Regime forfettario: conviene davvero per risparmiare sulle tasse?
I consulenti di Metatasse lo affermano senza nessun dubbio: in Italia, Paese in cui ci sono tasse tra le più alte del mondo, l’incudine fiscale ha un peso insostenibile.
Per questo motivo il team di esperti contabili di Metatasse ha messo a punto il Metodo Meta, che parte da una approfondita analisi dell’azienda per poi mettere in campo un’attenta programmazione fiscale, così da abbassare il carico fiscale in modo concreto, semplice e incontestabile. Come spiegano a Metatasse, la forma giuridica che più delle altre permette di ridurre il carico fiscale è quella della SRL.
E qui sorge una domanda: in Italia non esiste forse un regime con particolari agevolazioni fiscali e contributive che dovrebbe essere automaticamente il migliore per risparmiare sulle tasse? Certo, esiste il regime forfettario, il regime fiscale naturale per liberi professionisti e per imprenditori, caratterizzato dalla tassazione sostitutiva. Ma come sottolineano gli esperti di Metatasse, non sempre il regime forfettario rappresenta l’opzione migliore. In alcuni casi, pur potendo soddisfare le condizioni d’entrata della flat tax, potrebbe essere meglio optare per il regime ordinario.
Il regime forfettario in breve
Il regime forfettario, disciplinato dalla Legge n.190/2014 e dalle successive modifiche, è stato istituito per incentivare la nascita e lo sviluppo di nuove attività professionali e commerciali: a distinguerlo è infatti prima di tutto la presenza di peculiari agevolazioni sui piani contributivo e fiscale. Nella maggior parte dei casi, chi aderisce al regime forfettario paga molte meno tasse di quante invece avrebbe dovuto versarne con il regime ordinario. Ovviamente non tutti possono optare per la flat tax: il volume d’affari non può superare gli 85.000 euro – fino al 2022 si parlava invece di un limite di 65.000 euro; durante l’anno precedente il reddito da lavoro dipendente non può essere stato superiore a 30.000 euro, a meno che non sia cessato; le spese per il lavoro accessorio di collaboratori o dipendenti non possono essere superiori ai 20.000 lordi. Nel concreto il vantaggio è quello di poter applicare un’imposta sostitutiva del 15%, calcolata sul coefficiente di redditività relativo all’attività svolta, così come indicato dal Codice Ateco. Di più: nei primi 5 anni di attività con il regime forfettario è possibile applicare l’imposta sostitutiva del 5%. Non si parla delle addizionali Irpef e dell’Irap, e per i primi 5 anni è anzi possibile approfittare dello sconto del 35% sui contributi INPS.
Ma ci sono ovviamente anche degli svantaggi: come sottolineano i contabili di Metatasse, chi opta per il regime forfettario non può portare a deduzione del reddito le spese sostenute per l’esercizio dell’attività, eccezion fatta per i versamenti per i contributi previdenziali.
Quando il regime forfettario non conviene: la sintesi di Metatasse
Il ragionamento di base che si dovrebbe fare per capire quando e se è conveniente optare per il regime forfettario, spiegano da Metatasse, parte proprio dall’analisi delle spese sostenute: quanto più queste si avvicinano al coefficiente di redditività, meno la flat tax sarà conveniente, per non esserlo affatto al superamento della soglia del coefficiente. Vanno poi tenuti in considerazione altri fattori, sapendo per esempio che chi non aderisce al regime Irpef perde le eventuali detrazioni per i figli a carico, e che il forfettario non può dedurre dal proprio reddito gli oneri per le spese sostenute in ambito personale o familiare, dagli interessi del mutuo alle spese sanitarie. Il concetto fondamentale è semplice: chi è portato a detrarre molte spese vede ridursi i vantaggi del forfettario, fino all’annullamento completo.
(Pubbliredazionale)