Leadership, management e cambiamento

Leadership, management e cambiamento

Lo sappiamo tutti da sempre: il processo evolutivo di ogni forma di vita risiede nel fatto che i singoli e le organizzazioni devono prima o poi poter mettere in discussione le regole del gioco entro cui vivono. 

I confini di ogni singolo soggetto si estendono, sfumano, si riallacciano a quelli di altri soggetti, delle reti, delle altre organizzazioni; la capacità di reazione immediata a eventi di mercato o di “crisis management” assume un’importanza crescente (e talvolta vitale) per tutti. 

D’altra parte, nessuno ha la palla di vetro. La cosa importante è che, alla (vere o presunte) capacità di ognuno di noi di individuare per primi come si evolverà un certo settore o un certo fenomeno, devono accompagnarsi flessibilità operativa e rapidità di esecuzione in quello che possiamo considerare un vero e proprio comportamento manageriale.

E questo perché ogni crisi è un punto di passaggio dove tutto subisce un cambiamento subitaneo dal quale si esce trasformati. A volte la decisione non arriva immediata, è frutto di un lungo macerarsi, di un travaglio lungo e tempestoso perché lo scenario della crisi come passaggio di cambiamento può manifestarsi come perdita di un mondo, di un pezzo di noi.

Eppure, non è così: la crisi è solo una nuova opportunità di crescita che ci offre il mondo. La domanda che ci dobbiamo porre, alla fine, è sempre la stessa: saremmo stati meglio prima? Può darsi. Ma la domanda successiva è la seguente: quello stato di (presunto) benessere, quella sensazione di felicità erano fatti per durare per sempre oppure erano solo stati temporanei? 

La risposta, com’è chiaro, è ovvia. È la nostra vita, di tutti i giorni e di sempre. Nulla è per sempre, tutto è pro-tempore. È allora tanto vale prendere le crisi per quello che veramente sono: il dischiudersi, qualche volta complesso, qualche volta doloroso, di nuovi, forse importanti ma comunque sempre nostri, significativi orizzonti.

Fermiamoci per un momento a riflettere: la nostra vita è fatta di un costante stato di cambiamento. Cosa fare allora? La cosa più importante è l’accettazione manageriale del mondo per come è e l’accettazione di noi stessi e di come siamo fatti. Non dimenticando che questa è non solo la chiave della felicità individuale, ma è anche la chiave della felicità del mondo. 

Per cambiare dobbiamo tenere presente le logiche dell’evoluzione: se non accettiamo il mondo, partecipiamo alla crisi del mondo in maniera negativa. Se invece accettiamo il mondo per come è, partecipiamo al cambiamento positivo e siamo dei veri leader e manager. 

Dunque, dobbiamo accettare il mondo per come si sviluppa e lavorare su di noi per essere sempre più felici e in condizioni di partecipare all’evoluzione del mondo

Leader o manager, a questo punto, non importa più. L’importante è che siamo sempre e comunque noi stessi.

“Negli ultimi 33 anni mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi se fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi? E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato”

Steve Jobs

A cura di Angelo Deiana