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La profonda rivoluzione del mondo del management

esperienza di un manager

Siamo in un mondo nuovo. Dopo la pandemia, la cultura del lavoro e del mondo del management è mutata in modo significativo: in questo momento, e sempre più nel futuro, è necessario un forte legame di fiducia con l’impresa.

L’impresa, infatti, è di successo se riesce a inspirare fiducia all’esterno e alle risorse umane che al suo interno operano; a divenire, cioè, soggetto reputazionalmente affidabile.

La fiducia è elemento portante della relazione ed è anche l’espressione della misura in cui un soggetto, è riuscito ad assicurarsi una reputazione positiva. Il paradigma manageriale diventa allora molto semplice: non c’è sostenibilità senza fiducia né fiducia senza sostenibilità

Un paradigma che, pur implicando una buona dose di coraggio nell’intraprendere un percorso che comporta spesso ingenti investimenti in risorse umane e patrimoniali, costituisce alla fine anche uno strumento straordinario per valorizzare l’impresa di cui si è alla guida o in cui si lavora.

Ciò perché l’affidabilità che si consegue ha un valore di ritorno da parte del mercato che, se crede nell’impresa, la premia con una continuità di relazioni che supera la logica immediata della pura convenienza economica per trasformarsi in vero e proprio valore per tutti, manager, shareholders, stakeholders.

Un valore misurabile unicamente se l’impresa è affidabile ed ha acquisito, nel tempo quella credibilità che solo un comportamento etico e di responsabilità è in grado di creare una visione verso la sostenibilità. 

Il valore dell’etica

È dunque evidente che l’etica dell’impresa costituisce per la stessa anche un valore economico e si inserisce così a pieno titolo nella cosiddetta catena del valore prospettando l’utilizzo di nuovi percorsi e leve competitive coerenti con uno sviluppo sostenibile per la collettività.

Nel quadro della gestione delle persone, allora, assume rilievo l’esigenza di ridurre le rigidità manageriali di tipo transazionale che riducono il livello di relazionalità e di scambio. In tale circostanza, si rende sempre più necessario avviare processi di semplificazione delle relazioni che danno luogo a nuove strutture organizzative. 

Attraverso processi di collaborazione, infatti, è possibile superare i limiti della statica catena del valore: tutte le altre imprese del mercato (clienti, fornitori, concorrenti) non costituiscono più una minaccia per il conseguimento dei profitti, ma anzi sono alleati strategici nella condivisione di principi comuni e nella creazione di valore. 

In un’economia della conoscenza come quella di oggi è, dunque, importante che il mercato globale si configuri come una fitta rete di relazioni e connessioni che annullino le distanze temporali, spaziali e ideologiche. 

Queste connessioni   permettono   alle   imprese   presenti   nel mercato, di scambiare continuamente conoscenze e informazioni necessarie alla realizzazione di attività “sostenibili” dal punto vista economico-finanziario (in modo tale da garantire un equilibrio durevole tra risorse impiegate e risorse disponibili) dal punto di vista sociale (per evitare disparità di vita troppo grandi tra diversi ceti che offende la solidarietà umana e minaccia pace e sicurezza) dal punto di vista ambientale (la natura stessa infatti è diventata nel tempo fragile e bisognosa di protezione).

Sotto questo profilo le reti possono essere ulteriormente definite come circuiti di relazione e comunicazione al fine di favorire il reciproco scambio. È questo il valore della collaborazione (anche) competitiva: collaborazione e competizione vengono adottate contemporaneamente come strategie di sviluppo e come chiave di lettura di un mercato complesso, incerto ed in continuo cambiamento.

“Il talento fa vincere le partite, ma l’intelligenza e il lavoro di squadra fanno vincere i campionati”

Michael Jordan

A cura di Angelo Deiana