Julio Velasco al LEADERSHIP DAY di Performance Strategies: “Uno dei nemici dei leader è…”
Julio Velasco al LEADERSHIP DAY, una grande esperienza al servizio dei manager
Julio Velasco è stato un grande allenatore, un attento dirigente sportivo, un manager serio e competente. In ogni sua avventura lavorativa ha sempre messo al servizio di chi lo ingaggiava la sua grande esperienza e il suo background culturale. Ora mette a disposizione di altri manager, tutta la sua competenza. Si è concluso a Milano il LEADERSHIP DAY di Performance Strategies con Julio Velasco grande protagonista.
L’ex tecnico di volley, attraverso numerosi esempi e aneddoti tratti dalla sua eccezionale carriera sportiva, ha spiegato ai manager cosa significhi concretamente essere un leader oggi. Un leader in campo non si differenzia molto da un leader in azienda: un buon sistema fa emergere in ogni contesto il meglio di ogni componente di un team, sopperendo ai difetti di uno con le doti di un altro. Il ruolo del leader consiste nel saper costruire il “gioco” in collaborazione con i membri della propria squadra.
I consigli ai manager di Julio Velasco
“Il nostro lavoro è convincere” ha dichiarato Velasco rivolgendosi ai manager in platea, “dobbiamo fare in modo che gli altri seguano le nostre idee. Nel mio caso dovevo convincere il presidente della squadra, il direttore sportivo e i miei giocatori, nel vostro capi e collaboratori. Possiamo impegnarci quanto vogliamo, inventarci di tutto, ma se non abbiamo convinto i membri della nostra squadra niente funzionerà. La leadership si sviluppa tutta lungo questa necessità di convincere”.
L’ex dirigente della S.S. Lazio, inoltre ha aggiunto: “Uno dei nemici più acerrimi del leader è il ‘sì sì, però…’. Questo tipo di risposta nasconde un ‘no’ provando ad aggirare il problema ed è molto pericolosa perché potrebbe lasciare cose non dette e compromettere un rapporto. Un buon leader dovrebbe sempre prendere di petto il problema e trovare la soluzione, cercando di alzare l’asticella e condurre il team oltre i limiti che ognuno dei suoi membri pensa di avere”.