Leader del futuro: le 10 soft skills che saranno più apprezzate
Leader del futuro, quali caratteristiche devono avere? Certamente alla base di deve essere una buona cultura generale e approfondita sul loro focus, ma sono, a quanto sembra, le soft skills che faranno la differenza.
Un’indagine svolta da Espresso Communication per Great Place to Work® Italia che ha coinvolto un panel di 20 professori universitari per indagare sulle dieci soft skill che andranno a caratterizzare la figura del leader in futuro.
L’ascolto attivo, il motivational speaking, le interpersonal skill, la leadership collettiva e il time management: queste risultano essere le cinque competenze trasversali più apprezzate che danno inizio all’elenco stilato dagli stessi esperti.
“Essere leader significa essere una fonte d’ispirazione e, soprattutto, un grande ascoltatore – afferma Alessandro Zollo, Amministratore Delegato di Great Place to Work® Italia, azienda di consulenza, leader nell’analisi del clima aziendale, nell’employer branding e nel change management – La pandemia ha velocizzato il processo di evoluzione dei capi d’impresa che hanno dovuto dare inizio ad un processo di trasformazione aziendale per adattarsi alle nuove esigenze dei propri collaboratori e non solo. A tal proposito emerge la figura del leader gentile, ovvero colui che motiva i propri collaboratori, invitandoli a dare il meglio: il capo d’impresa in questione si dimostra un vero e proprio coach, un punto di riferimento per tutti coloro che fanno parte del workplace. Restando sulla stessa lunghezza d’onda, empatia e flessibilità sono e saranno sempre di più i tratti distintivi della categoria, poiché il successo di un’azienda dipenderà sempre dalla capacità dei leader di mettere le persone nella condizione più corretta e performante possibile per creare così un clima aziendale, e di conseguenza anche un employee experience, favorevole all’esecuzione delle mansioni professionali delegate e al raggiungimento dei risultati sperati”.
Le opinioni degli esperti
Il primo a offrire la sua opinione è Alessandro Sancino, esperto di Public Leadership e professore di Economia Aziendale presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. “Il leader di oggi è una figura capace di motivare e mobilitare energie e risorse, dando un senso a quello che si fa, quello che in lingua inglese viene definito il «purpose». Il vero leader moltiplica il potenziale di leadership, creando spazi grazie a cui i propri talenti possono sentirsi dei veri e propri punti di riferimento in base alle loro capacità e attitudini. Non bisogna avere paura di questa apertura alle leadership collettive perché non mette in discussione il ruolo e la posizione del singolo capo d’impresa. Disegnare e gestire spazi per la leadership collettiva non è cosa facile, ma diventerà il tratto distintivo dei responsabili d’azienda all’interno della società e delle singole organizzazioni e, in particolar modo, dei leader capaci di avere un successo duraturo”.
Alle prime cinque “leader skills” indicate in precedenza ne vengono aggiunte altrettante di assoluta importanza, ovvero la gestione dei conflitti interni, la costruzione di feedback accurati, la comunicazione efficace, l’empatia e la flessibilità. A tal proposito, l’indagine è stata rafforzata da ricerche internazionali che hanno coinvolto il magazine European Business Review e il Governo del Queensland: entrambe le fonti concentrano l’attenzione sul “mix unico di competenze” che contraddistingue la figura del leader, caratterizzato, in particolar modo, dall’attitudine alla crescita personale.
Il percorso di approfondimento sulla figura dei capi d’impresa del domani prosegue con l’opinione di Marco Lombardi, professore di Sociologia presso l’Università Cattolica di Milano: “La qualità del leader si misurerà con la sua capacità di mantenere relazioni efficaci. Questo a conferma di una tendenza che è stata accelerata dalla pandemia: il Covid ha mostrato come la relazione, esasperata dalla distanza, sia essenziale e determinante in ogni forma di successo. Le competenze relazionali, a differenza di quelle tecniche, si coltivano nel tempo all’interno di ecosistemi più o meno favorevoli. Possiamo facilmente ripetere alcune parole chiave quali ascolto, disponibilità, empatia e impegno”.
Un ulteriore spunto inerente al tema viene da Andrea Montefusco, Lecturer in Organization, HR & Leadership presso la Luiss Business School. “Stiamo passando dalla figura del leader come decisore che esercita influenza a personein grado di facilitare la costruzione della leadership. I leader del futuro dovranno avere capacità critiche e di pensiero complesso, apprezzare il conflitto e, soprattutto, costruire dei feedback accurati. Garantire un «great place to work» per i dipendenti è possibile per ogni leader solo attraverso un ciclo virtuoso che parte dal briefing e si conclude con la costruzione di una realtà psicologicamente sicura, che coinvolge l’intero team operativo, in cui ogni collaboratore ha la possibilità di intervenire dal punto di vista dialogico”.
E ancora, Mariano Corso, professore di Leadership e Innovazione presso la School of Management del Politecnico di Milano, dice la sua in merito: “La figura del leader sta evolvendo per effetto del cambiamento dei modelli organizzativi e dell’effetto della crescente digitalizzazione dei processi e delle relazioni organizzative. Nei prossimi anni, faranno sempre più la differenza doti come la capacità di coinvolgere i collaboratori, infondendo entusiasmo e motivazione e comunicando visione e orientamentoall’innovazione e all’imprenditorialità. Creare un «great place to work» per i collaboratori al giorno d’oggi vuol dire supportare ciascuno di loro attraverso l’ascolto attivo, generare una spirale positiva di fiducia e infondere visione e senso d’identità”.
Come ulteriore contributo, ecco il pensiero di Franco Gnocchi, professore di Sviluppo Organizzativo e Leadership Development presso l’Università Europea di Roma, ambito psicologia del lavoro: “Le competenze del leader del futuro a mio parere si dovranno sempre più basare sulla capacità di facilitazione, ovvero sull’attitudine ad attivare competenze distintiveall’interno del team operativo da parte del leader – afferma Franco Gnocchi – Per questo motivo, skills come l’ascolto attivo, la comunicazione empatica, capacità di indagare in modo non pregiudiziale e decision making condiviso saranno sempre più importanti. Vedo, quindi, la necessità di avere leader preferibilmente con attitudine umanistico-tecnica che possano essere dei punti di riferimento in termini di mindset dinamico, cioè persone che sappiano utilizzare l’errore in modo generativo per se stessi e per il proprio team. Per quanto riguarda il rapporto con i dipendenti, centrale sarà la capacità di creare engagement basato sulla capacità di intercettare l’employee experience di ogni singolo collaboratore.
Le 10 soft skills dei leader del futuro
- L’ascolto attivo, poiché il leader ha a cuore le opinioni delle persone che fanno parte della propria azienda.
- Il motivational speaking: il vero capo d’azienda è in grado di motivare i propri collaboratori e di ispirare fiducia e positività.
- Le interpersonal skill, ovvero l’attitudine alla gentilezza e, quindi, a coltivare delle relazioni efficaci all’interno del proprio workplace.
- La leadership collettiva: essere leader significa anche capire quando lasciare la parola ai propri collaboratori, facendoli sentire importanti e, a loro modo, anche dei punti di riferimento.
- Il time management, cioè la capacità di organizzare il lavoro e rispettare anche le scadenze.
- L’apprezzamento e la gestione dei conflitti per favorire lo scambio di opinioni.
- La costruzione di feedback accurati per aiutare le persone intorno a sè a migliorare sia dal punto di vista personale sia professionale.
- La comunicazione efficace, poiché risulta fondamentale essere chiari sia di fronte ad eventuali clienti sia agli occhi dei suoi collaboratori.
- L’empatia: competenza ideale per comprendere le necessità dei propri collaboratori.
- La flessibilità, la quale consente di adattarsi alle diverse situazioni lavorative