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La Generazione Z si sente giudicata dai colleghi senior…

affrontare un incontro di lavoro

La Generazione Z è sempre più protagonista nel mondo del lavoro, ma più della metà dei rappresentanti di questa categoria ritiene che i colleghi più senior abbiano un atteggiamento giudicante o idee errate rispetto al loro approccio verso il lavoro.

Questo è quanto emerge da un recente studio di LinkedIn, secondo il quale, evidentemente sono presenti delle crepe tra le due generazioni.

Collaborazione e arricchimento reciproco: questi sono i valori della Gen Z

Il valore che apporta al contesto lavorativo ogni componente dello staff deve essere utilizzato e sfruttato da tutti. Gli intervistati dello studio, gli intervistati pensano in larga maggioranza (78%) di aver molto da imparare da colleghe e colleghi più senior.

Un dato, quest’ultimo, in linea con ciò che pensano i coetanei dei Paesi Bassi (sempre 78%), in Medio Oriente e Nord Africa (76%) e nel Regno Unito (72%). Solo i giovani professionisti in Germania sembrano un po’ meno ricettivi rispetto alle possibilità di apprendimento e miglioramento attraverso il confronto intergenerazionale, con solo il 64% che dichiara lo stesso.

Tornando in Italia, il 77% dei giovani lavoratori sostiene che sia fondamentale che le aziende promuovano ambienti di lavoro intergenerazionali e ben il 78% è convinto che una migliore comunicazione potrebbe contribuire a migliorare la produttività e ad ampliare le opportunità di apprendimento, influenzando anche il morale dei team. 

Cosa accade quando uno della Gen Z ha bisogno di aiuto?

Non è cosa semplice… infatti, secondo lo studio di LinkedIn, solo il 42% dei lavoratori Generazione Z si sforza di parlare con colleghi di età diverse sul posto di lavoro. E, quando lo fa, il 69% preferisce rivolgersi ai Millennials, probabilmente sentendosi più compreso per via della maggior vicinanza di età. Seguiti dalla GenX, cui il 62% della GenZ fa riferimento se alla ricerca di supporto, e, all’ultimo posto, i Baby Boomers (52%).

Su quali temi cercano aiuto? Oltre la metà (52%) si rivolge a colleghi senior per migliorare le hard skills, come la gestione dei tempi di lavoro e di progetti complessi, mentre il 39% è alla ricerca di una guida per stabilire i propri obiettivi professionali. Il 30% vorrebbe trovare un mentore o uno sponsor nel proprio percorso.

In generale, però, i più giovani colleghi pensano che i senior abbiano un atteggiamento giudicante o idee errate sull’atteggiamento della GenZ nei confronti del lavoro. Il 23% dei giovani intervistati in Italia e il 25% in media in tutti i paesi considerati nella survey (UK, Germania, Paesi Bassi, MENA), si sente in qualche misura a disagio nell’approcciarsi per chiedere aiuto e supporto a professionisti di altre generazioni. La principale motivazione addotta, in Italia, è la preoccupazione di risultare poco seri (41%). 

Tuttavia, la ricerca di LinkedIn, suggerisce che queste opinioni siano infondate e derivino piuttosto da una mancanza di comunicazione tra generazioni. Per oltre 7 intervistati su 10 (72%) di tutte le età, sentirsi appagati dal proprio percorso professionale è una priorità, così come raggiungere la stabilità (61%). Non solo, il 73% si dice disposto a lavorare duramente purché ci sia un significato in ciò che si sta facendo: un punto importante, quest’ultimo, per i giovani professionisti italiani che si riflette anche nelle loro opinioni rispetto a questioni etiche, relative alla cultura e ai valori aziendali. 

“Le idee, le opinioni e in definitiva l’approccio al mondo del lavoro che emerge dall’indagine che abbiamo condotto tra professioniste e professionisti della GenZ è per molti aspetti illuminante: ne emerge una generazione aperta e pronta a cogliere le opportunità di crescita e miglioramento, disponibile a imparare dai colleghi più avanti nel percorso di carriera”, commenta Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. “Per i leader è importante tener presente che, nonostante la giovane età, i giovanissimi sono il futuro delle aziende. E svolgono un ruolo imprescindibile nella costruzione di una forza lavoro diversificata, i cui membri abbiano competenze e capacità differenti. Per questo penso sia oggi più che mai importante, in termini di talent retention e attraction, creare un ambiente di lavoro intergenerazionale, aperto, e accogliere il bisogno di appartenenza di chi è entrato nel mondo del lavoro durante o subito dopo la pandemia, in circostanze più sfidanti rispetto ai colleghi di altre generazioni”.