Snapchat: che epopea!

 

Snapchat supera ufficialmente Twitter. Sono, infatti, 150 milioni gli utenti giornalieri che utilizzano la piattaforma di messaggistica usa e getta contro i “soli” 140 milioni di persone che quotidianamente cinguettano sul microblog (fino ad oggi) più famoso al mondo. Questo è quanto riporta Bloomberg dando conferma di un sorpasso già previsto e atteso da tempo.

Se per Twitter il sorpasso è un’ulteriore prova di un momento difficile, per Snapchat questa dichiarazione di Bloomberg è un altro passo di una crescita esponenziale che sorprende anche in un mondo abituato ad ascese fulminee, come quello delle app e dei social network.

Un’ascesa a cui corrisponde un guadagno non differente: Evan Spiegel, Ceo e fondatore di Snapchat, è da qualche mese in pianta stabile nella classifica dei miliardari di Forbes, alla posizione numero 854. Il venticinquenne californiano – nato e cresciuto nell’area metropolitana di Los Angeles – ha un patrimonio personale pari a 2,1 miliardi di dollari che lo rende il più giovane miliardario al mondo. Da quanto riportato da Forbes qualche settimana fa, Spiegel appartiene a una famiglia gia di base benestante: i genitori, entrambi avvocati di prestigio, annoverano tra i loro clienti aziende come Warner Bros e imprenditori come Sergey Brin, co-fondatore di Google.

Il fondatore della piattaforma del “fantasma” forse il destino l’aveva segnato già dall’inizio. A 14 anni costruisce da solo un computer e, secchione da sempre, per arricchire le proprie conoscenze sceglie l’Università di Stanford, la stessa dove si sono laureati i fondatori di Yahoo!, Google, PayPal, YouTube, WhatsApp e Instagram. Durante gli studi incontra il co-fondatore di Snapchat, Bobby Murphy, oggi (non a caso) il secondo più giovane miliardario al mondo.

Come nasce l’idea di una piattaforma messaggistica usa e getta? Pare che tutto sia nato una sera in cui Reggie Brown, collega dei due, li invita a casa e racconta disperato di aver inviato una foto a un’amica di cui subito dopo si è pentito. Serve un’app che mandi foto che poi scompaiono. Così Spiegel inizia a pensare al progetto da sviluppare. Dopo un inizio non molto fortunato – gli investitori non credono nella prima applicazione creata che all’epoca si chiamava Picaboo per poi prendere il nome attuale dopo estromissione di Brown per una controversia legale – il successo arriva grazie all’utilizzo che ne fanno gli studenti per passarsi i compiti in classe. Cresce la diffusione tra i più giovani e in pochi mesi arrivano i primi finanziamenti.

Secondo i dati della stessa società, negli Stati Uniti il 60% degli iscritti a Snapchat ha meno di 24 anni, il 25% meno di 18. Certo i teenagers sono i più attivi ma sono presenti anche molti colleghi più adulti che, a differenza dei più giovani, preferiscono però affiancare a Snapchat altre app di messaggistica: da quanto riporta lo studio Global Web Index, infatti, se tra 16 e i 24 anni l’utilizzo è prevalentemente della piattaforma usa e getta, gli utenti tra i 25 e i 34 anni adoperano allo stesso modo Snapchat, WhatsApp e Facebook Messenger. Per fare cosa? Sempre secondo il Global Web Index, le dieci azioni maggiormente compiute nel 2015 su Snapchat sono state spedire messaggi (70%), spedire foto (61%), aggiungere amici (53%), spedire video (47%) fino a seguire un nuovo brand o azienda (21%). Un nuovo stile di comunicazione temporanea che ha conquistato ad oggi 150 milioni di utenti.

Il merito di tale successo va sicuramente alla lungimiranza e l’intraprendenza di Evan Spiegel e alla sua start-up, fondata nel settembre 2011, che ha raggiunto in queste settimane una valutazione di circa 18 miliardi di dollari. Una volta conosciuta tale cifra diventa comprensibile il rifiuto di Spiegel, a soli 23 anni, di una proposta ricevuta da Facebook del valore di 3 miliardi e da Google di 4. Comprensibile come scelta anche se non facile da prendere: quanti ventenni sarebbero pronti a rifiutare tale somma da Mr. Zuckerberg? O da chiunque altro.

 

Tratto da Uomo&Manager di Luglio/Agosto 2016