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Il management nell’era della grande trasformazione del mondo del lavoro

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Ormai ne siamo consapevoli: la sfida manageriale dell’era della Grande Trasformazione è quella di essere innovatori sempre e comunque, mettendo le competenze al servizio della soluzione dei problemi. Tutto il resto sono e saranno sempre bellissime chiacchiere di marketing.

Come finirà questa sfida? Non è facile dirlo. In ogni caso, siamo convinti che l’orizzonte straordinario che si sta aprendo nell’era dell’Intelligenza Artificiale e delle bio e nano tecnologie sia sconvolgente per tutti e, soprattutto, coinvolgente per coloro che gestiscono managerialmente mercati, imprese e istituzioni perché chiamati a prevedere anticipatamente i trend di business e non solo.

Giochi finiti e infiniti

Per provare a capire cosa potrà succedere, è importante fare una riflessione manageriale laterale sulla differenza fra giochi finiti e giochi infiniti. I giochi finiti hanno per definizione un inizio e una fine. I loro giocatori cercano di controllare il gioco, predire tutto ciò che accadrà e fissare in anticipo la conclusione finale. 

I giocatori di giochi infiniti invece, amano farsi sorprendere. Il significato del passato e dello stesso presente cambia a seconda di ciò che accade nel futuro. I giochi infiniti non si concludono mai, perché sono non programmabili e non prevedibili. Questa è la differenza tra un sistema chiuso ed uno aperto. Lo scopo dei giochi finiti è vincere, quello dei giochi infiniti è continuare a giocare

Perché la grande bellezza dei giochi infinti è non porsi il problema di come andrà a finire, ma accogliere a braccia aperte l’incertezza. Ed accettare l’incertezza, la proxy, il futuro con finali aperti vuol dire capire che la scelta non è solo quella possibile nel presente, ma si gioca sul lungo periodo, sul superamento, sul futuro.

Ecco svelato il vero segreto dei giochi infiniti: non pensare alla distruzione degli altri, ma credere alla costruzione di sé. Un concetto che implica la collaborazione competitiva e la ricerca continua di alleati in Rete.

L’unica certezza è che sta cambiando tutto

D’altra parte, in questo orizzonte, una cosa sola è certa. Stiamo entrando in un’era di giganteschi passi avanti sul fronte della tecnologia e della sua pervasività nella nostra vita: nel modo in cui impieghiamo il tempo e interagiamo con gli altri, impariamo, pianifichiamo e, addirittura, pensiamo. 

Dobbiamo decidere esplicitamente i valori che vogliamo promuovere e stabilire se vogliamo essere schiavi o padroni delle nuove tecnologie. Non ci dobbiamo solo lamentare del surplus tecnologico o delle sue conseguenze sulla privacy, sull’etica, sulla società, sull’economia. Dobbiamo imbrigliare il potere della tecnologia e della trasparenza in senso positivo. Governiamole invece di lasciarci controllare da esse.

Essere manager innovatori

È un auspicio profondo anche perché, in questa traversata che abbiamo appena iniziato, la maggioranza delle persone vede molti rischi mentre pochissimi vedono opportunità. Anche questo ormai lo sappiamo già: è quello che accade sempre nelle grandi trasformazioni, una situazione naturale. È per questo che abbiamo bisogno di essere un po’ tutti manager innovatori, cioè coloro che sperimentano e sfidano le differenze tra le conoscenze, attuali e future. 

Non sarà un percorso facile. L’importante sarà non avere paura. Senza dubbio le prove che dovremo affrontare saranno difficili ma se la collaborazione prevarrà sulla diffidenza reciproca, potremo tutti utilizzare al meglio le risorse umane, economiche, tecnologiche necessarie per vincerle. Affrontare il futuro significa avere fiducia negli altri. 

D’altra parte, come sappiamo bene ormai, il nostro futuro è da sempre una corsa tra buona innovazione e cattiva innovazione. Uno sprint manageriale continuo che dipende solamente dalla nostra abilità di scoprire cose nuove, frontiere nuove, sfide nuove. Praticamente, tutto quello che serve probabilmente per essere leader nell’era della Grande Trasformazione.

“Credo che ci voglia una vampata di follia per costruire un destino”

Marguerite Yourcenar

A cura di Angelo Deiana