L’innovazione è una cosa seria. Le persone saranno la tecnologia del futuro
L’innovazione siamo noi
Protagonista di ogni processo produttivo e risorsa insostituibile nel capitalismo post-fordista, il capitale umano diventa l’elemento chiave per valorizzare le filiere digitali, sia nei Centri di Ricerca delle grandi aziende, sia nei luoghi in cui vengono erogati ai cittadini servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico.
Human Enabler People
Consapevolezza del proprio contributo connesso con quello del collega della Business Unit vicina, utilizzo di ogni spazio e tempo digitale messo a disposizione dalle Tecnologie 4.0, impegno professionale richiesto senza vincoli di ufficio, ma misurato su obiettivi chiari e stimolanti ed un lavoro sempre più in co-working, sono caratteristiche essenziali richieste ai manager che oggi vogliono fare la differenza.
Perché tutti cercano nuove sfide, ma pochi riescono a portare in dote un’influenza tale sul mercato da brillare per farsi scegliere.
Allo stesso tempo, in questa gara di eccellenza, sono considerate competenze relazionali altrettanto significative un’equilibrata gestione dei rapporti interpersonali, dentro e fuori il contesto lavorativo, una solida capacità di ascolto, empatia ed assertività nella comunicazione.
Saper comunicare non è più un optional
La capacità di comunicare in modo trasparente, concreto e senza barriere è essenziale per lavorare in team ed è una competenza strategica in ogni organizzazione, quando idee e progetti devono trovare il giusto flusso in un marketing che da tempo è passato dal modello multicanale a quello omnicanale.
Inoltre, abilità di ragionamento logico, una visione matematicamente creativa, capacità di analisi e abilità nel sintetizzare 30 pagine in una sola infografica chiara, pulita e completa, rappresentano il vero valore della Fabbrica Digitale 4.0 in cui vanno selezionate le giuste informazioni per rendere unico e personalizzato il ciclo produttivo.
Questo implica però la capacità di trovare soluzioni il più possibile semplici, e per questo davvero innovative, a problemi complessi.
Quelle che in gergo vengono definite soft skills, cioè le abilità sociali, comunicative e gestionali, le competenze trasversali acquisite durante esperienze personali, formative e professionali che diventano quindi sempre più decisive. E ricercate.
Il podio delle competenze
Se queste sono solo alcune delle qualità più ricercate, secondo il report di Accenture “Harnessing Revolution.
Creating the future workforce” presentato al World Economic Forum, entro il 2020 oltre un terzo delle abilità richieste saranno quelle che oggi non sono ancora considerate fondamentali.
Ad esempio, la capacità di adattarsi con resilienza alle difficoltà, il pensiero critico per rielaborare le informazioni acquisite, il sapere guidare un team in modo sano, valorizzando e motivando ciascuno nel proprio ruolo, il team building, poiché la sinergia in un gruppo di lavoro è il vero collante che stimola la riuscita di un progetto, l’intelligenza emotiva la cui pratica consente di riconoscere, comprendere e gestire le emozioni, ma soprattutto la creatività che consente di rompere i vecchi schemi per plasmarne di nuovi.
In pratica, la Quarta Rivoluzione Industriale creerà anche in Italia più valore solo se il nostro Paese saprà sintonizzarsi sul tema delle competenze, su modelli flessibili di gestione del capitale umano, su precisi percorsi di riqualificazione professionale legati a programmi sostenibili di supporto al reddito, sulla capacità di fare sistema piuttosto che dire di farlo e sulla concreta cooperazione tra individui ed organizzazioni.
In una società in cui l’economia della conoscenza è una pratica superata dall’economia dell’innovazione, contaminazione, formazione e flessibilità diventeranno le basi per la dimensione personale e professionale di ciascuno.
Dalle parole ai fatti
Questa rivoluzione copernicana è quindi una concreta opportunità per tutto il Sistema-Paese, a partire dall’ambito educativo per arrivare a quello economico; un radicale cambiamento di prospettiva non solo nell’evoluzione delle nostre carriere, ma anche del completo quadro sociale.
Investire su un nuovo piano di marketing innovation per l’azienda Italia e per i suoi azionisti e obbligazionisti, cittadini con imprese e lavoratori, è un impegno che deve legittimare sia le Istituzioni sia la Società. Ma questo capitalismo flessibile richiede anche il passaggio da una figura di uomo-dipendente a uomo-imprenditore. La maggiore flessibilità ed adattabilità sono senza dubbio la soluzione per il superamento della partecipazione passiva nel modello di lavoro tradizionale, ossia la strada verso una transizione digitale del lavoro tramite una gratificante partecipazione attiva al continuo processo di innovazione.
A cura di Domenico A. Modaffari ed Enrico Molinari Martinelli
Tratto da Uomo&Manager di Giugno 2019