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Il futuro delle città e delle menti in rete

il futuro delle città

Lo sapevamo tutti prima della pandemia: la rapida urbanizzazione del pianeta produrrà impatti straordinari sul futuro dell’economia. In questo momento, il 52% circa del genere umano vive in città, ma i trend evolutivi ci raccontano che questa cifra è destinata a salire in modo esponenziale, facendo della campagna uno spazio economico assolutamente marginale. E il Covid-19, nonostante quello che si dice a proposito della diffusione dello smartworking nei piccoli centri, non cambierà questa prospettiva. Vediamo perché.

Cosa potrebbe cambiare?

Diciamolo chiaramente: in passato, il processo di urbanizzazione è stato guidato da persone in cerca delle maggiori opportunità e dei migliori servizi offerti dalle aree più densamente popolate. Ma la scala e la velocità dell’urbanizzazione dei prossimi anni supereranno qualunque esperienza di crescita delle città del passato. Nonostante la pandemia, questo aumento assorbirà praticamente tutto l’incremento della popolazione mondiale per cui molti dei nuovi nati vivranno tendenzialmente in città, in particolare in Asia e Africa. 

E questo anche perché il passaggio dalla campagna alla città sarà motivato dal richiamo di migliori opportunità lavorative e servizi sociali. Così come accaduto a cavallo fra ’800 e ‘900, il processo di urbanizzazione del XXI secolo concentrerà il grosso della popolazione del mondo nelle città che offriranno le migliori speranze per una via d’uscita. E come si è verificato quasi sempre nella storia dell’urbanizzazione, tale processo sarà il motore di una crescita economica di grande importanza. Favorirà le economie di scala, le reti sociali di creatività e collaborazione, mentre la specializzazione e minori costi delle transazioni genereranno significativi incrementi nella produttività.

Non è sufficiente? Proviamo ad andare avanti: nei Paesi meno sviluppati, la tendenza all’urbanizzazione guiderà la riduzione della fertilità totale, cioè il numero di figli per donna e questo contribuirà all’emancipazione femminile e alla crescita del PIL che sappiamo corrispondere all’incremento del tasso di occupazione delle donne

Senza dimenticare i vantaggi climatici: chi abita in città emette meno gas serra rispetto a chi vive in periferia a causa delle ridotte necessità di spostamento individuale. Il costo climatico del trasporto di enormi quantità di cibo e acqua verso le città è inferiore al costo climatico dei lunghi tragitti dei pendolari dalle residenze rurali ai luoghi di lavoro in città, e viceversa. Tutto ciò favorirà l’estensione verticale delle città a discapito dell’espansione orizzontale. In più, l’interazione urbanistica genererà nel tempo una maggiore consapevolezza nell’alimentazione che favorirà un minor consumo di carni e, di conseguenza, una profonda diminuzione del consumo di acqua e di emissione di CO2.

L’impatto della tecnologia

Nel mondo 5G e 6G, inoltre, le città diventeranno sempre più iperconnesse attraverso l’applicazione di dispositivi informatici diffusi, reti di sensori, smart grid, telecomunicazioni a fibra ottica e wireless su ampia scala. All’inizio tutto questo succederà prevalentemente nelle città più evolute. Nelle altre, non possiamo escludere del tutto qualche scenario di Medioevo prossimo venturo alla Blade Runner. Ma non ci potrà essere troppo squilibrio: un’asimmetria eccessiva genererebbe forti flussi migratori da una città all’altra e problemi di caos e disordine che passerebbero da una realtà urbana all’altra. 

Il film è sempre lo stesso: in un sistema a Rete, puoi provare a chiudere i confini per un certo periodo, ma il flusso di atomi o bit prima o poi troverà una strada, così come fa l’acqua. Meglio allora progettare processi ordinati di transito e stabilizzazione governati e gestiti e meccanismi di condivisione delle risorse primarie. Uno per uno, tutti per tutti: il mantra del futuro a rete.

Senza dimenticare il futuro più sfidante: perché l’accesso stabile e collettivo alla Rete e all’Internet delle Cose ridurrà rapidamente l’analfabetismo di base nelle megalopoli. Il risultato sarà un incremento della possibilità di accedere alla comunità globale connessa in Rete. Si tratta di un fenomeno che contribuirà alla crescita economica e all’accelerazione del cambiamento del sistema socio-economico urbano e che potrebbe cambiare la percezione del nostro io, la nostra formazione emotiva e la base dell’orientamento intellettuale e le strategie di gestione delle situazioni. È molto probabile che, nei prossimi anni, si assisterà a un’evoluzione parallela delle megalopoli e della mente delle persone continuamente connessa in Rete. 

Le megalopoli diverranno uno spazio di vita connesso con gli esseri umani: un’estensione fisica, individuale e collettiva allo stesso tempo, della nostra intelligenza. La rete delle reti.

“La nostra meta è mai un luogo ma un nuovo modo di vedere le cose”

Henry Miller

A cura di Angelo Deiana