Più di 1 italiano su 4 non sa leggere bene la busta paga

leggere la busta paga

La notizia è di quelle che fanno sorridere, ma fino ad un certo punto. Secondo lo studio “Workforce View in Europe” di ADP, che ha preso in esame oltre 10.000 dipendenti in Francia, Germania, Italia (1400), Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Regno Unito, in cui si è parlato di lavoro, alla domanda “se ci fosse un errore in busta paga lo sapresti individuare?”, il 73% degli italiani ha risposto si, ma vi è un incredibile 27% che non ne è per niente sicuro.

In particolare, il 12% afferma di ricevere un documento a suo dire troppo confusionario, un 15% dice addirittura di non leggerla mai.

“Il Payroll in Italia è oggi fra i più complicati al mondo, con una sovrapposizione storica di provvedimenti, leggi e norme, alcuni risalenti ai primi decenni del ventesimo secolo; si aggiungono poi frequenti cambiamenti nelle prassi operative e un complesso sistema contributivo-fiscale, in parte basato su criteri nazionali e in parte articolato su più livelli territoriali e settoriali. È in effetti un documento complesso, ma il lavoratore è il primo che deve saperlo leggere. La busta paga è un documento essenziale, che va costantemente monitorato dal lavoratore, non solo per controllare l’importo dello stipendio, ma anche i giorni di ferie, il numero dei ROL, le imposte pagate. Non leggere la busta paga è una mancanza da colmare” afferma Oscar Rottigni, Normativa & Soluzioni Standard Manager di ADP Italia.

Capire la busta paga non è per tutti

Studiando le varie età anagrafiche, appare chiaro che i meno preparati in materia di “cedolini” dello stipendio siano i più giovani, in particolare quelli dai 16 ai 24 anni. Anche in questa fascia è il 27% ad affermare di non capire bene la propria busta paga, ma ben il 19% conferma che è così perché proprio non la legge. I più attenti? Sono gli over 55 tra i quali solo il 13% dice di non leggerla (con una percentuale di “non la capisco” che è comunque del 26%).

Attenzione quindi a quello che avverrà di qui a breve, perché ci sono novità per il periodo marzo-aprile (alcune in atto già da inizio anno), come per esempio il cambio degli scaglioni e delle aliquote Irpef (passate da 5 a 4), la modifica delle detrazioni per tipologia di reddito e il nuovo trattamento integrativo per i titolari di reddito da lavoro dipendente. Il cambiamento più imminente è sicuramente quello dell’assegno unico.

“Il D.Lgs. 230/2021 ha introdotto, con decorrenza 1° marzo 2022, l’assegno unico universale in sostituzione degli assegni per il nucleo familiare dei nuclei con figli e i nuclei orfanili e delle detrazioni per figli a carico fino ai 21 anni. L’assegno unico universale è un beneficio economico su base annuale, il cui importo varia in base alla composizione del nucleo familiare e dell’ISEE, riconosciuto direttamente dall’INPS ai soggetti richiedenti: la possibilità di presentare domanda è stata attivata dall’Inps a far data dal 1° gennaio 2022” specifica Rottigni.

Sicuramente, dopo aver letto questo articolo qualche dubbio in più vi verrà… È vostro diritto chiedere spiegazioni e chiarimenti!