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Lavorare all’estero: come fare per organizzarsi?

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Per necessità o per cultura: perché lavorare all’estero

Lavorare all’estero, come fare? A volte è una necessità, altre un desiderio di provare nuove esperienze. Ciascuno di noi sceglie la propria strada e talvolta questa conduce lontano da casa.

Gran Bretagna, Francia, Germania, ma anche Spagna, Austria e Sud Est Asiatico: spesso le mete oltre frontiera rappresentano una soluzione da intraprendere quando in Italia ci si trova chiusi da vincoli o soluzioni poco confacenti alle necessità e alle ambizioni. Secondo una recente ricerca di Migrantes.it, negli ultimi anni, la tendenza all’espatrio degli italiani sarebbe aumentata del 54%.

Lavorare all’estero: ecco i passi da fare

Ma, nel caso si decidesse di intraprendere questo percorso, formativo o lavorativo che sia, quali sono i passi più importanti da intraprendere? “Il primo passo – precisa Francesca Contardi, Managing Director di EasyHunters, prima società di ricerca e selezione con un Digital Operating Process – è informarsi in modo approfondito sulle reali opportunità offerte dai singoli paesi e, ovviamente, concentrarsi su quelle destinazioni in cui le aziende ricercano profili in linea con le proprie esperienze professionali.

Non è impossibile cambiare completamente settore, ma sarà certamente più complicato per chi ha lavorato nel marketing, ad esempio, cambiare paese e intraprendere una carriera in ambito finance. È scontato, ma è bene ripeterlo, che la perfetta conoscenza dell’inglese e di un’altra lingua straniera (che dipende dal paese di destinazione), è fondamentale”.

Con le frontiere aperte in Europa (dove viaggiamo sicuramente con maggiore frequenza), molti di noi hanno dimenticato di avere un passaporto. Quando è necessario? Quali sono i documenti per lavorare all’estero da richiedere?

Servono un visto o altri documenti specifici? Prima di iniziare a cercare attivamente una nuova occupazione, è bene avere tutti i documenti in regola.

Una volta sistemata tutta la parte burocratica, poi, è indispensabile conoscere usi e costumi locali. Ogni nazione, lo sappiamo, ha una propria cultura e non considerare le differenze, anche semplicemente quando si manda il curriculum vitae o ci si incontra per un primo colloquio conoscitivo, può rendere vana la ricerca di lavoro.

“Quando si scrive il cv – precisa Francesca Contardi – dobbiamo sempre ricordare che alcune informazioni (data di nascita, stato civile, foto…) che a noi sembrano indispensabili, non devono invece essere inserite nel cv destinato ad aziende di cultura anglosassone perché da molti anni non sono richiesti ai candidati. Le esperienze lavorative, poi, vanno inserite prima del percorso di studi perché i recruiters vogliono valutare, fin da subito, le competenze. Usare grassetti per mettere in evidenza i passaggi più salienti del proprio percorso può essere molto utile. Mai scrivere in prima persona (risulta poco professionale) ed esprimere opinioni personali”.

I paesi non anglosassoni hanno regole diverse. Per le aziende tedesche, è importante inserire per primi i dettagli personali (nome e cognome, indirizzo, numero di telefono, e-mail, account Skype) perché senza queste informazioni il curriculum potrebbe essere considerato incompleto. Subito dopo vanno inserite le esperienze lavorative – a partire da quella più recente/attuale – il percorso di studi, le competenze linguistiche e informatiche. Le stesse regole valgono anche per la Francia, anche se in questo caso la formazione viene prima delle esperienze professionali. In Spagna, invece, valgono più o meno le stesse regole, ma si richiede che il cv sia scritto in lingua spagnola.

E negli Stati Uniti? “In USA – spiega Francesca Contardi – vale la regola dei 30 secondi, ovvero del tempo che, per la prima volta, il recruiter impiegherà per osservare il cv che ha ricevuto. E’ fondamentale, quindi, che sia breve, molto chiaro e di facile lettura. Anche in questo caso, non vanno inseriti dati anagrafici. Sono sufficienti nome, cognome, indirizzo e-mail e telefono per poter essere ricontattati facilmente. A seguire bisogna indicare percorso di studi, l’esperienza professionale, le competenze linguistiche e informatiche. Anche gli hobbies possono essere considerati un’informazione superflua, quindi il consiglio è di non inserirli a meno che nell’annuncio non sia esplicitamente richiesto di indicarli. Non usare mai la prima persona e optare per frasi brevi, senza inutili giri di parole. Utilizzare comunque sempre la regola simplicity is preferable to complexity“.