Responsabile delle risorse umane: una figura da valorizzare per crescere
La figura del responsabile delle risorse umane è ancora poco integrata (e valorizzata) all’interno delle aziende e forse questa è una delle motivazioni principali per le quali le stesse faticano ad assumere personale specializzato.
Confindustria ha recentemente evidenziato come tra il 2022 ed inizio 2023 il 58% delle imprese abbiano riscontrato difficoltà a reperire la manodopera necessaria ecco che per far incontrare domanda e offerta, il ruolo di mediazione dell’HR diventa più che mai essenziale. Inoltre si registra un turnover in entrata pari al 20,1%, mentre quello in uscita pari al 17,6% sul campione totale.
Responsabile delle risorse umane: una figura che andrebbe valorizzata
C’era un tempo cui i collaboratori e i dipendenti li sceglieva il proprietario, l’imprenditore. Su quali basi? Curriculum certamente, ma anche a sensazione, sulla parola. I tempi sono cambiati e per metter su un team di lavoro valido, serve molto piacere che l’intuizione.
Secondo una ricerca realizzata da Reverse, azienda specializzata nel settore, svolta su un campione di 400 professionisti delle risorse umane dalla società internazionale di headhunting e consulenza, quello che manca è un percorso di crescita chiaro e definito e una formazione costante.
I dati della ricerca, indicano che più del 40% ha un seniority di oltre 10 anni e proviene da aziende che contano tra i 50 e i 200 dipendenti, per il 64% degli HR Manager manca la predisposizione di un preciso percorso di crescita.
Inoltre, il 40% degli intervistati ha confermato che in un anno ha partecipato a meno di 5 ore di formazione. Nonostante ciò uno dei principali motivi per cui i professionisti del settore cambierebbero lavoro sono i valori aziendali: per il 25,1% di loro, subito dopo la scelta per motivi economici o di carriera.
Gli HR Manager tengono molto all’allineamento valoriale per sé e per i propri collaboratori, sintomo di un attaccamento alla professione e alle persone che riflette la loro vocazione. Una vocazione sicuramente positiva, ma che non sempre viene valorizzata adeguatamente.
“Scendiamo un attimo dal carro impazzito del ‘non riesco ad assumere’ e ascoltiamo chi sta tra l’incudine e il martello. Comprendendo davvero l’intermediario, l’HR Manager che ogni giorno ascolta i candidati e l’azienda, possiamo trovare le soluzioni per le organizzazioni che vogliono crescere, o anche solo sopravvivere”, dice Alessandro Raguseo, CEO di Reverse. “Il mercato del lavoro di oggi infatti non consente sbavature. Come imprenditori dobbiamo puntare su chi porterà a bordo i talenti che ci traghetteranno nel futuro”.
Come si valorizzano i responsabili delle risorse umane dunque? Per gli esperti di Reverì, a fronte dei risultati dello studio, il procedimento migliore da attuare è quello di stabilire con loro un percorso chiaro e definito, che mostri gli step necessari da raggiungere insieme, e affiancando a un sistema graduale anche incentivi economici: dalla ricerca è infatti emerso che il 44% non ha un premio aziendale, e per il 35% è un corrispettivo di meno del 10% dello stipendio.
“L’entusiasmo con cui gli HR Manager hanno risposto a questa indagine ci dimostra la voglia di raccontarsi per far emergere luci e ombre di un ruolo che, se in passato poteva forse essere relegato all’operatività, oggi è al centro dell’innovazione. Infatti il nostro mondo sta cambiando ed è importante che l’HR Manager, che sa leggere il mercato del lavoro e declinare soluzioni ad hoc per la realtà in cui opera, può davvero essere un driver di cambiamento indispensabile”, conclude Raguseo.