Email di lavoro in Italia: meglio l’opzione free o scegliere un dominio che identifichi l’azienda?
È meglio utilizzare un’indirizzo mail di lavoro free o è auspicabile scegliere un dominio identificativo del proprio brand?
Continua a leggereÈ meglio utilizzare un’indirizzo mail di lavoro free o è auspicabile scegliere un dominio identificativo del proprio brand?
Continua a leggereCome va impostata una newsletter? Si è discusso molto sull’effettiva utilità di questo strumento tecnologico. C’è chi sostiene di aver avuto buoni risultati dall’invio della mail periodica ad una mailing list e chi invece pensa che la propria comunicazione, sia assolutamente inutile.
Sulle esperienze passate, c’è chi comincia a domandarsi se le esigenze non siano mutate e che la newsletter debba diventare… 2.0. L’obiettivo deve essere quello stabilire un legame più personale e diretto con il proprio pubblico e subscribers, caratterizzato però da un ritmo più lento e rilassato.
In pratica la newsletter deve essere in grado di comunicare sì, ma anche di essere utile. Lo scopo potrà anche essere la vendita, ma oggi più che mai è la capacità di creare un vero storytelling e raccontarsi in modo diretto e onesto che contribuisca a creare un feeling con l’audience verso i contenuti che un brand crea e condivide.
“La molteplicità dei canali di comunicazione adottati in questo momento storico ha fatto letteralmente alzare una barriera da parte degli utenti, un filtro che fa assorbire una minima percentuale dei messaggi a cui sono sottoposti” – spiega Simone Puliafito CEO e Founder di Taeda Communication, web agency con base a Verona che da tempo integra nelle strategie ideate per i propri clienti newsletter sia digital che cartacee, reputandole uno strumento efficace per gli obiettivi di brand awareness (ma non solo) che si intendono raggiungere. “Anche sui social, che rappresenterebbero dei canali di dialogo, stanno prendendo piede via via degli elementi di interruzione come le pubblicità durante i video (basti guardare Facebook e YouTube), le inserzioni all’interno di Messenger, le Storie sponsorizzate scorrendo le condivisioni delle persone che seguiamo”.
Chi riceve una comunicazione, a prescindere dal canale scelto, vuole avere possibilità di dire la propria, di istituire un dialogo con la controparte. L’iscrizione ad una newsletter è una scelta consapevole, che rappresenta anche una forma di “dialogo” più intima e personale, lontana spesso dalle logiche che guidano i social media. Rappresentano quindi un canale efficace a patto di non deludere chi ci ha concesso un suo dato sensibile (es. il nome e la mail) per restare sempre in contatto con la nostra realtà aziendale.
Spesso scegliamo di leggere un libro basandoci sul suo titolo, altrettanto frequentemente apriamo una mail perché il suo oggetto tocca le nostre corde emotive. Parole come “gratis” o “free” rischiano di far finire le nostre comunicazioni nello spam, per cui è preferibile inserire delle domande nell’oggetto stesso (es. “La sapevi questa?”), lasciare un alone di mistero (es. “Non potrai crederci…”) o addirittura utilizzare il “trucchetto” della risposta. In cosa consiste? Inserire la stringa “Re: “ prima del contenuto dell’oggetto, così da far sembrare il messaggio il prosieguo di una conversazione precedente.
2. Metterci la faccia? Conta moltissimo
Ricevere un messaggio di posta elettronica dalla casella info@nomeazienda o da simone@nomeazienda fa tutta la differenza del mondo, perché associamo il mittente ad una persona reale, concreta, che esiste davvero. Non dobbiamo dimenticare che i brand sono fatti di persone in carne ed ossa, per cui tendiamo a fidarci di più quando troviamo un interlocutore preciso e capace di dimostrare la propria competenza.
3. Rendere partecipe l’utente
Troppo spesso riceviamo messaggi nella casella di posta elettronica meramente commerciali, dove l’unico obiettivo è quello di mettere in evidenza prodotti e servizi, senza creare la minima empatia. Le comunicazioni che garantiscono maggiori benefici al business sono caratterizzate dal coinvolgimento del lettore in un racconto che stimoli la sua curiosità.
È possibile infatti esplicitare concetti che avvicinino l’utente al nostro brand narrando il dietro le quinte dell’azienda, mettendola sullo stesso piano dell’utente attraverso la condivisione di aneddoti, considerazioni, processi che hanno portato all’adozione di una scelta o alla creazione di un prodotto/servizio.
4. Utilizzare un tono di voce adeguato
Molto (troppo) spesso le aziende interagiscono col pubblico di riferimento utilizzando il plurale: “Gentili clienti…”, “In tanti ci avete chiesto…”, ma generalmente il lettore che presta attenzione alle nostre comunicazioni è da solo, davanti allo schermo dello smartphone o del computer, e sente il bisogno di una conversazione uno-ad-uno e non uno-a-molti. Dare del “tu” non è un peccato, anzi: l’adozione di un linguaggio informale rende più autentica la relazione. L’unica eccezione è rappresentata dal settore luxury, dove dare del Lei ad un cliente effettivo o potenziale mantiene quel senso di raffinatezza che certi contesti richiedono.
4+1. Differenziati dalla massa
Di volantini ne cestiniamo a volontà, ma le nostre comunicazioni possono avere sorte ben diversa. Ciò che produciamo per il web può essere raccolto in una sorta di rassegna stampa, messo a punto o maggiormente esplicitato in forma tangibile, dando vita ad una newsletter cartacea. Edizione dopo edizione si crea l’abitudine nella mente del lettore di acquisire i nostri spunti, abbassando la diffidenza a tal punto da diventare (nel corso del tempo) un grande sostenitore del brand.
La newsletter cartacea è una sorta di mini-rivista (non necessariamente di 50 pagine) che porta la relazione ad un livello superiore perché i momenti per leggere quanto spedito sono diversi rispetto a quando siamo davanti al pc, col pericolo di trovare altre distrazioni in un baleno.
Addio ai vecchi metodi di posta e addio alla carta, alle brutte copie scritte a mano e ai francobolli. Le caselle email superano il numero degli abitanti in Italia: gli indirizzi mail utilizzati dagli italiani sono circa 71 milioni e ogni giorno quasi un miliardo di email raggiunge le nostre caselle di posta elettronica. Nonostante il proliferarsi dei social network e degli strumenti di messaggistica istantanea l’email “non molla” e continua ad avere un ruolo unico e sempre più centrale nella vita quotidiana, privata e professionale, degli italiani. La ricerca Email Marketing Experience Report 2016, condotta da MagNews, azienda italiana specializzata da oltre 15 anni in email marketing solution, in collaborazione con Human Highway, società leader in analisi e indagini in rete, ha analizzato il rapporto tra gli italiani, la posta elettronica e i sistemi di messaggistica alternativi alle email.
La compromissione della corrispondenza digitale di un’azienda è l’ultimo trend tra i cybercriminali. Che cosa sono le BEC e come possono proteggersi le aziende? Ce ne parla Jerome Sicard, Manger Sud Europa di MarkMonitor.
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