Intelligenza artificiale: 5 competenze per usarla nel lavoro

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L’intelligenza artificiale secondo molti rappresenta uno strumento essenziale per il lavoro del futuro. Non a caso, secondo studi recenti, l’integrazione delle tecnologie (tra le quale c’è anche l’AI) porterà il 23% dei posti di lavoro a cambiare entro il 2027 con 69 milioni di nuovi posti creati e 83 milioni eliminati: tuttavia, secondo i dati Salesforcesolo 1 italiano su 10 (13%) afferma di possedere competenze in materie di intelligenza artificiale e di utilizzarle nel proprio ruolo attuale.

Non bisogna drammatizzare, di intelligenza artificiale se ne parla da anni, ma che sia davvero alla portata di tutto non è molto tempo. Occorre studiare, formarsi, ma certamente occorre preparasi a ciò che accadrà di qui a qualche anno. E un aspetto fondamentale sarà trovare un equilibrio tra fattore umano e AI è il primo passo e l’ibridazione sarà la via sostenibile.

È fondamentale comprendere che se l’intelligenza è artificiale, le skill per farla funzionare al meglio restano e resteranno quelle umane, ovvero le cosiddette competenze trasversali o soft, che oggi sono fondamentali e solide quanto quelle tecniche/hard, seppur da implementare in una nuova ottica. Al momento solo il 20% dei progetti formativi che stiamo realizzando riguarda tali competenze utili anche per lavorare con l’AI; siamo pertanto impegnati per diffondere una maggiore sensibilità e consapevolezza sul tema”, ha dichiarato Irene Vecchione, Amministratore Delegato di Tack TMI Italy (Gi Group Holding).

Le competenze (umane) per comprendere e usare l’intelligenza artificiale

L’uomo, inteso come essere umano, continua ad essere al centro del progetto lavoro, anche quello che si sviluppa attraverso l’intelligenza artificiale. Serve una predisposizione a farlo? Secondo il 74% dei manager, i dipendenti avranno bisogno di nuove skill e Tack TMI Italy ha elaborato 5 competenze umane strategiche già adesso per le imprese e che saranno fondamentali per interagire con le tecnologie di AI.

  • Pensiero critico, cioè la capacità di analizzare, filtrare e valutare le informazioni fornite dall’AI, comprenderne le limitazioni e soprattutto essere in grado di identificarne le possibili implicazioni etiche e sociali.
  • Creatività, una competenza fondamentale per interagire efficacemente con l’AI. Pensare in modo creativo può aiutare a superare i limiti dell’AI, come la mancanza di comprensione del contesto, di generazione di nuove idee e di identificazione di soluzioni innovative a problemi complessi. 
  • Intelligenza emotiva, come capacità di comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri, sviluppare relazioni interpersonali positive e gestire situazioni di potenziale conflitto in modo costruttivo. Per quanto possa essere evoluta l’intelligenza artificiale non possiederà mai una competenza simile e paragonabile, anzi, il rischio è che nel tentativo di trasferire una skill analoga a un bot, si generino soluzioni o risposte standardizzate poco utili alla persona.
  • Collaborazione, intesa come l’abilità di lavorare “in team” con l’intelligenza artificiale, utilizzando le sue funzioni per migliorare l’efficienza e la produttività del lavoro di squadra.
  • Adattabilità, come la capacità di allinearsi rapidamente alle nuove tecnologie e ai nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale, sviluppando nuove competenze e utilizzandola in modo efficiente.