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Inclusività nel mondo del lavoro: i giovani cercano un maggiore coinvolgimento nelle aziende

I giovani vogliono sentirsi parte integrante (e importante) dell’azienda presso la quale prestano la propria professionalità. In poche parole, gli Under 35 cercano inclusività nel mondo del lavoro.

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La Generazione Z si sente giudicata dai colleghi senior…

La Generazione Z è sempre più protagonista nel mondo del lavoro, ma più della metà dei rappresentanti di questa categoria ritiene che i colleghi più senior abbiano un atteggiamento giudicante o idee errate rispetto al loro approccio verso il lavoro.

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L’approccio al lavoro della Generazione Z, fra desideri e aspettative

Spesso, in modo molto approssimativo, l’approccio al lavoro della Generazione Z non viene visto di buon occhi e qualche volta viene definito ‘sfaticato’. Ma è davvero così? Le mele marce ci sono sempre, ma la complessità e l’incertezza che aleggia oggi nel mondo del lavoro di certo non aiuta i ragazzi a trovare una propria collocazione professionale.

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Soft Skills Generazione Z: sono più flessibili e amano lavorare in team

Generazione Z, ovvero i giovani professionisti tra presente e futuro. Come stanno vivendo questo momento? Di cosa hanno bisogno? Secondo un’analisi di Jobtech, agenzia per il lavoro digitale, a fasce d’età diverse corrispondono attitudini e peculiarità più marcate: mentre i Millennials sono più metodici e amanti del lavoro in team, i più giovani, nella cosiddetta Generazione Z, si rivelano più flessibili ma insicuri sul lavoro.

I risultati dell’indagine

L’indagine, che ha analizzato 1000 profili alla ricerca attiva di lavoro in Italia, ha studiato non le cosiddette hard skill – titolo di studio, competenze e esperienza – ma le soft skill, le caratteristiche relazionali e della personalità. Per farlo, Jobtech ha diviso il campione tra Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980), Millennials (dal 1981 al 1995) e Generazione Z (i nati dal 1996 al 2010). Secondo i risultati dello studio, l’inserimento di una risorsa della Generazione Z garantisce una maggior flessibilità oraria e di attività, ma espone potenzialmente le aziende ad una maggiore insicurezza nel prendere decisioni, soprattutto a fronte di responsabilità. I Millennials, dal canto loro, sono più propensi a mantenere un clima positivo sul posto di lavoro e preferiscono uno stile lavorativo più metodico ed organizzato rispetto agli altri. La Generazione X offre una maggior stabilità emotiva sul luogo di lavoro e ottime capacità organizzative, che vengono richieste da parte dei candidati anche alle aziende a cui si offrono. In generale, tutti i lavoratori si sono detti ordinati, propensi e portati alla collaborazione, attenti all’ambiente di lavoro e interessati ad instaurare rapporti sociali all’interno del proprio gruppo di lavoro. 

Generazione Z: dominano i picchi di energia

Quelli della Generazione Z dichiara in misura più alta della media (il 28% in più) di avere uno stile di lavoro maggiormente dettato da picchi di energia casuali invece di un approccio metodico ed organizzato. I più giovani si definiscono più sognatori rispetto alle altre generazioni censite (20% in più dei millennials e 40% in più in confronto alla Generazione X) ma ammettono di soffrire più degli altri le situazioni di stress. Gli uomini, in particolare, sono risultati i più procrastinatori di tutto il campione ma anche i più preoccupati del parere degli altri.  

Millennials: i più motivati

I millennials, al contrario, non amano improvvisare sul lavoro: preferiscono uno stile lavorativo più metodico ed organizzato, meno dettato dallo stress e dalle scadenze, rispetto alle Generazioni Z e X. Sono risultati la fascia d’età più energica e motivata (15% in più della media complessiva). 

Generazione X: meno empatici, ma più sicuri

Coloro che sono alla ricerca di un impiego e fanno parte della generazione X si definiscono meno soggetti ad emotività e maggiormente equilibrati, poco inclini a eventuali sbalzi di umore (il 63% si arrabbia raramente contro il 50% dei Millennials e della Generazione Z). Si sentono più sicuri rispetto alle generazioni più giovani, uomini in particolare (10 punti percentuali in più rispetto alle donne di questa fascia). Di contro, sono i meno empatici di tutto il campione. Le donne in questa fascia d’età, invece, si reputano più propense ad elaborare un piano di attività e a rispettarlo (86% delle donne vs. 73% degli uomini).

“Avere in organico un mix giusto di persone appartenenti alle diverse generazioni porta a migliori risultati in azienda – dichiara Angelo Sergio Zamboni, Co-founder di Jobtech – e questo è molto importante soprattutto in un periodo contrassegnato da una generale difficoltà a trovare lavoro. Grazie ai dati che raccogliamo e al confronto continuo con i candidati siamo in grado di offrire una consulenza HR a tutto tondo ai nostri clienti, facendo leva non solo su titoli di studio e competenze, ma anche su caratteristiche spesso poco evidenti a una prima lettura dei CV”.

I valori di un brand: ecco quanto contano nella scelta dei clienti

Oggi sempre più i valori di un brand rivestono un ruolo importante nelle preferenze dei clienti. Che si tratti della guida di vasti movimenti di lotta su temi di natura etica (Patagonia), o semplicemente di re-immaginare il make-up sotto forma di prodotti per la cura della pelle (Glossier), la reputazione e i valori di un brand possono avere un forte impatto sulle decisioni di acquisto dei consumatori e su quanto si sentono vicini ad un’azienda. 

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Generazione Z: sono loro i nuovi talenti su cui puntare!

Generazione Z: l’avete mai sentita nominare? Si tratta dei giovani nati dopo i Millennials. Secondo quanto emerge dal report “Executive Trends 2017” prodotto da Page Executive, divisione boutique di PageGroup specializzata nella ricerca e selezione di top manager, saranno loro i nuovi talenti ai quali aggrapparsi per il prossimo step di crescita.

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