Lavorare in smart working è conveniente. Ecco quanto si risparmia
Lo smart working è sempre più una consolidata realtà per alcune aziende, per altre una modalità di lavoro da attuare in futuro, per molte un sogno irrealizzabile. Eppure lo smart working è uno dei desiderata maggiori per chi è alla ricerca di un lavoro.
Sono circa 3,6 milioni, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021, i lavoratori da remoto, con un calo che si registra nella PA e nelle PMI, mentre si rileva una leggera ma costante crescita nelle grandi imprese che, con 1,84 milioni di lavoratori, contano circa metà degli smart worker complessivi. Per il prossimo anno si prevede un lieve aumento fino a 3,63 milioni.
Dati importanti che non possono non essere tenuti in considerazione per chi fa business o vuole iniziarne uno.
L’impatto dello smart working
Operare in smart working può portare ad un risparmio, per un lavoratore che operi due giorni a settimana da remoto, di circa 1.000 euro all’anno per effetto della diminuzione dei costi di trasporto. Tuttavia, nella stessa ipotesi di due giorni alla settimana di lavoro da remoto i costi dei consumi domestici relativi a luce e gas può incidere però per 400 euro: quindi il risparmio complessivo annuo è mediamente di 600 euro.
Per le aziende lo Smart Working permette una riduzione dei costi importante: consentire ai dipendenti di svolgere le proprie attività lavorative fuori della sede per 2 giorni a settimana permette di ottimizzare l’utilizzo degli spazi isolando aree inutilizzate e riducendo i consumi, con un risparmio potenziale di circa 500 euro l’anno per ciascuna postazione. Se a questo si associa la decisione di ridurre gli spazi della sede del 30%, il risparmio può aumentare fino a 2.500 euro l’anno a lavoratore.
Questi sono i risultati dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno “Smart Working: Il lavoro del futuro al bivio”.
“La diffusione delle iniziative di Smart Working negli ultimi due anni ha portato numerose organizzazioni e persone a confrontarsi con un modo di lavorare radicalmente diverso rispetto a quello adottato prima della pandemia – spiega Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working -. Spesso, tuttavia, l’applicazione delle nuove modalità di lavoro si è concretizzata con l’introduzione del solo lavoro da remoto, che ha consentito di gestire le emergenze e supportare il work-life balance delle persone, ma che non rappresenta un ripensamento del modello di organizzazione del lavoro. È il momento di riflettere su cosa sia il ‘vero Smart Working’, che deve essere l’occasione per attuare un cambiamento più profondo, incentrato sul lavoro per obiettivi e una digitalizzazione intelligente delle attività”.
Un aiuto per l’ambiente
Il lavoro in smart working permette anche di salvaguardare l’ambiente: infatti, sempre secondo i dati dello studio, si riducono le emissioni nocive di circa 450 Kg annui per persona. Questo è il risultato di tre componenti su base annua: la riduzione degli spostamenti, che permette il risparmio di 350 Kg di CO2, le emissioni risparmiate nelle sedi delle organizzazioni che hanno introdotto lo Smart Working (pari a circa 400 Kg di CO2) al netto delle emissioni addizionali dovute al lavoro dalla propria abitazione (in media circa 300 Kg di CO2). Considerando il numero degli smart worker attuali pari a 3.570.000 di lavoratori, l’impatto a livello di sistema Paese calcolate sarebbe pari a 1.500.000 Ton annue di CO2. Tale quantità è pari a quella assorbita da una superficie boschiva di estensione pari a circa 8 volte quella del comune di Milano.
Il benessere aumenta
In base alla modalità di lavoro scelta, si possono distinguere tre profili di lavoratori: on-site worker, che lavorano stabilmente presso la sede di lavoro, lavoratori remote non smart, che hanno la possibilità di lavorare da remoto ma non altre forme di flessibilità, e smart worker, che hanno flessibilità sia di luogo sia oraria e lavorano secondo una logica orientata agli obiettivi. Analizzando il benessere dei lavoratori sia dal punto di vista psicologico che relazionale, gli smart worker hanno migliori risultati sia rispetto agli on-site worker sia ai lavoratori remote non smart. Questi ultimi mostrano livelli di benessere più bassi non solo rispetto agli smart worker, ma su molte dimensioni anche rispetto ai lavoratori on-site che non hanno la possibilità di lavorare da remoto.
Smart Working Award 2022
In occasione del convegno, sono anche stati assegnati gli “Smart Working Award” 2022, il riconoscimento dell’Osservatorio alle organizzazioni che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro con i propri progetti di Smart Working. Baker Hughes è il vincitore dello “Smart Working Award 2022” fra le grandi imprese, Storeis ritira il premio fra le PMI, la Presidenza del Consiglio dei Ministri riceve il riconoscimento nella categoria PA.