Mondo 5.0 e competenze di crisis management: i first mover
Ormai lo sappiamo bene: il processo di creazione del valore attraverso la conoscenza trova nelle nuove tecnologie, nella globalizzazione e nei processi di riregolazione generate dalla crisi, lo spazio necessario per l’espansione di nuovi soggetti individuali e organizzati che vogliano cogliere le opportunità che gli sono offerte dai periodi di crisi.
Il “principio del vuoto”, che opera in economia come in fisica, assicura che le opportunità di raggiungimento del successo vengano comunque sfruttate da uno o più soggetti: coloro che sanno scoprire e cogliere tali opportunità possono essere definiti “first mover”.
Chi sono i first mover
I first mover sono quegli attori economici e sociali che si sforzano di finalizzare all’innovazione e alla creazione di valore il proprio sistema allargato di relazioni e di saperi perché la competenza (distintiva rispetto agli altri) dei first mover consiste nella combinazione tra la loro capacità manageriale di visione/progettazione e il coinvolgimento di altri in termini di leadership in modo che tutti collaborino “in rete”.
Questo vuol dire che first mover non significa solo “primo” in ordine di tempo. Mai come in questo momento le variabili che guidano la data driven economy permettono a competitori più piccoli di entrare sul mercato e minacciare anche i soggetti più grandi. In sintesi, esiste una sola certezza: qualunque sia il vantaggio acquisito, nessuno può più considerarsi al sicuro.
D’altra parte, le organizzazioni acquisiscono ormai risorse capaci di offrire garanzie non solo sul piano delle competenze, ma anche sul piano sociale e relazionale: diventano perciò fondamentali, oltre alle competenze tecnico-professionali specifiche, le capacità di comunicare con l’esterno, l’assistenza alla clientela, il front-line.
Un mondo in continua evoluzione
In questo ambito, è chiaro che dati, tecnologie e managerialità sono i fattori chiave per la creazione di valore dei prossimi decenni. Un mondo 5.0 in continua evoluzione in cui è indiscutibile la constatazione che la società, l’economia, i singoli e le imprese sono immersi, al di là e oltre le diverse crisi finanziarie ed economiche, in un ambito cui la turbolenza è continua.
Tale turbolenza modifica con velocità crescente il gradimento di servizi, prodotti di consumo, beni di investimento di medio e lungo termine, trascinandosi dietro cambiamenti nei modi di percepire, acquistare, consumare e utilizzare servizi diversi per finalità, natura, qualità, prezzi e costi.
A partire da questi scenari, appare chiaro che non può più essere un obiettivo, per tutti in generale e per i manager in particolare, il posto di lavoro fisso. Diventa, invece, prevalente il perseguimento di una serie di competenze non sostituibili da parte di macchine e algoritmi:
- il problem solving complesso (per cui è necessario studiare le logiche di interdipendenza di rete);
- i soft skill, ovvero quell’insieme di competenze trasversali di intelligenza emotiva che prende le soluzioni tecniche e specialistiche e le rende applicabili in contesti e mondi diversi.
Con una conseguenza importante: tanto più alta diventerà la capacità di problem solving complesso di qualsiasi manager, tanto più dovrà aumentare la quota di soft skill del singolo manager/professionista per gestire le situazioni di crisi.
“Una volta colte, le opportunità si moltiplicano”
Sun Tzu
A cura di Angelo Deiana