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Mauro Rubin: “Viviamo nel mezzo di una rivoluzione tecnologica”

Viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni. Quella industriale è certamente tra le più significative. Industria 4.0, realtà aumentata, tecnologia indossabile. Siamo nel bel mezzo di una nuova rivoluzione industriale? È quello che pensa Mauro Rubin, presidente di JoinPad e Moverio Evangelist di Epson Italia, con il quale abbiamo voluto approfondire temi che riguardano il mondo manageriale e dell’imprenditoria in generale. Bisogna adeguarsi e prepararsi ad un nuovo metodo di lavoro: servono professionisti in grado di comprendere il momento e guidare le aziende verso la trasformazione. Questo è il momento giusto per farlo.

Che cos’è l’Industria 4.0?

È un nuovo approccio alla gestione dei processi all’interno della realtà industriale, dell’azienda: utilizzando nuove tecnologie (sensori, protocolli di comunicazione ecc ) si utilizza l’informazione in maniera nuova. L’informazione è il cardine su cui tutto ruota e i sensori all’interno dell’azienda misurano le prestazioni, ottimizzano in tempo reale i processi e condividono le informazioni tra i vari dipartimenti, rendendo più omogenei i processi.

In che modo sta cambiando il mondo del lavoro?

Le precedenti rivoluzioni industriali hanno richiesto decenni, la quarta sta avvenendo in tempi molto più rapidi. È una rivoluzione tecnologica e di processo, che impatta fortemente le risorse umane. Servono nuove figure professionali che facciano comprendere i vantaggi della tecnologia, ma che sappiano anche gestire i processi. Come il service designer.

I manager moderni hanno capito cosa sta accadendo?

Alcuni sì, i più non ancora. È un problema culturale. Serve fare formazione all’interno delle aziende per aggiornare coloro che vengono dalla vecchia scuola. Servono anche nuove figure come i service designer, a cui non si può rinunciare se si vuole essere competitivi.

In che modo la realtà aumentata contribuirà a far crescere le aziende?

Tutto parte dall’informazione, che mi trova se sono il suo destinatario. Ma per funzionare deve soddisfare la regola delle tre esse: shareable, simple e smart. Condivisibile in tempo reale tra sistemi e anche tra persone; semplice per essere compresa con facilità; intelligente per raggiungere l’interlocutore giusto al momento giusto. In questo contesto la realtà aumentata risulta essere l’interfaccia uomo-macchina più semplice e intuitiva per utilizzare questo nuovo tipo di informazione. Questo tipo di approccio è tipico del Context Computing, dove i sensori elaborano informazioni grezze, gli algoritmi le analizzano e le rendono disponibili all’uomo e l’intelligenza artificiale le distribuisce sul campo alle persone che ne hanno bisogno. Le persone, grazie all’uso di smartglasses (come gli Epson Moverio) o di tablet, interagiscono con luoghi, oggetti e altre persone, le rielaborano e le restituiscono all’intelligenza artificiale. Questo sistema ci permette di essere performanti per migliorare un processo di logistica, un sistema di manutenzione oppure il controllo di qualità.

Quando tutto ciò sarà davvero consuetudine?

In realtà dovrebbe già esserlo! Questa tecnologia permette di essere più competitivi, è già stata implementata e lo sarà sempre di più. Bisogna che le aziende siano veloci nel reagire e riescano ad adattarsi a questo nuovo approccio di lavoro.

Quanto durerà il processo di adattamento e quanto costerà?

Dipende dai settori. Un’azienda che nasce adesso e acquista macchinari nuovi, probabilmente li troverà già dotati di sensori attivi per l’analisi e le performance, mentre per chi esiste da molti decenni e magari non si è evoluto nel tempo sarà probabilmente molto costoso.

In che modo Epson sta lavorando ai progetti relativi?

Epson ha colto il cambiamento in atto già due anni fa ed è oggi il primo e unico costruttore che è già alla quarta generazione di smartglasses, con un modello specifico per il settore industriale: Moverio BT-2000. Il supporto di Epson è molto importante in questa fase, perché ci permette di offrire una soluzione professionale e certificata all’interno di un settore industriale per migliorare l’usabilità delle informazioni portandole direttamente sul campo visivo degli operatori.

La formazione sarà determinante: saremo pronti al momento giusto?

Stiamo parlando di ripensare l’azienda, non di inserire una nuova tecnologia, per quanto complessa possa essere.  Dobbiamo ripensare l’intera struttura aziendale così come chi si occupa di processi: è una vera e propria rivoluzione industriale perché va a toccare direttamente la definizione di azienda. In questo caso la formazione è sicuramente necessaria, ma deve partire dal vertice, amministratore delegato o direttore generale, perché poi tutta l’azienda si muova coerentemente. Serve, in sostanza, un cambio di mentalità del top management.

In termini economici, questa ennesima “rivoluzione”, porterà una crescita?

Non parlerei solo di crescita, ma di sopravvivenza delle aziende, quelle che avranno saputo cogliere e attuare il cambiamento in tempo utile per non morire. È necessario decidere se si vuole giocare la partita nei prossimi 10 anni o no.

L’Italia sarà all’avanguardia?

Abbiamo un potenziale di crescita che è anche elevato. Ma abbiamo anche un’economia “ostile”: più difficoltà a sviluppare le aziende, più complicazioni burocratiche e legali, più ostacoli all’innovazione. Ci sono investimenti ridicoli a confronto di quelli pianificati in altri Paesi, ma non dobbiamo stare fermi a piangerci addosso. Dobbiamo prendere la valigia e viaggiare, per rendere le nostre società internazionali da subito. Siamo imprenditori e manager che lavorano su mercati globali e a quelli dobbiamo guardare. Si può essere il migliore nella provincia e l’ultimo a livello mondiale.

 

 

 

Tratto da Uomo&Manager di Ottobre 2016