Professionisti e genitori o genitori e professionisti: la difficoltà di coniugare il lavoro con la famiglia
Essere professionisti e genitori non è un’impresa facile. Mettere insieme le necessità lavorative e familiari è complicato in quanto le due cose spesso inevitabilmente si sovrappongono. Rispettare una consegna quando tuo figlio è a casa con la febbre non è cosa da poco, così come dover spiegare al proprio capo che dobbiamo portare nostro figlio alla finale del torneo di basket, proprio il giorno della riunione programmata mesi prima…
Il 77% dei genitori italiani ha difficoltà economiche e organizzative nella gestione della famiglia. Questi i dati del report “Le sfide della genitorialità” di QUID+, a cui hanno preso parte per il 56%, genitori con un’età compresa tra i 30-40 anni, seguiti dal 37% circa di genitori ultraquarantenni.
Un dato che ci fa fatto riflettere su come sia difficile gestire i due ruoli. È possibile vivere senza lavorare? A meno che non si vantino rendite di vario tipo, no. Rinunciare a crearsi una famiglia per il lavoro, non è affatto giusto, anche se c’è chi lo fa per convinzione e va rispettato.
Ma chi è genitore, sa benissimo che dal momento in cui viene al mondo, un figlio porta con sé gioie infinite e altrettante necessità di attenzioni. E di questo, bisogna saperlo, il lavoro inevitabilmente ne risentirà.
Coniugare il ruolo di genitore con quello di professionista
In linea generale si è genitori in due, quindi le famiglie unite possono in un certo senso dividersi i compiti: eppure le difficoltà non mancano in quanto, al giorno d’oggi, bisogna essere in due anche a lavorare per vivere dignitosamente. E cosa succede quando la scuola chiama perché i figli non stanno bene? O si rende necessaria una visita medica in orario d’ufficio? O magari bisogna prendere parte alla recita scolastica? Chi va? Spiegare i nostri problemi familiari al lavoro è qualcosa che può mettere a disagio sia per chi li espone, che per chi li ascolta.
Tutti hanno i propri problemi, ma coniugare il ruolo di genitore con quello di professionista o lavoratore dipendente è davvero difficile. Certamente può essere utile non raccontare frottole sul lavoro e chiarire fin da subito le proprie esigenze ed eventuali necessità. Sul tema, oggi le aziende sembrano essere molto più flessibili rispetto al passato.
Un’altra soluzione può essere rappresentata dalla scelta professionale consapevole di svolgere unicamente di lavori a collaborazione, che non richiedano, se non sporadicamente, la presenza fisica in ufficio.
Una sana organizzazione della giornata forse non è la panacea ai problemi, ma può certamente aiutare. Suddividersi i compiti nelle 24 ore, come dicevamo in precedenza, è sempre una buona idea, così come il ricorso al supporto dei nonni o degli amici, che possono essere inseriti nella gestione dei figli laddove i genitori non riescono ad esserci a causa del lavoro. La convinzione di essere dei supereroi che tutto possono deve essere messa da parte. Chiedere un po’ d’aiuto nel momento del bisogno non è una sconfitta.
Un altro principio dal quale prendere spunto è quello di iniziare a spigare ai figli, fin dall’infanzia, le responsabilità che abbiamo e l’importanza del lavoro per il benessere familiare. In questo modo, loro cresceranno con la consapevolezza che i genitori non li lasciano tante ore per un qualcosa di evitabile. E al tempo stesso avranno ben a mente il concetto di responsabilità familiare che dovrebbe essere insito in ciascuno di noi.
Quando i genitori sono separati
In questo caso, prendete i problemi di cui sopra ed elevateli al quadrato. E già, perché coniugare il lavoro con la gestione dei figli diventa ancora più difficile. Lo è per le mamme, alle quali spesso viene affidato il compito di gestire la quotidianità dei figli e lo è per i padri, ai quale viene solitamente accordato un diritto di visita infrasettimanale che crea non pochi problemi al lavoro.
In tal caso, cosa fare? Anche in questa condizione deve prevalere il senso di responsabilità e comprensione da parte dei due genitori e pensare al bene del proprio figlio. Come fa un padre a mantenere la prole se non trova il lavoro che gli permetta di far visita ai figli anche durante la settimana in orario d’ufficio? E come fa una madre lavoratrice a continuare a svolgere i propri compiti se deve gestire per così tante ore dei bambini piccoli?
Il consiglio? Anche se si è separati, si resta comunque genitori ed entrambi devono collaborare per il benessere dei propri figli, cercando nei limiti del possibile di non far mancare loro nulla, ne dal punto di vista materiale, che affettivo, mettendo da parte astio, livore o risentimento per un bene superiore.
Le aziende dovrebbero, dal canto loro, prevedere una condizione che è comune a moltissime famiglie offrendo ai propri dipendenti o collaboratori che si trovano in questa condizione un aiuto non tanto economico quanto temporale. E forse, anche lo Stato, dovrebbe iniziare a prendere in considerazione queste situazioni che riguardano migliaia di lavoratori che hanno enormi difficoltà ad essere professionisti e genitori al tempo stesso, con l’inserimento nei contratti di lavoro di concessioni di permessi extra o, alternativamente, di clausole a tutela e favore dei genitori separati.