Partita IVA, una scelta sempre più frequente, soprattutto fra i giovani
Liberi professionisti: due parole che descrivono lavoratori che vogliono produrre e fatturare, ma senza vincoli, con un obiettivo da raggiungere.
I giovani, soprattutto, non vogliono vivere per lavorare, ma lavorare per vivere. In realtà dovrebbe essere così, ma qualcosa è cambiato negli ultimi anni e la connettività spesso non concede quello “stacco” che permette di godersi la famiglia o le proprie passioni.
“La flessibilità è un’esigenza che si è manifestata già da qualche anno, soprattutto in relazione alla conciliazione lavoro e vita privata. Sentita in particolare dalle donne occupate, è oggi molto richiesta anche dai giovani” – commenta Roberto Scurto, Managing Partner di Partitaiva24, dal proprio Osservatorio sulle tendenze in ambito fiscale – “Tutto questo è stato accelerato dalla pandemia. Secondo il nostro Osservatorio, nei primi due mesi del 2022 il 69% di chi ha aperto la partita IVA è rappresentato da professionisti/lavoratori autonomi (come ad esempio consulenti, grafici, architetti, web designer), il 17% da imprese individuali (commercianti, artigiani, ditte di servizi) e il 14% da e-commerce. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, segnaliamo un aumento di imprese e freelance (rispettivamente +4% e +12%) e un crollo delle nuove aperture di ditte individuali dedite all’e-commerce (praticamente dimezzati), a testimonianza di come intraprendere un’attività di questo tipo necessiti di grandi capacità e visione, con buona pace della vita dorata suggerita dagli influencers”.
Il posto fisso non attrae più
Conseguenza di questo è che il posto fisso non interessa più ai neo laureati che puntano su sé stessi: creano start up e puntano sulla loro capacità di innovare.
Solo nel quarto trimestre 2021 sono state aperte 106.400 nuove partite Iva, con un +3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Addirittura il 46,1% delle nuove aperture di partite IVA è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 31,7% dalla fascia di età 36-50 anni.
Da un’analisi di CRIF sulle aziende che si sono costituite nel triennio 2018-2021 emerge una crescita importante sia delle start-up innovative che passano dalle 266.000 nel 2018 alle 305.000 nel 2021 (e segnano +40% nel 2021 rispetto al 2019), sia delle imprese neocostituite con un solo dipendente (+34% rispetto al 2019), assimilabile a un lavoratore che apre una sua partita IVA per lavorare come libero professionista, o fa nascere una sua attività imprenditoriale. Queste imprese nel 2021 sono arrivate a rappresentare fino al 93% del totale di tutte le neocostituite nell’anno.
Sempre secondo i dati del MEF relativi al quarto trimestre 2021, il 60,7% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche e il 4,2% da società di persone.
“Questi dati riflettono una sorta di perversione del sistema fiscale italiano che incoraggia la nascita di partite iva singole” – prosegue Roberto Scurto – “Il regime fiscale attualmente in vigore con opzioni come quella del forfettario, per esempio, premia il piccolo lavoratore autonomo che opera da solo ma scoraggia le aggregazioni tra freelance e la nascita di società più competitive e di maggiori dimensioni. I singoli professionisti sono spaventati dal carico fiscale previsto per le società e preferiscono continuare a operare in autonomia, anche rinunciando a prospettive di crescita di medio periodo”.
Come affrontare questa nuova situazione?
Per l’Osservatorio di Partitaiva24 ci sono alcune possibilità per migliorare la situazione:
- introdurre un regime fiscale agevolato per le società di capitali almeno per i primi 5 esercizi, al pari di quanto previsto oggi con il regime forfettario per le partite iva individuali;
- detassare con meccanismi più efficaci e impattanti il reinvestimento degli utili in azienda andando ben oltre rispetto a quanto previsto oggi dalla normativa ACE;
- rivedere i termini della contribuzione INPS sui cosiddetti soci lavoratori delle società di capitali che oggi si trovano spesso a pagare personalmente fino a diverse migliaia di euro, anche quando la società non distribuisce alcun utile.