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Randstad Workmonitor: 7 italiani su 10 non vogliono un capo più giovane

capo giovane

Una squadra formata da giovani e meno giovani porta certamente innovazione in un’azienda. Ma, secondo l’ultima edizione del Randstad Workmonitor – l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro di Randstad, secondo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, condotta in 34 Paesi del mondo su un campione di 400 lavoratori di età compresa fra 18 e 65 anni per ogni nazione, circa il 70% dei lavoratori italiani non vuole un capo più giovane.

Secondo l’indagine, la maggior parte degli italiani preferisce lavorare in team composti da persone di differente età piuttosto che in ambienti di lavoro senza differenze generazionali. Il 92% ritiene che la collaborazione fra persone di età anche molto diversa possa portare soluzioni innovative mentre quasi otto su dieci (79%) credono che sia un vantaggio sia per i lavoratori più giovani sia per i più esperti.

Questa modalità di lavoro in Italia è già realtà in quasi tre casi su quattro, ma quando si tratta di scegliere il proprio diretto superiore, resiste ancora una mentalità tradizionale che associa l’autorevolezza e la competenza alla maggiore anzianità. Se infatti l’85% dichiara che in un capo la capacità di ispirare e motivare è più importante dell’età, 7 lavoratori su 10 non vogliono un superiore più giovane.

La principale differenza che si riscontra in un ambiente di lavoro multi-generazionale, secondo quasi tre dipendenti su quattro (73%), riguarda lo stile di comunicazione. Oltre un quarto dei lavoratori (26%), infatti, rileva difficoltà di comunicazione con colleghi che non appartengono alla propria generazione, percentuale che sale al 32% fra i giovani sotto i 35 anni. A differenziare i lavoratori più giovani da quelli più senior è anche l’attitudine a connettersi con i colleghi attraverso i social media: lo fa il 73% degli under 35 contro il 56% della media. Quasi la metà dei lavoratori più giovani stringe “relazioni social” anche con i diretti superiori (44%), mentre la percentuale è decisamente più ridotta se si considerano tutte le fasce di età (30%).

“Gli italiani si mostrano aperti e convinti dei vantaggi di un ambiente di lavoro multi generazionale, che fa già parte della quotidianità del 74% dei lavoratori – commenta Marco Ceresa, Amministratore delegato Randstad Italia -. Ma appaiono ancora legati a una mentalità tradizionale che associa il prestigio e l’autorevolezza dei team leader all’età, con solo il 20% dei dipendenti che vorrebbe un capo più giovane. Il fatto che siano proprio i più giovani a sottolineare l’importanza dell’anzianità del diretto superiore (78% degli under 34, +11% rispetto ai lavoratori più adulti) dimostra come in Italia sia ancora diffusa una mentalità fortemente gerarchica nei rapporti fra colleghi ed è allo stesso tempo il segnale di una cultura aziendale che fatica a integrare e valorizzare il contributo di generazioni fra loro distanti”.