Pulizia dei luoghi di lavoro: cosa è cambiato con la pandemia
La pulizia sui luoghi di lavoro è da sempre un fattore importante per le aziende di tutti i settori, da quelle alimentari agli uffici. Con la pandemia questo è diventato ancora più evidente, dal momento che una delle misure che si è rivelata più efficace per il contenimento della diffusione del Covid-19 è la corretta sanificazione degli ambienti.
Le pulizie industriali richiedono, pertanto, l’aderenza ai protocolli redatti da parte dell’ISS in collaborazione con il Ministero della Salute e l’organo corrispondente a livello europeo, motivo per cui rivolgersi a un’impresa di pulizie qualificata e certificata si rivela sempre più importante per tutte le realtà che prevedono il lavoro in presenza. In questo articolo vi portiamo alla scoperta di cosa è cambiato con la pandemia riguardo agli standard di sanificazione previsti per gli ambienti lavorativi.
Gli standard attuali di pulizia sui luoghi di lavoro
L’Istituto Superiore di Sanità, nelle linee guida disposte insieme al Ministero della Salute e all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, si è allineato alle misure disposte in tutti i Paesi dell’UE, le quali hanno come punto di riferimento le certificazioni UNI EN 14476:2015 e UNI EN 16777:2019. Fondamentale tenere presente che gli standard sono diversi a seconda che il settore di riferimento sia sanitario oppure non sanitario. Nel primo caso, pertanto, le misure sono ancora più rigorose, essendo in gioco la salute e persino la vita dei pazienti e del personale medico-sanitario.
Per quanto riguarda le industrie, secondo quanto disposto dalle autorità governative, particolare attenzione richiede la sanificazione degli ambienti di uso comune, delle attrezzature, degli arredi e dei ripiani, delle superfici (in particolare dei pavimenti), comprese quelle di contatto come porte e maniglie.
Fondamentale considerare che, più che di pulizia si parla di sanificazione, ovvero delle misure di disinfezione e pulizia volte a garantire una migliore qualità dell’aria, e non la semplice rimozione dello sporco come nel caso delle azioni di pulizia.
Gli standard di sanificazione partono dall’uso e dall’adeguata maneggevolezza dei detersivi, per i quali è richiesta la rispondenza a specifici requisiti. Vediamo quali.
Quali prodotti per la sanificazione?
I prodotti per la sanificazione degli ambienti industriali hanno come riferimento gli standard UNI EN 14476:2015 e la UNI EN 16777:2019. Si tratta di articoli aventi, come sostenuto dall’ISS, “un’azione disinfettante battericida, fungicida, virucida”. Sono quindi detersivi avanzati e studiati in virtù delle nuove necessità inerenti al virus, in grado di intervenire positivamente a tutto tondo.
Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità ha messo in evidenza come il Covid-19 riesca a rimanere anche a lungo sulle superfici in acciaio inossidabile e plastica, dove la presenza di particelle infettanti è stata riscontrata fino a 4 giorni dalla contaminazione e, anche se in misura minore, persino fino a dopo 7 giorni.
Persino sulle mascherine chirurgiche il Covid-19 è stato trovato nello strato esterno fino a 7 giorni dopo, motivo per cui si rivela indispensabile cambiarle regolarmente. La sanificazione è risultata insieme alle pratiche di lavaggio delle mani, uso delle mascherine e, naturalmente, vaccinazione delle persone, una delle soluzioni più efficaci nella lotta al virus. Fondamentale, pertanto, per le aziende dell’industria farsi trovare a norma rispetto ai protocolli governativi.