Report sull’economia 2022 di Confassociazioni. Angelo Deiana: “Sta arrivando una mini tempesta perfetta”

report confassociazioni sul 2022

I questi ultimi anni ci siamo ormai abituati ad analizzare i numeri, spesso purtroppo tristi relativi al Covid-19. Recentemente però sono arrivati dati più postivi, relativi alla nostra economia che ci fanno ben sperare, come quelli sulla crescita del PIL. Ma è davvero rosea la situazione? Confassociazioni ha voluto analizzare i numeri e ci ha offerto un report molto interessante sul 2022 che ci aspetta.

A commentarlo, come sempre, il presidente di Confassociazioni Angelo Deiana. “Siamo sempre stati ottimisti. Ma la realtà è che siamo abbastanza preoccupati perché, come avevamo più volte affermato negli ultimi mesi del 2021, l’importante dato di crescita del sistema Italia nel corso dell’anno appena trascorso va confermato e consolidato nei primi 2 trimestri del 2022. E invece sta arrivando una mini tempesta perfetta fatta di inflazione, costo dell’energia, fallimenti, aumento del costo del denaro? Cosa fare per evitarla o ridurne gli impatti?”.

Il primo Report 2022 del Centro Studi di Confassociazioni ci fa capire in che direzione stiamo viaggiando. “Gli ultimi dati sulla produzione industriale e sulle esportazioni del quarto trimestre 2021 raccontano che la crescita del nostro Paese sta rallentando per tanti motivi (Omicron compresa). Col risultato che, dopo un 2021 che dovrebbe chiudere al più 6,5% (dati Istat), il 2022 potrebbe avere un PIL intorno al più 4% (dice Bankitalia), anche se il Fondo Monetario Internazionale già lo stima solo al 3,8%. D’altra parte, i numeri della ripresa del 2021 non dicono però tutto e la realtà appare meno esaltante. Alla fine del 2021 il PIL è di circa 3 punti percentuali inferiore a quello del 2019 che a sua volta risultava circa 4 punti percentuali inferiore a quello del 2007. In altre parole, possiamo dire che siamo il 7% circa meno ricchi di 15 anni fa”, prosegue Angelo Deiana. “Ma guardiamo al futuro. Con il petrolio tornato sopra gli 80 dollari al barile, l’inflazione dell’Eurozona al 5% (la più elevata da quanto esiste la moneta unica) e una crisi geopolitica come quella dell’Ucraina alle porte, i consumi e gli investimenti non dovrebbero aiutare la crescita del PIL. Anche la nostra inflazione, che alla fine del 2021 era più bassa della media europea, è cresciuta dell’1,6% solo nel mese di gennaio, soprattutto a causa dei rincari dell’energia. Per questo non dobbiamo dimenticare che il nostro debito pubblico, con i tassi di interesse in possibile rialzo nel 2023, sarà molto più oneroso. Certo, da quest’anno avremo la spinta positiva del PNRR (191 miliardi di € più gli investimenti del Fondo straordinario messo a disposizione dal Governo). E senza dimenticare che tale ‘booster’ si affianca al Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, quello “classico” degli investimenti UE che confluiscono in fondi standard come il FSE, il FESR e tutti gli altri”.

Il pragmatismo deve essere un fattore determinante nell’analizzare correttamente i numeri che ci arrivano. “Dobbiamo essere prudenti e pragmatici: il nostro Paese, infatti, dovrà centrare almeno 45 degli obiettivi previsti – ha ricordato Deiana – per incassare i prossimi 24,4 MLD di € (21,5 MLD li avevamo già traguardati avendo raggiunto gli obiettivi previsti al 31 dicembre 2021). E, soprattutto, che questi 45 obiettivi sono riforme di sistema o settoriali che impatteranno i nostri mondi produttivi e dei servizi e le loro eventuali rendite di posizione. Per questo, siamo convinti che quello che abbiamo avuto nel 2021 sia un grande rimbalzo, importante ma settoriale, fatto cioè principalmente dall’export, con i magazzini che si sono svuotati dopo l’accumulo del 2020, e poi dovuto ai superbonus immobiliari, che hanno trainato sia sul fronte dei lavori di ristrutturazione che su quello delle compravendite”.

Le considerazioni finali sul report e sulla situazione generale. “Come affermato più volte dal Presidente Draghi – ha concluso Angelo Deiana – tutto questo andrà confermato a partire dai primi due trimestri del 2022, al netto dei miglioramenti della situazione epidemiologica e dell’attuale crisi delle materie prime, in particolare energetiche, che sta avendo ripercussioni importanti sui prezzi e, di conseguenza, sul potere reale di acquisto dei consumatori”.