Reskilling, parola chiave per il futuro del lavoro
Abbiamo più volte visto l’importanza che ha assunto la capacità di acquisire nuove skills in questo momento storico. Ma cosa cambierà in futuro? Poco o niente. Entri i prossimi 20 anni, almeno la metà dei lavori oggi esistenti saranno automatizzati (totalmente o in parte) e milioni di lavoratori (secondo alcune stime 375 milioni di professionisti) saranno costretti a cambiare lavoro a causa dell’impatto che digitalizzazione, automazioni ed intelligenza artificiale avranno. Secondo un recente studio del World Economic Forum questo tema sarà sempre più centrale nei prossimi anni, anche dal punto di vista economico.
E quindi, quali saranno le abilità che i 30-40enni di oggi dovranno acquisire? Cosa succederà a questi professionisti? Il futuro del lavoro post Covid-19 vede nella parola chiave reskilling una definizione quanto mai azzeccata.. Il mondo del lavoro, soprattutto nell’ultimo anno, è notevolmente cambiato e anche i professionisti hanno necessariamente dovuto evolversi per adeguarsi ad un contesto sempre meno stabile. Le aziende sono costrette (e lo saranno sempre più in futuro) a valutare le competenze delle risorse già presenti in azienda e fare in modo che queste siano allineate con le esigenze di business.
“Spesso – afferma Francesca Contardi, managing director di EasyHunters, prima società di ricerca e selezione con un Digital Operating Process – il vero problema è legato alle soft skills, ovvero alla capacità di adattarsi al cambiamento e di muoversi efficacemente all’interno del nuovo modo di lavorare. La tecnologia, lo abbiamo visto in questo ultimo anno segnato dall’emergenza Covid-19, ha un duplice ruolo: è certamente un alleato (pensiamo alla possibilità di continuare a lavorare da remoto nonostante le chiusure), ma richiede anche un aumento di competenze per poter sfruttare al meglio le potenzialità e le opportunità che offre. I professionisti over 40 sono, probabilmente, quelli che hanno maggiori difficoltà nel ricollocarsi, perché si trovano in un periodo molto particolare della loro carriera. Ci troviamo di fronte a tantissimi candidati che dopo un anno di sacrifici e di lavoro a distanza si stanno ponendo la domanda se quello che fanno è davvero quello che potranno fare per i prossimi 20 o 30 anni. Sono professionisti, spesso molto qualificati in uno specifico campo, che nel breve dovranno per forza di cose riconvertirsi per restare al passo con le nuove professioni soprattutto in campo informatico e tecnologico”.
La situazione in Italia
Negli Stati Uniti la necessità di riqualificazione dei profili senior costerà oltre 34 miliardi di dollari. In Italia il quadro potrebbe anche essere peggiore. Il nostro paese, infatti, può contare tra le forze lavoro più anziane a livello mondiale, dopo Germania e Giappone. Secondo l’Istat oggi l’età media dei lavoratori del nostro paese è di 44 anni ed aumenta di circa 6 mesi ogni anno. Non solo.
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale già nel 2022 un quinto degli occupati avrà un’età compresa tra i 55 e i 64 anni e, solo 3 anni dopo (e quindi nel 2025), saranno addirittura uno su quattro.