Luca Marco Giraldin: “Ecco cosa fare per internazionalizzare la propria azienda”

Luca Marco Giraldin

In un mercato sempre più globale, pensare all’internazionalizzazione della propria azienda non è precluso nemmeno ai piccoli imprenditori, alla guida di realtà societarie di dimensioni limitate. Il problema, semmai, è come espandere il proprio business all’estero. Fare passi avventati, seguendo consigli di presunti “conoscitori di ogni mercato” non è auspicabile, ma affidarsi a professionisti qualificati, in grado di seguire passo passo il processo di internazionalizzazione dell’azienda, in virtù di un’autentica conoscenza di norme e leggi è la scelta migliore.

Per meglio comprendere quali siano i passi che deve compiere un’imprenditore che voglia esportare all’estero il proprio brand, abbiamo intervistato il Dott. Luca Marco Giraldin Partner, MEPAMERICA Non-lawyer Partner, MEPLAW P.C.

Intervista al Dott. Luca Marco Giraldin Partner, MEPAMERICA Non-lawyer Partner, MEPLAW P.C.

Cosa significa, per un’azienda, internazionalizzare il business?

L’internazionalizzazione rappresenta indubbiamente una delle fasi più cruciali e delicate nella vita di un’impresa. Per definizione, internazionalizzare è il processo strategico di espansione delle attività al di là dei confini nazionali, investendo e/o sviluppando dei rapporti commerciali all’estero.

Una strategia di internazionalizzazione si concretizza nell’insediamento in uno o più mercati target attraverso la creazione di società controllate, joint-venture, partnership strategiche o tramite attività di esportazione.

L’obiettivo primario è quello di sfruttare le opportunità offerte dal mercato estero, diversificando le proprie attività e facendo leva sui vantaggi competitivi su nuovi territori. Un aspetto cruciale di una strategia di internazionalizzazione è adattare prodotti, servizi e modelli di business alle specifiche esigenze e preferenze dei consumatori stranieri e del mercato, spesso caratterizzato da un contesto culturale e regolamentare differente da quello italiano.

Per tali motivi, internazionalizzare richiede un’accurata pianificazione, in particolare rispetto all’allocazione delle risorse finanziarie e umane a disposizione, nonché ad un’adeguata previsione e gestione del rischio d’impresa.

A che tipo di aziende conviene l’internazionalizzazione del proprio business?

L’internazionalizzazione rappresenta una tappa comune nella vita di molte imprese. Per alcune essa deriva dalla necessità di espandersi oltre i confini di un mercato già saturo; per altre, rappresenta l’opportunità di sfruttare un vantaggio competitivo all’estero.

Senza dubbio, la vocazione internazionale delle imprese italiane, la solidità dell’imprenditoria nazionale e la riconoscibilità del “Made in Italy” all’estero si pongono come validi alleati di un percorso di internazionalizzazione, specie nei confronti di quei mercati più ricettivi nei confronti dell’innovazione, della qualità e del gusto.

Questo percorso può inoltre risultare propedeutico per lo sviluppo interno delle PMI, consentendo loro di acquisire e strutturare le proprie competenze gestionali e strategiche, diversificando, allo stesso tempo, i propri investimenti. Tuttavia, un punto cruciale di una strategia di internazionalizzazione efficace, che richiede un notevole impegno sia dal punto di vista economico che operativo, rimane la volontà decisa di adattarsi alle esigenze dei mercati esteri in continua evoluzione.

Quali sono i passi da fare?

I passi per internazionalizzare una società sono molteplici e richiedono, come già accennato, una pianificazione ed esecuzione accurata. Inizialmente, è essenziale condurre un’analisi di mercato per identificare i mercati target in base ad alcuni indicatori quali le dimensioni del mercato, il potenziale di vendita, il contesto normativo, le considerazioni culturali e le preferenze dei consumatori.

Una volta identificati, l’azienda dovrà formulare una strategia di ingresso, che può variare a seconda dell’investimento previsto, da una logica di semplice esportazione di beni o servizi, ad accordi di partnership o joint-venture, fino alla costituzione di un’entità giuridica locale.

È cruciale sottolineare l’importanza della tutela della proprietà intellettuale e degli asset immateriali a livello extra-nazionale, così come l’adattamento culturale della propria azienda, ad esempio in termini linguistici. Inoltre, bisogna assicurarsi una completa conformità ai requisiti normativi di ciascuna giurisdizione, tra i quali, la governance societaria, la compliance fiscale e giuslavoristica, per le quali si invita a cercare il supporto di professionisti esperti. 

Una volta avviate le attività, bisognerà concentrarsi sull’espansione di una rete di relazioni istituzionali, monitorare il proprio piano di investimento finanziario ed implementare un sistema efficace di revisione del progetto imprenditoriale per adattarlo ad una visione di lungo periodo.

Quali sono i mercati attualmente più interessanti per le aziende italiane?

In questo periodo di incertezza a livello internazionale, osserviamo come gli imprenditori italiani stiano riprendendo ad interessarsi ai mercati “tradizionali”, come gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito, nonché al vicino Oriente, con particolare attenzione agli Emirati Arabi Uniti.

Questi mercati offrono infatti rilevanti opportunità commerciali supportate da un ecosistema commerciale già sviluppato in diversi settori, in particolare dell’industria e del terziario. Gli Stati Uniti d’America, ad esempio, vantano una vasta e diversificata base di consumatori, favorita da un’economia robusta e da un quadro normativo favorevole all’innovazione e all’imprenditorialità.

Nonostante la Brexit, il Regno Unito continua ad essere un polo finanziario internazionale di rilievo, con accesso privilegiato ai mercati e una forza lavoro altamente qualificata. Infine, gli Emirati Arabi Uniti, situati in una posizione geograficamente strategica, fungono da hub logistico e commerciale per i progetti orientati verso l’Oriente, grazie alla loro natura cosmopolita e ad un’infrastruttura moderna.

Non dimentichiamo infine che tutti questi mercati si caratterizzano per una forte sensibilità dei consumatori al “Made in Italy”. Grazie ad una consapevolezza e discernimento dei consumatori, essi offrono importanti opportunità di capitalizzare nei settori della moda, del design, dei beni di lusso, dell’agroalimentare e dell’automotive.

Che tipo di difficoltà si incontrano o possono incontrarsi nel processo?

Come accennato, l’internazionalizzazione rappresenta una fase delicata nella vita di un’impresa. Oltre alle difficoltà derivanti da un’inadeguata pianificazione finanziaria e commerciale, ovvero dalla concorrenza interna al mercato, non di rado gli ostacoli che si presentano, anche in mercati di prossimità, sono di natura linguistico-culturale, logistica e regolamentare.

Le differenze culturali possono infatti influenzare le negoziazioni, la comunicazione sia interna, che esterna e le preferenze dei consumatori. In termini di regolamentazione, i mercati tradizionalmente più strutturati possono prevedere significative barriere all’ingresso, quali rigorosi standard di prodotto, specifici dazi di importazione e requisiti di licenziamento per determinati settori di attività. Infine, le complessità logistiche e la mancanza di conoscenza del territorio possono porre delle sfide non trascurabili, andando ad appesantire le casse dell’impresa e rallentandone le operation quotidiane.

In che modo, un consulente esperto di internazionalizzazione come Lei, può facilitare l’apertura verso nuovi mercati?

Affidarsi a dei professionisti o a degli Studi professionali, con un’esperienza ed un’architettura bilaterale nelle giurisdizioni di origine e di destinazione può rappresentare una scelta vincente nel processo di internazionalizzazione.

Tale scelta, infatti, facilita l’espansione attraverso dei servizi, siano essi legali, fiscali o consulenziali, progettati non solo su misura del cliente, ma sui requisiti specifici di ciascuna giurisdizione. In tal modo, la responsabilità del professionista non si limita a fornire un servizio di alto livello, bensì di agire anche da “ponte” tra i diversi paesi, traducendo e modulando la comunicazione con i professionisti locali già al servizio dell’impresa.

Similarmente, la minore conoscenza del mercato rende necessario affidarsi a realtà professionali con un più ampio spettro di competenze, che non si limitino alla consulenza legale. Essa rimane prioritaria sia in ambito stragiudiziale che giudiziale, ma essa va integrata con altri servizi come l’incorporazione e governance societaria, la gestione e pianificazione fiscale, la tutela della proprietà intellettuale e la conformità regolamentare, immigratoria e giuslavoristica. Trovare dei partner fidati che possano aiutare le imprese ad espandersi nei mercati internazionali è fondamentale per minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità di crescita e successo.