Lunedì, iniziamo la settimana motivando noi stessi ed i collaboratori
Non è mai facile iniziare una nuova settimana dopo i tanto agognati due giorni di riposo del week end. Però c’è modo e modo di affrontare il lunedì. Ci sono quelli che si alzano dal letto svogliati, arrivano in ufficio arrabbiati e durante la giornata sono intrattabili. E poi ci sono quelli che, invece, prendono la giornata di petto, con grinta e determinazione e soprattutto con la voglia di ottenere risultati.
Ma come fare per riuscire a trovare ogni lunedì le giuste motivazioni? Ovviamente ciascuno ha il suo modo, ma principalmente bisogna trovare in sé la forza per farlo e anche quella di motivare i nostri collaboratori nel modo giusto, spronandoli e mostrando loro la strada da seguire.
Ci sono tante cose da fare: meeting, telefonate, email da inviare… Ma la cosa più difficile, come sanno bene coloro che sono alla guida di gruppi di lavoro, è motivare le persone che ci affiancano nella nostra attività quotidiana, i nostri collaboratori (o soci).
Come fare? Beh, qualche volta un’ispirazione può venire da grandi personaggi del mondo dello sport, della letteratura, del cinema, del teatro. A noi, è venuto in mente un momento particolare di un film fantastico: “Ogni Maledetta Domenica”, in cui il coach della squadra di Football dei Miami Sharks interpretato da Al Pacino, esorta i suoi a non mollare di un centimetro, a credere che il proprio destino sia in realtà solo ed unicamente nelle loro mani.
Ebbene, allo stesso modo, dobbiamo imparare anche noi manager, imprenditori, professionisti, a responsabilizzare i nostri collaboratori e renderli padroni della propria vita, che sarà certamente migliore se condivideranno con noi il loro entusiasmo!
E allora, forza! Iniziamo da subito, con un lunedì da leoni, anzi da… squali!
Il nostro consiglio è leggere e rileggere questo splendido discorso:
“Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti, alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.
Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Si perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi da anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.
Sapete col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo, capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloce o troppo lento e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.
In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.
E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.
Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?”