Interdipendenza e sicurezza

Interdipendenza e sicurezza

Quando si vive in un sistema a rete, la prima e più importante forza da considerare è il fatto che, in un sistema aperto le azioni di un qualsiasi soggetto della rete si propagano generando effetti su tutta la rete.

D’altra parte, questo assunto vale anche per le nostre frontiere che subiscono quotidianamente l’impatto di nuove forze: virus, invenzioni, migrazioni di popolazioni, solo per citarne alcune. Dobbiamo prendere atto che la realtà è una sola: viviamo in un sistema strutturalmente instabile di cui dobbiamo accettare molto pragmaticamente la sostanziale imprevedibilità.

È un processo intellettuale che richiede una profonda trasformazione psicologica perché fa crollare l’illusione di poter usare i vecchi strumenti per guidare il sistema verso un equilibrio stabile. Il che non significa però che regni il caos completo. I sistemi complessi non sono incomprensibili. Se la complessità fosse ingestibile e finisse per sfociare solo nel caos, non esisterebbero la “platform economy”, e nemmeno mercati finanziari funzionanti. Certo l’incertezza è grande. Molti pensano di potersi tutelare dall’instabilità chiudendosi all’interno di sistemi chiusi, in castelli di presunte certezze fatti di idee e convenzioni che li tranquillizzano. Tale meccanismo di presunta stabilità può anche funzionare come ipotetico sistema di sicurezza nel breve periodo. Ma, alla fine, quando vengono colpiti da un imprevisto o da un evento casuale, questi sistemi chiusi reagiscono spesso in modo non corretto perché, essendo bloccati, non riescono a liberarsi abbastanza in fretta delle idee sbagliate. La nostra epoca non fa purtroppo eccezione. Ecco perché c’è bisogno di un salto di qualità.

Una logica innovativa

Una logica innovativa, una logica di “mash-up”, di melting-pot che ci aiuti a guardare il mondo come un insieme di elementi mescolati in maniera diversa e imprevedibile. Mix del genere oggi sono dappertutto. Si creano all’interno dei sistemi finanziari, politici o economici, cogliendoci di sorpresa e presentando novità a ritmi sempre più accelerati. Capire la logica del mash-up è il primo passo verso una nuova sicurezza in cui le nostre idee entrino in sintonia con il mondo che ci circonda. In ogni caso, questo approccio non risponde a tutte le domande sul futuro. Anzi, è fondato proprio sull’idea che non solo non abbiamo tutte le risposte, ma non riusciamo nemmeno ad anticipare tutte le domande. Questa nuova logica accetta invece la crescente complessità e l’incessante novità come processi logici che, se usati opportunamente, possono divenire i nostri migliori alleati. Ecco perché dobbiamo abbandonare l’illusione di poter impedire le minacce, ed insistere invece nel rendere più resistenti e flessibili i nostri mondi e le nostre organizzazioni in modo da poter assorbire qualsiasi imprevisto che ci colpisca. D’altra parte, quando un sistema crolla, è molto difficile riportarlo allo stadio iniziale: è la seconda legge della termodinamica, la legge dell’entropia. È difficile re-incollare i pezzi di un piatto, una volta che si è rotto cadendo. Il saldo entropico è sempre negativo, purtroppo. I sistemi resilienti, invece, sono come il giunco: non solo si flettono e tornano al punto di prima ma fanno in modo di rafforzarsi. Traggono vantaggio dai cambiamenti, senza farsi spazzare via dagli effetti negativi. I sistemi adattativi complessi assomigliano al nostro sistema immunitario. Non solo reagiscono ma, soprattutto, imparano. È il valore della resilienza. Una forza che ci permette di cambiare e continuare a imparare anche nei momenti di estrema tensione. 

Ampliare le interazioni

È per questo che dobbiamo ampliare le nostre interazioni con il resto del mondo, le nostre connessioni: è il modo migliore di acquisire nuove competenze e fare nuovi collegamenti. È il potere della diversificazione. E, come ci raccontano l’evoluzione e la finanza, la diversificazione è un vantaggio competitivo straordinario nella vita. D’altro canto, gli ambienti complessi, che siano mercati finanziari o nazioni, sono pieni di fattori che viaggiano a velocità diverse. Fra questi, quello più importante, vale la pena di ripeterlo, è l’interdipendenza. Siamo ormai legati l’uno all’altro da una rete di fili invisibili su cui circolano dati, malattie o informazioni. Qui sta il paradosso più innovativo del capitalismo intellettuale e delle reti: più condividiamo, più alimentiamo reti di fiducia, più viviamo in sistemi aperti ed innovativi e meno siamo (teoricamente) sicuri. Non dobbiamo mai dimenticarlo: più siamo interconnessi, meno siamo resilienti. Le reti sono fatte per propagare ed amplificare la conoscenza e le innovazioni, ma anche i disturbi, le interferenze, gli shock. Anzi, il pericolo è molto più forte e sottile. Più efficienti sono le reti, più velocemente i pericoli si diffondono. Le interconnessioni, come i legami tra broker e banche o la salute di ogni singolo passeggero su un volo a lunga distanza, sono piattaforme di interazioni che diffondono rischi. In un sistema lineare si possono monitorare gli effetti di una crisi come se si seguisse un percorso di tessere del domino che cadono una dopo l’altra. Ma in una rete di connessioni, animata da un cambiamento incessante, una predizione del genere è pura fantasia. Provate a interferire pesantemente in una Rete e avrete una reazione di cui non si può prevedere né la direzione, né la fine. Ecco una chiave di volta importante. Più strettamente siamo legati insieme, più forti e deboli insieme rischiamo di diventare. Con un corollario ineludibile: non possiamo sperare di gestire o controllare sistemi che sono miliardi di volte più complessi degli strumenti di governo che possiamo dispiegare. Come fare allora?

Dobbiamo provare a pensare in modo diverso. In un sistema complesso, quando si distribuisce il potere invece di concentrarlo, si scoprono vantaggi imprevisti. L’auto-organizzazione è presente nella gran parte dei sistemi più efficienti del nostro mondo. Pensate alla natura ed all’insieme di strutture e connessioni che rappresenta. Un solo esempio: lo squalo ed il pesce pilota. In termini tecnici, possiamo definirle architetture della collaborazione. Quando gli utenti si impegnano attivamente, le dinamiche del sistema si trasformano incessantemente: i fruitori smettono di essere consumatori e diventano partecipanti. Ne riparleremo, ma la competizione collaborativa è quel sistema aperto che consente di superare lo scoglio che generalmente blocca il futuro: il fatto che le informazioni importanti siano controllate solo da poche persone. Senza dimenticare che nei sistemi aperti si annidano i vantaggi più importanti del capitalismo intellettuale: la conoscenza e la conseguente consapevolezza di ciascuno di noi.

A cura di Angelo Deiana

 

Tratto da Uomo&Manager di Maggio 2019