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Crescita professionale dei manager: 5 consigli per dare un nuovo impulso alla carriera

Ce l’avete fatta, siete dei manager. Gestite un’azienda vostra, quella di qualcun altro, o magari siete responsabili di un reparto o un gruppo di collaboratori. Comunque, il vostro sogno lo avete realizzato. Ma ora? L’appetito vien mangiando, dice un famoso proverbio, ed ecco che la voglia di non interrompere il vostro processo di crescita professionale è grande.

E per fare questo la pianificazione dell’evoluzione deve includere aspetti da sviluppare nel tempo per arricchire il bagaglio professionale, esperienziale e di conoscenze. Ecco perché Wyser, brand globale di Gi Group Holding che si occupa di ricerca e selezione di profili di middle e senior management, ha stilato un vademecum di 5 consigli per dare un “boost” alla carriera.

“La costruzione di un futuro di successo richiede il giusto mix tra pianificazione razionale dei vari step e gestione dei propri desideri e ambizioni – commenta Carlo Caporale, AD di Wyser – La possibilità, per i manager di contare su una figura esperta che li guidi attraverso opportunità e cambiamenti che possono anche spaventare, può fare la differenza. Per questo in Wyser, consapevoli dell’impatto che il nostro lavoro ha sulla vita delle persone e delle organizzazioni, adottiamo una strategia di collaborazione orientata a relazioni di lunga durata, sia con i candidati, sia con le aziende. L’obiettivo finale è quello della creazione di valore per entrambi, oltre che per il mercato del lavoro.”

Come dare un nuovo impulso alla carriera manageriale

  1. Crescere senza invecchiare: la formazione continua è determinante

Nella vita non si smette mai di imparare e quanto è vero. Soprattutto in un’epoca di cambiamenti velocissimi come quelli che stiamo vivendo, senza un’opportuno aggiornamento professionale si rischia di restare fermi al palo. Transizione al digitale, l’applicazione in generale di nuove tecnologie trasversalmente a tutti i settori, modificano il modo di lavorare e le competenze richieste per moltissime figure o addirittura fanno emergere lavori e ruoli nuovi. Senza formazione come fareste a stare dietro a tutto?

  1. Competenze “soft” e trasferibili: un passepartout per opportunità in tutti i settori

In un mercato del lavoro caratterizzato da un forte skill-shortage, le aziende tendono ad attingere anche a settori differenti da quello del proprio business per trovare risorse. Sono considerate trasferibili e quindi sfruttabili in diversi ambiti, tutte quelle le competenze meno “hard” e più marcatamente manageriali, come il time management, la comunicazione efficace, la qualità di leadership e la gestione del team, saper lavorare per obiettivi, capacità di “far accadere le cose”.

  1. Fare un’esperienza in un contesto internazionale

L’importanza delle lingue oggi è ancor più determinante rispetto al passato e rende certamente più competitivi sul mercato del lavoro. Ma fare un’esperienza professionale all’estero offre soprattutto la possibilità di allargare i propri orizzonti entrando in contatto con culture del lavoro diverse dalla nostra e di ci mette alla prova per capacità di adattamento.

  1. Curare il network e farsi notare da HR e head hunter

Costruire una rete di relazioni professionali solide, basate sulla stima e il rispetto reciproco, permette di avere un grande vantaggio, ma questo non basta. Il networking non deve però limitarsi a colleghi e clienti, ma includere anche i professionisti che si occupano della ricerca e selezione. Essere nella rete di relazioni professionali di responsabili delle risorse umane e head hunter, aiuta ad essere sempre informati sulle opportunità emergenti e, talvolta, ad essere presi in considerazione per ruoli di responsabilità anche a prescindere da una candidatura specifica.

  1. Gestire la paura del cambiamento

Siete nel vostro ufficio con le vostre mansioni da svolgere. Sapete cosa fare e come farlo. Ma se vi capitasse una nuova opportunità? Una chance di crescita è uno stimolo positivo, l’altra faccia della medaglia è la paura dei cambiamenti che questa comporta: diventa indispensabile a gestire la parte emotiva per evitare che preoccupazioni e paure sovrastino le spinte positive necessarie ad abbracciare il cambiamento, ricordando sempre che questo è parte integrante della nostra vita, sia professionale sia personale.

Top Companies 2021 Italia: ecco dove si cresce professionalmente

Crescere professionalmente e migliorarsi: sono obiettivi che al giorno d’oggi sono fondamentali per chi lavora, in particolare modo per i giovani. Ecco perché le aziende che permettono una crescita professionale sono fortemente attrattive. Per capire quali sono, LinkedIn, il più grande network professionale online al mondo, ha annunciato oggi la lista Top Companies 2021 Italia, la prima in assoluto per il nostro Paese. La lista comprende le 25 aziende considerate dagli italiani come luoghi di lavoro che offrono le migliori prospettive di carriera

Prima edizione per l’Italia

In questa prima edizione per l’Italia, circa il 50% delle aziende è di origine italiana o a partecipazione italiana, a partire da Intesa Sanpaolo e Generali, ai primi posti, oltre ad altre importanti aziende riconosciute anche all’estero come ENI, Leonardo, TIM, Enel e Banca Mediolanum. 
La lista completa delle Top Companies Italia 2021 vede la presenza delle seguenti aziende: Intesa Sanpaolo; Accenture; Stellantis; Generali; UniCredit; Comcast (Sky); Deloitte; STMicroelectronics; BNP Paribas; Eni; Leonardo; GSK; Capgemini; PwC; ABB; Reply; Enel Group; TIM; Volkswagen AG; Deutsche Bank; Banca Mediolanum; AXA; Essilor-Luxottica; Siemens; Johnson & Johnson.

Per la realizzazione della lista Top Companies 2021, la redazione di LinkedIn Notizie e i data scientist di LinkedIn hanno analizzato la percezione degli utenti su alcuni temi chiave, come ad esempio cosa significhi riuscire a costruirsi una buona carriera professionale e li hanno mixati con i dati unici di LinkedIn.

Parallelamente, sono stati presi in considerazione sette elementi fondamentali che esaminano le  informazioni relative al rapporto delle aziende con i propri dipendenti, ciascuno dei quali rappresenta un importante indicatore di crescita all’interno della realtà aziendale: 

• Capacità di avanzamento: monitora le promozioni dei dipendenti all’interno di un’azienda e tiene traccia di quando si trasferiscono in una nuova azienda, sulla base di qualifiche lavorative standardizzate. 

• Sviluppo delle competenze: considera come i dipendenti dell’azienda acquisiscono competenze durante il periodo di assunzione, basate su competenze standardizzate da LinkedIn. 

• Stabilità dell’azienda: monitora i tassi di abbandono nel corso dell’ultimo anno, nonché la percentuale di dipendenti che resta nell’azienda per almeno tre anni. 

• Opportunità esterne: considera la strategia di contatto dei recruiter nei confronti dei dipendenti dell’azienda, indice della richiesta di lavoratori provenienti da tali aziende. 

• Affinità aziendale: misura quanto è di supporto la cultura aziendale ed esamina il volume di collegamenti su LinkedIn tra i dipendenti, considerando le dimensioni dell’azienda.

• Diversità di genere: misura i livelli relativi alla parità di genere all’interno di un’azienda e delle sue filiali. 

• Background accademico: considera la varietà dei livelli di istruzione tra i dipendenti, da nessuna laurea fino al possesso di un PhD, indice dell’impegno ad assumere un’ampia gamma di professionisti. 

Per essere ritenute idonee, le aziende devono avere in organico almeno 500 dipendenti nel Paese alla data del 31 dicembre 2020 e il tasso di riduzione del personale, comprensivo di dimissioni e licenziamenti, non deve essere superiore al 10% (in base ai dati di LinkedIn e agli annunci pubblici). Per la classificazione sono state analizzate solo le società madri; le filiali controllate a maggioranza e i relativi dati sono inclusi nel punteggio totale dell’azienda madre. I conteggi dei dati vengono normalizzati in base alle dimensioni dell’azienda sull’insieme delle aziende idonee per la classifica.

L’intervallo di tempo che è stato considerato andava dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020. I dati sono stati utilizzati in forma aggregata e/o anonima. Sono escluse tutte le aziende e agenzie di recruiting e per la ricerca del personale, gli istituti didattici e le agenzie governative. Sono escluse anche LinkedIn, la sua società madre Microsoft e le filiali di Microsoft.