Lavoro agile: ora ci sono gli zainocratici, i professionisti nomadi

zainocrazia

Una delle società leader in termini di ricerche di mercato, la Doxa, in occasione della Settimana del Lavoro Agile ha voluto interpretare una tendenza destinata a rivoluzionare la vita professionale (e non solo) di tutti noi, con una parola: zainocrazia.

In Italia sono oltre 250 mila i “lavoratori agili”, che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità d’impiego in termini di luoghi, orari e strumenti utilizzati per svolgere al meglio le proprie mansioni. E sono pari al 7% di tutti gli impiegati, quadri e dirigenti. Lo dice l’Osservatorio sullo “smartworking” del Politecnico di Milano, curato proprio da Doxa. “Si tratta di persone assunte all’interno di aziende perlopiù medio-grandi e grandi, dislocate prevalentemente nel Nord Italia, in quasi 7 casi su 10 sono uomini (a sorpresa!) ehanno un’età media di 41 anni” specifica Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa.

Nel Jobs Act Autonomi, approvato il 10 maggio scorso con il via libera in terza lettura dal Senato, riflettori accesi anche sul lavoro agile o smart working. Finora il tutto era regolato dalla contrattazione individuale o aziendale e dunque di secondo livello. Ora c’è una normativa nazionale, che tra le altre misure garantisce stesso stipendio, parità contrattuale e diritto alla disconnessione a chi lavora in remoto.

E in molti sono pronti a scommettere che farà da volano allo smart working. Incentivando tassi di crescita ancora più forti rispetto a quelli registrati finora: +40% negli anni tra il 2013 e il 2016.

Ma la zainocrazia va oltre il concetto stesso di lavoro agile e fotografa un vero e proprio modo d’essere. Quello del professionista nomade che si gestisce tra luoghi e mansioni. Anche in qualità di imprenditore di se stesso, cogliendo le opportunità che gli offre in quel momento il mercato del lavoro. Ovunque esse si trovino. E, con questa accezione, i 250 mila “lavoratori agili” diventano molti, molti di più. Quanti? Difficile stimarlo. Anche perché non ci sono parametri adeguati per fare i calcoli. Avere la partita Iva non basta. Quelle attive in Italia stando proprio al Giornale delle Partite Iva sono 6,2 milioni. Ma il focus non è su quelle. Parola di Leonardo Previ, docente di Gestione delle Risorse Umane all’Università Cattolica di Milano e autore di “Zainocrazia” (in fase di pubblicazione): “Gli zainocrati sono i nostri figli, coloro che con l’aiuto di uno zaino sono in grado di affrontare al meglio la volatilità, l’incertezza, la complessità e l’ambiguità dell’odierno mercato del lavoro sfruttando al meglio le proprie capacità fisiche e mentali”. E sugli oggetti da mettere nello zaino Previ è categorico: “un mazzo di tessere per i mezzi pubblici, un taccuino, un computer molto leggero e… abbondanza di spazio vuoto”.