Rudy Bandiera: “Il web è biologia!”
Sono oltre 80.000 le persone che seguono Rudy Bandiera. Lo fanno con costanza, cercando di imparare qualcosa. Ma il suo grande merito è quello di saper coinvolgere le persone quando scrive. È uno degli “inluencer” italiani e questo grazie al suo modo di agire sul web. Rudy Bandiera racconta storie in digitale, come afferma lui stesso sul suo sito personale, sfruttando al meglio il concetto di storytelling, che oggi va sicuramente per la maggiore.
È un manager a tutto tondo: è un consulente aziendale per il web, un giornalista, ma anche un docente universitario, tiene meeting e workshop ed insieme al suo amico e socio, Riccardo Scandellari, ha fondato NetPropaganda s.r.l, un’agenzia che si occupa di indirizzare aziende e privati verso la creazione di una propria identità sul web ed in questo modo aprire loro una nuova finestra di business.
Condividere et impera è il suo motto: pochissimi professionisti in Italia sono stati in grado di crearsi un seguito di pubblico così vasto ed un consenso generale così ampio. Rudy Bandiera è un esempio per molti manager che credono nella rivoluzione di internet ed in quello che questo fantastico strumento può fare per migliorare le nostre vite ed il nostro lavoro.
Noi siamo riusciti a strappargli qualche minuto alla vigilia del suo intervento (applauditissimo) a Smau.
Lei è unanimemente riconosciuto come uno degli influencer più importanti del web: come si ottiene questo genere di risultato?
Beh ecco… unanimemente è una parola molto grossa quando si parla di qualcosa che un 2% della popolazione sa cos’è. Diciamo che negli anni mi sono guadagnato una popolarità notevole, dei canali di distribuzione abbastanza “autorevoli” e riesco a generare molte reazioni. Come? Con il lavoro e con la passione per il mio lavoro.
In cosa consiste il suo lavoro quotidiano?
Ormai sono focalizzato su 3 cose: consulenza e formazione. Lo so che state pensando che ne ho dette due ma in realtà la formazione è quella che devo fare su me stesso e quella che faccio di mestiere, verso aziende, privati e studenti. Il bello e il brutto del mondo digital è che corre molto veloce quindi ci dobbiamo tenere al passo per essere in grado di insegnare. Quindi imparo e insegno… tutto il giorno.
Lei è uno dei massimi esperti di internet: che cos’è il web al giorno d’oggi?
Il materiale di cui è fatto il web, come dico ai miei studenti in università, non è tecnologico ma biologico. Dobbiamo pensare a una infrastruttura che ci permette di comunicare, un luogo dove stare tutti insieme. Immaginiamo il web come una grande nave in cui tutti insieme si vive e si comunica ma in una nave esistono anche regole diverse rispetto a quelle sulla terra ferma e noi le dobbiamo imparare. Ecco, il Web è questa nave.
Consulenza e docenza, nella sua vita professionale non manca nulla…
Ah no e non dimentichiamo gli aperitivi! Ci stiamo strutturando in modo molto concreto per essere in grado di fare molti altri servizi che già oggi facciamo ma che, a causa dell’assorbimento del tempo, non siamo in grado di sviluppare appieno.
Vogliamo essere attori delle cose che raccontiamo.
In cosa consiste il suo business?
Quello che dico sempre è che accompagniamo privati e aziende ad andare online, con profitto, quando il profitto è tutto quello che un individuo si pone come obiettivo: popolarità, vincere le elezioni, fatturare ecc. Ma adesso, come dicevamo sopra, siamo molto concentrati sulla formazione ad ogni livello.
Oggi si parla molto di storytelling: che cos’è e come può essere sfruttato dalle aziende?
Non è possibile comunicare senza raccontare: l’era dei comunicati stampa è passata.
Quando scriviamo o generiamo contenuti abbiamo un solo fine che è quello di passare un messaggio, il messaggio che scegliamo noi: ecco, questo lo possiamo fare solo raccontando. Non scrivendo, non sciorinando dati ma raccontando e questo le aziende lo devono capire. Amo affermare che le aziende 3.0 DEVONO essere dei generatori di contenuti.
Professionisti e company: con quale soggetto preferisce interagire?
Sono realtà molto diverse e con caratteristiche spesso opposte: le aziende hanno policy interne spesso paralizzanti e i professionisti invece a volte si vogliono buttare con fin troppa audacia. Mi piacciono entrambe ma la cosa che preferisco sono gli “studenti” a tutti i livelli. Quelli “mentalmente vergini” e pronti ad apprendere.
Lei ha scritto alcuni libri come “Le 42 leggi universali del Digital Carisma” e “Rischi e opportunità del web 3.0”: cosa ha voluto trasmettere?
Nel primo ho raccontato le tecnologie alle persone nel secondo… ho raccontato le persone alle persone. La cosa più importante che dobbiamo avere è la consapevolezza: consapevolezza delle cose che cambiano e consapevolezza del fatto che NOI dobbiamo cambiare. Ecco il messaggio che ho cercato di passare.
Come è cambiato l’ambiente web con l’avvento dei social?
Incredibilmente. Io fino all’arrivo dei social non vedevo il Web come la rivoluzione straordinaria che è stata, in effetti, con l’arrivo dei social. Non che prima fosse una cosa sempre esistita, per carità, ma il cambio di paradigma VERO lo hanno portato i social.
“Condivide et impera” è il suo motto: perché?
Perché è bellissimo! Volevo qualcosa che fosse evocativo, conosciuto e riconoscibile. Nulla più di un motto latino mutuato sul mondo della condivisione è tutto quello che ho detto.
Servizio tratto da Uomo&Manager di Novembre 2015