Articoli

,

Gestire il cambiamento tra preparazione e opportunità: 7 consigli pratici

Siamo in un mondo nuovo, un mondo fatto di tante crisi e di tante opportunità, dove anche i concetti di management e leadership devono avere suggerimenti operativi in grado di offrire piccoli o grandi consigli pratici che faranno un pezzo immediato della vostra personale fortuna.

Continua a leggere

Formazione professionale, è un investimento sulla produttività della propria azienda

Viviamo in un mondo che cambia in modo veloce e repentino e quasi non ci si accorge del mutamento, quasi allo stesso modo in cui non ci rendiamo conto della rotazione terrestre. Un paragone enorme ma è quello che si percepisce parlando con chi che sia. E nel mondo del lavoro, questo è ancora più evidente.

Continua a leggere

ASSORUP presenta uno studio su professionalizzazione e formazione dei funzionari pubblici

Dell’argomento formazione, su queste pagine, abbiamo già trattato svariate volte. Oggi senza assicurare una formazione adeguata ai propri collaboratori, diventa difficile gestire il progresso. E oggi si è tenuta presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica la conferenza stampa di ASSORUP, in cui sono stati presentati i risultati dell’indagine conoscitiva per approfondire le dimensioni della spesa da parte delle Stazioni Appaltanti per la formazione di funzionari e dirigenti sui contratti pubblici.

Continua a leggere

Formazione, c’è un mismatch evidente fra la richiesta dei dipendenti e le offerte delle aziende

Formazione, parola sulla quale sempre più i dipendenti delle aziende focalizzano la propria attenzione e le speranze per una crescita professionale. In particolare, sono i dipendenti delle PMI ad essere più consapevoli e attenti sulle aree di formazione delle aziende.

Continua a leggere

Come aprire una catena di alberghi?

Siamo abituati a vedere grandi nomi di catene alberghiere per il mondo che mantengono da sempre standard altissimi, ma recentemente si possono notare nuovi format meno conosciuti, che si stanno avventurando nel mondo dell’accoglienza che, dopo i primi successi desiderano rafforzare il proprio posizionamento replicando lo schema aprendo attivando altri alberghi. Vorresti saperne di più? Ti sveliamo tutto quello che dovresti sapere su come aprire una catena di alberghi.

Continua a leggere

Luca Mastella, Founder di Learnn: “Il lavoro ideale? Non esiste! È un mezzo per raggiungere un obiettivo professionale”

Si parla sempre più del fenomeno delle grandi dimissioni, che vedono coinvolti soprattutto i giovani della cosiddetta Generazione Z. Tutto ciò nel nome di una rivoluzione del mondo del lavoro in cui ciò che conta è il benessere del lavoratore. Il rischio però, è quello di rimanere disoccupati. Come prevenire questo problema? La parola chiave è formazione continua.

Continua a leggere

Formazione di manager e dipendenti: è sempre più un’esigenza, ma va fatta bene!

Più volte da queste pagine abbiamo sottolineato l’importanza di destinare fondi aziendali alla formazione di manager e dipendenti. La conferma della necessità di ricorrere alla formazione dei propri collaboratori, arriva anche da un recente studio.

Continua a leggere

Manager d’azienda, come formarsi nel modo migliore

In un Paese come l’Italia che ha fatto dell’imprenditorialità, soprattutto nelle PMI, il suo fiore all’occhiello per diversi decenni, il ruolo del manager ha sempre suscitato enorme interesse.

Continua a leggere

Academy di Alta Formazione Insight4Works: alla ricerca dei talenti per l’Industria 4.0

Il mondo del lavoro è in fase di forte cambiamento e la necessità di trovare professionisti qualificati nei vari settori dell’economia è essenziale. In particolare l’industria, nello specifico l’Industria 4.0 ha una tremenda “fame” di talenti e persone qualificate. Ecco uno dei motivi che ha inciso nella creazione dell’Academy di Alta Formazione Insight4Works per formare i professionisti che saranno centrali nella transizione verso l’Industria 4.0, con mansioni che coinvolgono tutta la sfera digitale e tecnologica dei processi produttivi di un’impresa, specialmente delle PMI. 

Nata dalla collaborazione tra SolidWorld GROUP e Umana, punta a creare e a ricreare ruoli come, ad esempio, esperti di prodotto in area CAD e 3D, Manufacturing Consultant, progettisti e preventivatori, ERP Integrator, MES Specialist e Digital Enabler sono quasi costantemente attive. Professionisti essenziali nelle procedure industriali.

L’obiettivo dell’Academy è individuare giovani talenti in Italia da formare appositamente per questi ruoli, per dare una risposta al bisogno di competenze delle imprese da una parte e di offerta di lavoro dall’altra.

“Uno dei pilastri del Pnrr è quello dell’innovazione e della transizione digitale ed ecologica – è il commento di Roberto Rizzo, fondatore e presidente di SolidWorld GROUP – questo percorso si inserisce nel modo in cui intendiamo il nostro ruolo non solo come imprese ma come soggetto sociale. La formazione e la condivisione di competenze che costituiscono il futuro del lavoro in Italia ed all’estero è sempre stata parte della nostra offerta alle imprese clienti e del nostro impegno di sostenibilità sociale verso il territorio. L’Academy di Alta Formazione Insight4Works vuole essere non solo un potenziale bacino per le assunzioni del nostro gruppo in crescita, bensìun luogo dove i giovani possono imparare competenze digitali oggi fondamentali nel mondo del lavoro”.

L’Academy partirà il 21 marzo e prevede un percorso strutturato in 248 ore in modalità ibrida con moduli specifici sulle soft skill che hanno l’obiettivo di formare i candidati nelle abilità più in linea con la professione. 

Formazione e sviluppo dei talenti: cosa faranno le aziende nel 2022?

Formazione e sviluppo dei talenti ecco il focus su cui puntano le aziende per rispondere alla domanda di crescita professionale e personale dei propri dipendenti.

A confermarlo anche la ricerca internazionale Global HR che CoachHub, piattaforma leader mondiale per il coaching digitale, ha condotto su 21 paesi compresa l’Italia.

I risultati della ricerca

Nei paesi coinvolti nella ricerca si prevede che il 2022 sarà un anno volto alla crescita aziendale (88%) ed si suppone che aumenteranno i budget dedicati alla formazione e allo sviluppo del personale (92%).

Nel nostro Paese, in particolare, quasi la maggioranza della aziende (94%) ha intenzione di investire in formazione e sviluppo dei talenti, anche se la metà degli intervistati prevede un aumento moderato (52%).C’è un ponte comune sull’importanza di adattare un programma su quegli elementi che rappresentano la nuova normalità aziendale ovvero lavoro da remoto, maggiore flessibilità, iniziative di wellbeing, supporto al dipendente per evitare il rischio di stress da lavoro. Tuttavia, la strada della tradizione fatica ad essere abbandonata: solo il 24% dichiara che in azienda vengono sviluppati percorsi individuali di coaching.

La percezione è che non si discute abbastanza di formazione e sviluppo della forza lavoro e questo vale anche per paesi come Gran Bretagna e Giappone. In Italia ben 3 intervistati su 4 affermano che i propri dipendenti lamentano o di non aver fatto abbastanza percorsi di formazione e sviluppo all’interno dell’azienda o di farne ma solo a volte.

Nel 2022 sarà dunque prioritario per le Risorse Umane sviluppare strategie di formazione efficaci in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze emergenti dei dipendenti e avere un impatto positivo non sull’individuo, ma anche sui team e l’organizzazione in generale.

Ma quali sono le soft skills più apprezzate?

Per oltre il 50% degli intervistati, la crescita professionale passa da queste competenze, talvolta accompagnandosi a quelle professionali e talvolta da sole. Resta un’altra metà di intervistati ancora convinta che sia prioritario investire solo sulle ‘technicalities’.

Negli ultimi 18 mesi, gli intervistati hanno dichiarato che alcuni dei loro problemi principali erano legati a una crescente domanda di flessibilità di lavoro e di nuovi percorsi professionali (rispettivamente 48% e 22%) e a un aumento di burnout dei dipendenti (17%) o di richieste di programmi di wellbeing in azienda (22%).

La metà delle aziende intervistate ha già intrapreso programmi di coaching individuale per lo sviluppo del proprio personale, mentre l’altra metà non lo esclude a priori anche se sta ancora valutando.

Miglioramento delle competenze attuali, aiuto con il lavoro a distanza e acquisizione di nuove skill lavorative sono stati il focus per oltre la metà delle aziende intervistate, mentre una piccola parte ha riservato dei percorsi specificatamente dedicati alla diversità e inclusione e al wellbeing in azienda (rispettivamente il 24% e il 25%).

“Dalla ricerca in generale emerge una forte attenzione a investire sulle risorse interne attraverso programmi mirati all’acquisizione di nuovi approcci e competenze tecniche”, ha commentato Alessandro Verrini, VP of Sales S. EMEA, LATAM, MEA di CoachHub. “La sfida per il 2022 per i responsabili delle Risorse Umane sarà quella di aiutare concretamente i team nell’aumentare la produttività aziendale e questo sarà possibile solo se si riuscirà fare emergere il pieno potenziale dei singoli talenti,  in un quadro in cui competenze comportamentali e nuovi approcci al lavoro possono garantire un ritorno dell’investimento aziendale”.

Formazione contro la crisi: un valore inestimabile

Lavoro e formazione, mai come in questo momento storico vanno a braccetto. La formazione contro la crisi: per molti la formazione continua rappresenta il modo migliore per potersi sempre trovare pronti nel momento in cui per volere o per necessità si è costretti a cambiar lavoro, anche radicalmente. Ecco perché sono tanti i professionisti che, all’occorrenza, si sentirebbero pronti ad un grande salto.

Formazione: un bagaglio di valori indispensabili

Quello formativo è un bagaglio di cui la grande maggioranza degli italiani sente di disporre: l’85% dei lavoratori del nostro paese dichiara di aggiornare regolarmente le sue competenze, 4 punti in più della media globale (ben sopra i tedeschi, 73%, i francesi, 70%, e gli inglesi, 73%). E l’86% ritiene oggi, nel pieno della pandemia, di possedere le competenze necessarie per trovare impiego in un’altra azienda o in un altro settore, più di tutte le persone tra i 45 e i 54 anni (che sfiorano il 90% di risposte). Quasi 8 lavoratori su 10 (79%), inoltre, affermano di disporre delle apparecchiature e delle tecnologie necessarie per affrontare la trasformazione digitale del lavoro, con una discreta omogeneità di genere e di età. Mentre solo il 38% dei dipendenti ha giudicato “difficile” acquisire nuove competenze per adattarsi al lavoro durante l’emergenza Covid-19. Questi sono alcuni risultati del Randstad Workmonitor, l’indagine semestrale sul mondo del lavoro di Randstad, primo operatore mondiale nei servizi HR, che ha analizzato la percezione dei lavoratori su competenze professionali e ambiente di lavoro durante la pandemia. Una ricerca condotta in 34 Paesi del mondo su un campione di oltre 800 dipendenti di età compresa fra 18 e 67 anni per ogni nazione.

Per gli italiani, la responsabilità della formazione è del datore di lavoro, dato indicato dal 50% degli intervistati (22 punti in più della media globale). Solo per il 33% questa responsabilità è condivisa tra dipendente e datore di lavoro, la visione più diffusa nella media globale (51%). Per il 16% è principalmente dei dipendenti (e per l’1% dei sindacati). Allo stesso modo, quasi metà dei lavoratori (47%) assegna al datore di lavoro anche la responsabilità di riqualificare i dipendenti nel caso restassero disoccupati a causa della crisi Covid-19, per favorirne la rioccupabilità; solo in minor misura chiamano in causa il governo (24%), i dipendenti stessi (21%) o i sindacati (8%).

Dallo studio emerge una grande unità d’intenti e appoggio da parte dell’impresa: durante la pandemia il 66% dei lavoratori ha avvertito un sostegno mentale ed emotivo da parte del datore di lavoro (giudizio omogeneo per genere, ma più sentito fra i più giovani, tra i quali arriva al 70%). Con una preoccupazione per il futuro: nel mondo che verrà dopo la pandemia, circa metà dei dipendenti italiani (51%) pensa che i datori di lavoro avranno difficoltà a trovare talenti adatti per le esigenze aziendali.

“È importante che dal campione delle persone coinvolte nella ricerca sia stata riconosciuta la centralità della formazione come strumento di crescita personale e di risposta alla crisi – afferma Fabio Costantini, COO di Randstad HR Solutions –. Ed è un segnale di fiducia per il futuro il fatto che due lavoratori su tre affermino di disporre già di una robusta e sufficiente preparazione per affrontare gli imprevisti. Ma questa è anche una responsabilità, per tutti. Nel pieno della pandemia, è fondamentale che le aziende mettano al centro processi di upskilling e reskilling come strumento di crescita e riqualificazione della forza lavoro, oltre che come sostegno ai percorsi di transizione di carriera che dovessero rendersi necessari. E in una fase di allungamento della lavorativa, nel pieno della trasformazione digitale, è fondamentale che venga anche dagli stessi lavoratori l’impegno alla manutenzione, all’aggiornamento e alla riqualificazione costante delle proprie competenze”.

La formazione è un valore assoluto

La formazione, secondo i lavoratori, è l’elemento più importante per giudicare gli sforzi di un datore di lavoro nel creare un ambiente inclusivo: l’impegno all’aggiornamento della forza lavoro è al primo posto in classifica con il 36% di preferenze, seguita dalla creazione di una forza di lavoro diversificata (34%), dalla creazione di ambiente e spazi di lavoro inclusivi (30%), dall’incoraggiamento dei gruppi di risorse (28%) e dalla presenza di posizioni di leadership di persone provenienti da contesti differenti (24%). A seguire vengono la responsabilità sociale d’impresa sotto forma di donazioni o raccolte fondi, la collaborazione con organizzazioni senza scopo di lucro, la pubblicità delle politiche sull’inclusività, la pubblicità del datore di lavoro e – in ultimo, poco considerate – le giornate di volontariato dei dipendenti.

In linea con la media globale, però, gli italiani apprezzano l’ambiente di lavoro che la loro impresa ha saputo costruire: mediamente il 77% lo ritiene “inclusivo” (contro l’80% nella media globale), una percezione omogenea tra uomini e donne (78% e 76%), ma più sentita dai lavoratori della fascia 35-44 (83%). Un ecosistema in cui spesso aspettative e realtà collimano: per i lavoratori la propria azienda ha dimostrato in modo efficace di essere inclusiva negli sforzi per la formazione nel 36% dei casi (completa simmetria rispetto alle attese), nella creazione di una forza di lavoro diversificata (29% di risposte), in un ambiente e uno spazio di lavoro inclusivi (20%), nell’incoraggiare i gruppi di risorse o inserendo leader provenienti da contesti differenti entrambi (nel 19%).

“L’inclusività è un elemento sempre più sentito come ‘bene comune’ dalle persone, un fattore chiave per il benessere lavorativo, ma anche la crescita e lo sviluppo – commenta Costantini -. Le organizzazioni italiane negli ultimi anni hanno compiuto grandi passi avanti in questo ambito e oggi c’è attenzione alla creazione di ambienti, spazi, gruppi di lavoro inclusivi. Ma è necessario un ulteriore progresso in termini di ‘democrazia aziendale’ affinché ambiente e persone si riflettano pienamente l’uno nell’altro”.

Formazione continua: fondamentale per la crescita professionale

Di imparare non si smette mai, soprattutto nel mondo del lavoro la formazione continua è certamente indispensabile per avere successo e guadagni superiori alla media.

CUOA Business School ha presentato alla community dei suoi Alumni i risultati dell’indagine condotta dal JobCareer Center CUOA, con Università di Padova e Associazione Alumni CUOA, sugli sviluppi di carriera degli Alumni che hanno partecipato ai Master della Business School (nel 2020 la scuola raggiunge il traguardo dei 5.000 diplomati Master).

Conviene continuare a formarsi? La risposta è ovvia…

Il titolo è emblematico: “Conviene continuare a studiare e a formarmi?” Un’indagine condotta su 533 Alumni Master CUOA nei mesi di novembre e dicembre 2019 offre una risposta positiva a questo quesito. 

Dallo studio emerge che l’importanza della formazione continua e del proseguimento degli studi post laurea. In particolare, emerge che l’80% dei rispondenti ha avuto un aumento della retribuzione dal termine del master, con incrementi più marcati e significativi (di quasi il 30% annuo) per persone più giovani all’inizio della loro carriera. Mentre oltre il 60% ha aumentato il suo livello nella gerarchia aziendale (alla velocità di una promozione ogni tre anni circa). Mentre il 50% dei rispondenti è a capo di team più numerosi. Danti davvero impressionanti.

Un altro dato importante è che un ruolo importante – soprattutto in termini di numero di promozioni – è svolto dalla proattività delle persone, dal momento che l’indagine rileva una relazione positiva tra la propensione dei rispondenti a chiedere informazioni e consigli per il proprio sviluppo di carriera e il numero di promozioni ottenute.

“L’indagine mostra risultati interessanti – commenta Martina Gianecchini, responsabile della ricerca, referente scientifica dell’Executive Master in Human Resource Management presso CUOA Business School e docente dell’Università di Padova– che confermano il ruolo cruciale dell’alta formazione non solo come strumento di aggiornamento di breve periodo, ma anche come volano della crescita professionale di lungo periodo. Accanto all’ovvia esigenza di aumentare le proprie competenze, i rispondenti hanno manifestato anche l’importanza delle relazioni acquisite durante il master e il valore di scegliere il master con consapevolezza, quindi con il chiaro obiettivo di dare una svolta importante alla loro carriera. Infine, la nostra analisi ha permesso di mettere in luce come nel caso degli imprenditori la ricaduta positiva del master non si abbia solamente per l’individuo ma anche per la crescita dell’impresa nel suo complesso”.