Leadership per… (l’) eccellenza
La leadership riguarda il senso della direzione, le ragioni della guida, i termini della conduzione. Il termine to lead deriva da una parola anglosassone che significa guidare. Le origini del managing sono relativamente recenti e risalgono al diciannovesimo secolo, quando ingegneri e contabili cominciarono ad occuparsi di gestione dei processi produttivi e ad interessarsi alle connessioni tra lavoro e organizzazione dentro le grandi realtà imprenditoriali.
Per tantissimi anni abbiamo vissuto un capitalismo che si basava su due grandi fattori della produzione: capitale e lavoro. Oggi, nel pieno di una grande trasformazione, la virtuosa combinazione di capitale e lavoro, pur generando profitto non basta ad innescare quei processi di innovazione e cambiamento necessari per navigare tranquillamente nel mare magnum delle incertezze economiche e delle turbolenze dei mercati finanziari.
La conoscenza è la base
Siamo entrati in una nuova fase del capitalismo in cui è la conoscenza il fattore strategico di cambiamento e solo i grandi leader fanno la differenza, specie dentro le organizzazioni professionali e le grandi strutture aziendali. Non è sufficiente identificare un buon modello di management ma è necessario attivare anche un modello di leadership serio e duraturo (visione, competenze del team, comunicazione, innovazione, motivazione all’impegno.
Cosa fanno i leader
I veri leader non chiedono solo una semplice osservanza ai precetti impartiti, una cieca obbedienza agli ordini ricevuti, una ferrea ottemperanza alle procedure stabilite in vista del raggiungimento di un determinato obiettivo, al contrario hanno un’autentica passione per la propria missione, inseguono un sogno, rincorrono un progetto, spesso condiviso con il team, e lo portano a compimento a tutti i costi. Il loro entusiasmo è contagioso, la loro energia è contaminante e sanno bene che l’interdipendenza è una delle componenti fondamentali nella vita di un’organizzazione.
Le qualità di un leader
I veri leader sanno essere flessibili di fronte a nuove sfide, hanno spirito di adattamento rispetto alle circostanze, si adeguano con pragmatismo ai cambiamenti, accettano il rischio con realismo e ottimismo e sanno interpretare la sconfitta come un’opportunità piuttosto che come una minaccia. I buoni leader hanno una spiccata attitudine al coordinamento e all’organizzazione nella gestione dei compiti e/o funzioni, comunicano ed ascoltano e stimolano gli altri a fare altrettanto, rafforzano lo staff e realizzano quel senso di affiatamento e di appartenenza che li rende straordinariamente affiliativi. I leader autorevoli sono abili mentori, esperti nell’influenzare gli altri, sanno essere stimolanti e persuasivi quando si rivolgono al gruppo e conoscono il magico potere della risonanza. Perché è la risonanza il fattore essenziale di una leadership orientata ai risultati e al cambiamento. Come scrivono Daniel Goleman, Richard E. Boyatzis, Annie McKee nel famoso saggio Essere Leader, “i leader capaci di risonanza sanno quando essere collaborativi e quando invece visionari; sanno distinguere i momenti in cui è necessario ascoltare e quelli in cui bisogna imporsi”.
I fattori di crescita
Insomma, un leader che sia in grado di mantenere alti i livelli di collaborazione, di cooperazione e di condivisione nell’idea e nell’azione saprà inevitabilmente valorizzare le qualità dei collaboratori creando sintonia e contagio emotivo. Ogni processo di cambiamento in azienda si basa sulla competizione collaborativa e tale condizione genera un macrovalore altissimo in termini di produttività e valore aggiunto, di efficacia ed efficienza. La leadership dovrà valorizzare non solo le risorse strumentali e tecnologiche ma anche le risorse umane. Data l’importanza dei rapporti interpersonali e delle dinamiche emotive di gruppo, la gestione delle risorse umane è strategica. Quando si attivano circuiti di fiducia, di collaborazione e di motivazione basati su leadership consultiva e partecipativa, si costruisce una forte identità aziendale e si rafforza il senso di appartenenza all’impresa. Non solo, si attivano quelle condizioni favorevoli per instaurare un ambiente fortemente etico e un management morale, orientato ai risultati e parimenti alla responsabilità sociale. Un nuovo modello di leadership, insomma, deve saper coniugare la capacità di organizzare la dimensione istituzionale ed organizzativa con quella formativa e creativa, la necessità di orientare i risultati ed esaltare i talenti con l’opportunità di attivare processi seri e duraturi nonché misurabili in termini di accountability e compliance.
A cura di Domenico Annunziato Modaffari
Tratto da Uomo&Manager di Febbraio 2017