Open Data, innovazione tecnologica e vita reale
L’innovazione corre veloce e la digitalizzazione delle attività quotidiane è sempre più intorno a noi. Basti pensare che la più tradizionale fra le attività di noi italiani, bere il caffè, oggi, oltre a soddisfare palato e olfatto, utilizza una tecnologia robotica per realizzare più di 120 tazze all’ora, assecondando così i gusti di un grande numero di utenti diversi.
Colpa di un algoritmo che raccoglie le informazioni sulla preparazione delle varie tazzine, le unisce esattamente come si farebbe per creare una preziosa miscela e le redistribuisce a qualsiasi bar che abbia la macchina del caffè in rete per imparare dall’esperienza. Insomma – materia prima permettendo – anche a Helsinki si potrà bere un buon caffè in base ai trucchi su temperatura di infusione, durezza dell’acqua e mix di miscela in tostatura, inviati “espressamente” da Napoli. Meraviglioso e sconvolgente al tempo stesso.
L’efficienza degli Open Data
In realtà, questa tipologia di dati rappresenta un valore aggiunto soprattutto nel rapporto che si crea ogni giorno tra Pubblica Amministrazione ed esigenze delle persone, conferendo un significato nuovo ai concetti di efficienza, partecipazione e trasparenza, grazie all’utilizzo di tecnologie di aggregazione, analisi, condivisione e trasmissione di dati, attenzioni sempre più strategiche nel rapporto Stato-Cittadino. Per questo, gli Open Data rappresentano un motore per l’innovazione, la crescita e lo sviluppo del sistema Italia e i dati necessari a ciascuno di noi si diffondono creando a loro volta innovazione e cambiamento. Allo stesso tempo, i nuovi canali di comunicazione digitali, possono essere uno straordinario fattore di accelerazione per il così detto “Open Government”, un processo di trasformazione degli Enti Pubblici che li rende sempre più partecipati ed aperti in termini di trasparenza delle azioni amministrative e di partecipazione diretta ai processi decisionali.
A cosa servono nella vita reale
Nei processi economici tipici dello sviluppo del capitalismo intellettuale e dell’economia della conoscenza, avere a disposizione dati pubblici ed aperti può aumentare la competitività anche nel settore privato, grazie alla creazione di startup dedicate, oppure può aiutare le città in cui viviamo a diventare sempre più Smart City, luoghi intelligenti e a misura d’uomo. Nell’interazione tra i diversi processi sociali, l’utilizzo dei dati diffusi riveste un ruolo primario, perché l’erogazione di servizi pubblici di qualità, accessibili e veloci, è strettamente legata al grado di alfabetizzazione tecnologica di chi ne usufruisce. Quanto più i cittadini saranno in grado di accedere alla rete e svilupperanno le competenze digitali necessarie per esercitare i propri diritti, tanto più la così detta “Cittadinanza Digitale” sarà considerata innovazione a disposizione di tutti.Nei processi istituzionali, infine, nei servizi di e-Government e nella semplificazione amministrativa, lo scambio di informazioni aperte può significare consistente razionalizzazione economica da parte delle Amministrazioni, incredibile rapidità di produzione di documenti grazie alla dematerializzazione, migliore qualità del lavoro pubblico e maggior tempo da dedicare alla programmazione.Questi sono solo alcuni esempi concreti di come un’immensa mole di informazioni possa giocare un ruolo decisivo nel riallacciare il rapporto di fiducia tra società civile e PA oppure di come possa contribuire allo sviluppo delle nostre PMI, grazie ad una puntuale pianificazione delle strategie commerciali, un aumento del livello di soddisfazione del cliente, una corretta previsione degli investimenti produttivi ed uno sviluppo di nuovi servizi per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Il futuro dei Dati
Un corretto utilizzo dei dati oggi, può rappresentare anche l’opportunità di investire sul patrimonio culturale dell’Italia e un’occasione per utilizzare il potenziale delle reti ad alta velocità in grado di favorire innovazione e competitività nel settore, perché sappiamo che il sapere è sempre più condiviso e i dati rappresentano la vera ricchezza del nuovo capitalismo imperniato sulla conoscenza. Per questa ragione, estrarre valore dai dati risulta strategico nei sistemi decisionali. Se, come sostiene Romano Benini nel saggio “Destini e Declini” «l’innovazione è una grande spinta chiamata alla funzione fondamentale di collegare il pensiero creativo all’utilizzo di strumenti adeguati”, allora oggi i dati sono lo strumento di una rivoluzione che porta tutti noi nel Futuro 4.0 E allora, reduci dalla “Digital Assembly” organizzata a fine giugno a Sofia in Bulgaria da Commissione europea in collaborazione con la Presidenza bulgara del Consiglio dell’Unione, il binomio è chiaro: più competenze digitali, meno file agli sportelli.
A cura di Domenico Annunziato Modaffari ed Enrico Molinari
Tratto da Uomo&Manager di Luglio-Agosto 2018