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L’acqua è il nuovo oro dell’età digitale

Acqua nuovo oro

Prima di essere investiti dallo tsunami epidemico, quasi tutti erano fan di Greta Thunberg e della decarbonizzazione del sistema produttivo. Ora invece tanti buttano per terra guanti e mascherine. Ci siamo improvvisamente dimenticati temi strategici per il futuro come quello dell’economia circolare. Ma soprattutto ci stiamo dimenticando il vero convitato di pietra del futuro: clima ed energia sono importanti per la vita umana, ma l’acqua lo è di più. 

L’acqua è il nuovo petrolio

Anche se non abbiamo ancora piena consapevolezza di tutte le potenzialità di sviluppo (dall’idrogeno alla fusione fredda) dai prossimi decenni l’acqua sarà molto più importante del petrolio. Per essa si scateneranno battaglie politiche e tensioni fra Stati, mentre i Paesi più ricchi d’acqua dolce avranno una ricchezza privilegiata. 

C’è però una differenza fondamentale tra i combustibili fossili e l’acqua: i primi sono beni economici e, anche se molti li consumano, si può farne comunque a meno usando fonti alternative come dimostra quella parte dell’umanità che è fuori dal ciclo degli idrocarburi.

Per l’acqua è diverso: senza acqua non si vive. Fin dalla preistoria, le comunità umane hanno sempre attinto direttamente alle proprie fonti. L’acqua, insomma, è da sempre considerata un bene comune a disposizione vicino alla propria casa o al proprio insediamento. Se scarseggiava, qualsiasi comunità migrava o si estingueva. 

L’acqua come bene economico

Nel XXI secolo, però, anche l’acqua è diventata un bene economico perché si è progressivamente destrutturato il rapporto tra domanda e offerta. Per capire quanto l’acqua sarà protagonista delle strategie dei governi, basta solo pensare che, in questo momento, oltre un miliardo di persone non ha accesso a quella potabile. 

La battaglia sull’acqua, dunque, non è solo una battaglia politica sul possesso delle fonti come per il petrolio, ma un confronto spesso conflittuale tra due concezioni: l’acqua come bisogno da soddisfare secondo le regole dell’economia, e l’acqua come diritto che deve essere garantito a tutti. 

In questo contesto complesso, aggravato dalla crisi economica pandemica, è chiaro che la gestione dell’acqua non può essere totalmente privatizzata. Al tempo stesso, senza un meccanismo economico che garantisca i grandi investimenti necessari, l’acqua non arriverà mai nelle periferie assetate delle megalopoli dei Paesi emergenti e del Quarto mondo. 

Per questo, pur in una globalizzazione ferita dal virus, proprio a partire dall’acqua è importante ricordare quanto sia importante coordinare sia i grandi investimenti infrastrutturali, ma anche i microprogetti anti inquinamento gestiti dalle comunità locali per valorizzare la qualità delle acque disponibili. La musica di fondo è sempre la stessa: con l’avvento delle reti, dobbiamo provare sempre a conciliare il grande con il piccolo, la dimensione locale con quella globale. 

In ogni caso, quando la situazione è complessa la verità è semplice. Il mondo ha sempre più bisogno d’acqua. È l’oro blu, anche perché da una parte ci sono i problemi per le popolazioni che non hanno (e non ne avranno) abbastanza. Dall’altra, la corsa all’approvvigionamento, la gestione dei flussi e lo sviluppo di un business che ha ripercussioni sulla sicurezza degli Stati, considerando che più di 260 fiumi rappresentano i confini di Paesi presenti nell’attuale mappamondo. Senza dimenticare che oggi l’economia trasforma in merce tutto ciò che serve direttamene alla vita umana. 

E l’acqua è il bene primario di questo nuovo processo produttivo globale. La strada è segnata e non ha alternative: l’acqua non è più un bene solo collettivo, ma anche un bene di scambio politico, economico, strategico. Per questo, molti Paesi potrebbero cominciare ad affrontare il problema facendo pagare per l’uso dell’acqua. Ma la vera alternativa potrebbero essere gli impianti di desalinizzazione che rendono potabile l’acqua di mare. Anche perché l’evoluzione tecnologica ci porterà, così come sta succedendo con l’elettricità, ad una sistema di desalinizzazione o di riciclo diffusa che abbatterà i costi distribuendoli nella rete dei punti di contatto collettivi. 

Un paragone col mondo del web

Il ragionamento è sempre lo stesso: così come è successo per il web, quello su cui dobbiamo puntare sono le piattaforme a rete in cui l’intelligenza collettiva, tecnologicamente applicata, possa rendere convenienti processi distributivi altrimenti non attuabili in termini economici. Chi pensava di poter distribuire i propri prodotti locali a livello globale a costi praticamente irrisori?

Dobbiamo farlo anche per l’acqua che, in fondo, è pur sempre un grande sistema di rete delle reti. 

“L’acqua non è forma ma sostanza. È per questo che assume la forma del contenitore e lo domina andando là dove essa vuole, a prescindere da qualsiasi schema”
Anonimo Dottore featuring Confucio

A cura di Angelo Deiana