumulo.

Eppure non per tutti è così. La smania di ottenere il prima possibile un obiettivo, in particolare un certo tipo di fatturato, porta spesso a non riflettere su tale considerazione e di conseguenza siamo più portati ad essere ansiosi, frettolosi e, talvolta, meno precisi.

Porci obiettivi realizzabili deve essere il nostro focus. Tutti siamo bravi a pensare che “entro tale data fatturerò X”: ma è davvero possibile? Ci siamo posti un traguardo realmente realizzabile nel tempo che abbiamo a disposizione?

Questa domanda può fare tutta la differenza del mondo nella considerazione e nella valutazione del nostro lavoro, a prescindere se siamo manager, imprenditori o collaboratori di un’azienda. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui ogni cosa è misurabile e soprattutto va misurata. Quanto tempo ci mettiamo a scrivere una lettera, a trovare un nuovo cliente, a condurre in porto un affare? La verità è che non tutti siamo “programmati” per vivere in un’equazione e per molti, la smania di cui parlavamo in precedenza rappresenta un problema ed un grande ostacolo alla produttività e quindi al raggiungimento dei risultati.

Oggi si leggono molti annunci di lavoro in cui si richiede “una grande capacità di lavorare sotto stress”: ma perché? Si può capire chi salva vite in ospedale, forze dell’ordine, politici, grandissimi manager che devono assicurare lo stipendio a fine mese a migliaia di lavoratori… Ma pensiamo ad una segretaria, un collaboratore d’azienda o un commerciale: se le aziende sono sane e ben guidate, perché dovrebbe lavorare sotto stress?

La risposta è sempre la stessa: più soldi in meno tempo. Ma è davvero giusto? Forse, dovremmo ritrovare il gusto di appassionarci al nostro lavoro, provando a raggiungere magari qualche risultato “numerico” in meno, ma tornando a stupirci del risultato a prescindere.