Innovazione e trasformazione digitale, tra Umanesimo Tecnologico e Lavoro 4.0
La relazione uomo-macchina ha contraddistinto l’epoca fordista e rappresenta oggi la chiave di lettura per capire la direzione che il mondo ha preso da molti anni, per interpretare le dinamiche del nostro tempo e per scegliere consapevolmente in quale futuro si vuole vivere.
La Quarta Rivoluzione Industriale, con l’introduzione delle tecnologie digitali abilitanti, ha rinnovato modelli organizzativi e relazioni tra le persone, ridisegnando il volto del nuovo capitalismo e contribuendo a cambiare il valore reale di spazio e tempo, il rapporto tra fisico e dematerializzato, regalando una concreta vita digitale al futuro, tra dimensione umana e realtà virtuale. Siamo entrati nell’era “esponenziale” in cui l’efficacia del lavoro tradizionale viene accelerata dall’analisi dei Big Data, l’efficienza dei mezzi di produzione aumenta in sicurezza e produttività con il supporto di robot collaborativi ed adattativi e la formazione è sempre più focalizzata a valorizzare i talenti individuali, messi in rete e disponibili per le straordinarie risorse offerte dall’automazione di Impresa 4.0.
Italia Digitale
Questa trasformazione è legata alla sempre maggiore apertura ed ubiquità dei nuovi modelli organizzativi aziendali così come alle nuove relazioni che si creano tra le persone e il loro capitale umano, connesso alla capacità delle reti di trasformare in valore ogni singola idea analogica e digitale. Il Piano “Europa Digitale” – in verità sconosciuto in Italia a chi parla e scrive di innovazione, tecnologia ed economia reale – prevede ad esempio 9 MLD/EUR già a disposizione sul periodo 2021-2029 per investimenti in settori strategici quali Intelligenza Artificiale e Cybersecurity, per la diffusione delle nuove tecnologie e delle competenze digitali o semplicemente come accesso a fondi e capitali per fare un concreto salto di qualità. In questo percorso, il ruolo delle macchine è strumentale, valorizzato dalla creatività umana, dal pensiero “out of the box”, dalla capacità di sapersi adattare agli imprevisti con resilienza e dall’utilizzo di consapevolezza critica.
Umanesimo Tecnologico
Capacità di capire, di riflettere e di rielaborare informazioni, intelligenza emotiva per riconoscere, comprendere e gestire le emozioni e sintonia con gli strumenti che il marketing dell’innovazione mette oggi a disposizione di tutti, ci portano quindi a pensare che il passe-partout per il Lavoro 4.0 sia un giusto mix fatto di Umanesimo Tecnologico e di voglia di futuro. Immaginiamo l’impatto positivo che la tecnologia può avere sulle filiere opportunamente organizzate per produrre beni e servizi sempre più etici ed accessibili a tutti, sull’erogazione di servizi di qualità e sulla creazione di alleanze della conoscenza aperte tra soggetti pubblici e privati per condividere esperienze e storie di successo. Come ci insegna il Prof. Enzo Rullani, in ogni sistema organizzativo, comunità o associazioni della società civile “le reti liberano le idee dai confini del luogo e dello scopo per cui sono nate verso le destinazioni dove si trova il loro massimo potenziale di valore”. Nell’economia della conoscenza, la gestione dei dati e la contaminazione del sapere, l’interconnessione dei processi e le dinamiche relazionali risulteranno strategiche. Infatti, sarà inevitabile sviluppare in ogni ambito della nostra vita quotidiana, differenti combinazioni di conoscenza, frutto di una collaborazione interdisciplinare “X-Factor” per vivere nel futuro. In altre parole, sarà essenziale affiancare al desiderio di capire come tecnologia ed innovazione semplificano le nostre vite, la propensione di interagire e di comunicare con le persone prima che con le cose. Sempre ed ovunque. O meglio “Always & Everywhere!
“Homo Novus”!
La capacità di comunicare con i canali tradizionali e digitali farà la differenza, nella consapevolezza che l’uomo guiderà il cambiamento. In questo quadro, la cornice sarà realizzata rigorosamente a mano da nuovi artisti, uomini protagonisti di un Rinascimento Digitale in cui le professionalità da formare dovranno possedere un background di conoscenze ibride e di abitudini al passo con i tempi, un così detto “mindset” nuovo. Ritornano quindi utili quelle discipline che l’Italia ha da sempre nel proprio DNA, tutto il bagaglio umanistico, filosofico e storico che consente, da un lato di vivere in una Società 4.0, dall’altro di creare nuove professioni come il Manager della Felicità per facilitare la transizione di quel 34% di professionalità che – secondo gli analisti internazionali – dovranno riqualificare le proprie competenze in ogni settore dell’economia reale, dalle banche alla sanità, dalla Pubblica Amministrazione ai lavori manuali. Nasceranno quindi nuovi mestieri ed opportunità all’insegna dell’ibridazione e della multidisciplinarità, tese a mescolare competenze antiche ed abilità umanistiche con tecnologie innovative, conoscenza dei territori e vocazione globale, “saper fare” artigianale ed industria digitale. Ecco la formula magica, un nuovo Umanesimo Tecnologico grazie al quale il 2025 non sarà l’anno in cui le macchine non avranno più bisogno degli uomini.
A cura di Enrico Molinari Martinelli e Domenico A. Modaffari
Tratto da Uomo&Manager di Novembre 2019